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da "FIGHTING PAISANO" di ALFONSO FELICI

Conclusioni

Prima di terminare questa storia desidero ricordare con grande stima il dottor Angelo R. Bergamo di Newark, New Jersey, che conobbi mentre studiava medicina all'Università di Roma. Diventammo amici dopo averlo reclutato una sera a Piazza Bologna per una "comparsata" a Cinecittà, mentre si girava il film "La Diga sul Pacifico", ed i nostri rapporti si sono rinforzati tra la mia e la sua famiglia. Siamo spesso suoi ospiti in Italia ed in America. Tra i tanti viaggi negli States un giorno mi portò ad Ellis Island e mi mostrò il nome di mio padre scritto su una parete, insieme ai nomi di altri immigrati in America.

Sono ormai alla conclusione di questa mia avventura. Credo di aver ricordato tutti e fra questi non voglio dimenticare i miei "veci" alpini e i bersaglieri con i quali ho diviso le sofferenze della guerra sulle montagne dell'Albania e nella steppa russa durante la tragica ritirata.

I miei nipotini Stefano e Marco.Con loro ho imparato a vivere sano nelle idee e conserverò sempre un grande ricordo di quella vita che fu dura ma piena di gloria, e di un grande cameratismo.

Da anni sono iscritto alla Sezione Alpini di Roma ed ogni anno partecipo ad ogni adunata alpina sia regionale sia nazionale.

Mi rivedo con ogni amico della grande Divisione "Julia" e con loro rivivo il calore di sempre, vero Luigi Patroncini?

Ognuno di noi porta, a distanza di anni, le proprie sensazioni e i propri personali ricordi.

Ricordo in particolar modo il nostro cappellano don Carlo Gnocchi e le sue ultime parole, sul letto di morte: "Amis, ve raccomandi la mia baracca!".

Con questo raccomandava agli amici alpini di non dimenticare i suoi mutilati di guerra che tanto amò. Questi sono gli alpini!

Questa storia è stata scritta da un autodidatta nella maniera più semplice, più sentita, semplicemente come l'ha vissuta.

Quando i miei nipoti Marco e Stefano leggeranno questa storia diranno: "Ma è possibile che mio nonno ha fatto tutto questo?". Ci penseranno allora mio figlio Alberto e sua moglie Cristina, Marco, Flavia e Bruna a confermarla con le prove.

Provo orgoglio per tutto quello che ho fatto durante la mia vita: ho servito fedelmente la Patria durante la guerra. Non ho mai tradito i miei ideali, tanto meno ho criticato quelli delle persone che dopo, l'armistizio dell'8 settembre 1943, passarono dall'altra parte. Ho combattuto solo contro i tedeschi perché mi hanno dato una caccia feroce per aver salvato due padri di famiglia dalla sicura fucilazione.

Tutti abbiamo combattuto per questa nostra Italia, scegliendo magari bandiere diverse, ma sempre in buona fede e con coerenza con noi stessi. Ringrazio il buon Dio per avermi protetto in guerra ed in pace e per la fede cristiana che ho sempre professato.

 

Los Angeles, Califonia (USA) 1946 - Roma (ITALIA) 1996.

Alfonso Felici

 

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