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dal libro "FIGHTING PAISANO" di ALFONSO FELICI     Parte IV  2

Ritorno in Russia

Ebbi l'opportunità di ritornare in Russia, grazie alla mia partecipazione come aiuto regista, alla produzione del film "Io amo tu ami" prodotto da Dino De Laurentiis e diretto da Alessandro Blasetti nel 1960. La troupe arrivò a Mosca e fu sistemata all'Hotel Russia.

Trovammo problemi per le camere perché erano in parte occupata dai partecipanti ad un Congresso di Lavoratori dell'Est. Per dormire dovemmo arrangiarci. La produzione si trovò a lottare con le censure al copione, non ritenute coerenti con la tesi comunista opposta a quella progressista occidentale. Alla fine fu raggiunto un accordo mettendo una sfilata dell'Armata rossa nel finale a scopo propagandistico a favore della grandezza del popolo russo. Il film era ambientato sul modo di amare fra i giovani, senza fini politici. La lavorazione del film realizzata nello stabilimento cinematografico della MOSFILM con la partecipazione delle maestranze russe. Le moderne attrezzature tecniche furono portate dall'Italia poiché quelle russe erano inadeguate.

Purtroppo si crearono difficoltà nella mensa; il cibo non era del tutto gustoso e nutriente. Consisteva in patate, carote, cavoli e carne di scarso valore. Allora Dino De Laurentiis fece venire un bravo cuoco da Roma, che cucinò spaghetti per la gioia di tutti noi, accompagnati da un buon bicchiere di Frascati da bere in allegria.

A noi era stato consegnato un documento rilasciato dal ministro della cultura, la signora Yelena Fusteva, scritto ovviamente in cirillico, e ci fu spiegato che potevamo circolare entro un raggio di cinque chilometri da Mosca. In questa città c'era poco da vedere e le sere erano piuttosto malinconiche eccetto qualche spettacolo che andavamo a vedere al "Bolscioi" e qualche visita al "Continental", un negozio riservato agli stranieri dove non accettavano rubli, ma solo dollari americani.

Come da contratto avevamo il sabato e la domenica liberi e non sapevamo come trascorrerli per la noia, dopo aver visto tutto di Mosca. Mi sarebbe piaciuto andare a Zerobniè dove conobbi Tonia Kossokowka, ma lei era morta in un campo di concentramento in Germania come seppi dopo mie ricerche presso la Croce Rossa internazionale. Allora mi venne in mente di andare a Pawlovsk a trovare la famiglia Nazarov, che si era rivelata molto umana e gentile quando ero sul fronte del Don. Con questa famiglia passavo molte ore liete durante il turno di riposo che avveniva ogni quindici giorni. Lontani dalla guerra eravamo più sereni e con quella famiglia, dove erano rimaste solo donne e bambini, trascorrevamo due giorni di tranquillità facendo un bagno caldo e facendoci lavare i panni sporchi dalle donne e regalando scatolette di carne e gallette.

Essendomi informato sugli orari dei treni, sul binario ed altre cose, alla stazione di Mosca e comprai un biglietto di andata e ritorno, presi il treno e partii la sera del venerdì per guadagnare tempo. Il viaggio che facevo era rischioso perché si trovava oltre i cinque km permessi. Non avevo avvisato nessuno della nostra produzione e pensavo di farcela ad arrivare il lunedì al lavoro alla MOSFILM.

Se mi avessero fermato avrei detto che avevo chiesto il biglietto per Podolsk, paese nell'area dei cinque chilometri da Mosca, ed avrei asserito che forse mi ero espresso male sbagliando la pronuncia in russo tra Podolsk e Pawlovsk, facendo ovviamente lo gnorri.

Il viaggio proseguiva tranquillamente ed io feci fìnta di dormire fra il vociare dei passeggeri e quello dei fumatori ubriachi di vodka. Ad ogni fermata sbirciavo i movimenti della gente e facevo sempre fìnta di dormire. Alla stazione di Novomoskowvsk, però, entrò una pattuglia della polizia e chiese i documenti a tutti i passeggeri. Aspettai che mi svegliassero e, quando lo fecero, mostrai loro il documento rilasciatomi dal Ministero dello Spettacolo, ed attesi.

Il poliziotto cercava di farmi capire che ero fuori area, mentre io cercavo di spiegargli che non parlavo russo. Mi fecero scendere e mi condussero al posto di Polizia della stazione. Gli interrogatori non servirono perché io dicevo di non capire la lingua russa, ed intanto mi regolavo rispetto a tutto quello che dicevano e mi divertivo.

Decisero di chiamare la centrale di Polizia di Mosca spiegando il mio caso e, tramite un interprete riuscii a spiegare che io avevo chiesto un biglietto per Podolsk e non per Pawlovsk. Si parlarono e alla fine si convinsero che avevo sbagliato a pronunciare i nomi delle due località. Mi andò bene e fui messo sul primo treno per Mosca accompagnato da un poliziotto e riconsegnato al dott. Alfredo De Laurentiis, direttore della Produzione. Intanto la lavorazione del film andava avanti, e fra un ciak e l'altro venivano a visitarci attrici ed attori russi e fra questi, la nota attrice Ludmilla Cekova, che volle invitarci ad un cocktail in casa sua. Con Alessandro Blasetti, Alfredo De Laurentiis e il direttore della fotografìa Aldo Tonti andammo alla villetta portando champagne e dolci vari acquistati al Continental. Questo villino era composto da tre appartamentini nel quale abitavano Ludmilla Cekova e altre due attrici. Gli appartamentini erano di modeste condizioni, arredati in maniera discreta. Pensare che Gina Lollobrigida risiedeva in una villa sull'Appia mentre Ludmilla Cekova, che era una grande attrice del cinema russo, doveva dividere il salotto con le altre.

Un giorno ci portarono a visitare la tomba di Stalin e di Lenin e mi meravigliai nel vedere che nella Piazza Rossa, migliaia di persone formavano una lunga fila mentre noi entrammo senza fare attesa.

Gironzolando per la città vedevamo chioschi dove introducendo un paio di "Kopeki" (197) usciva la birra "pivo", che era raccolta in un contenitore attaccato al fornitore di metallo da una catenina. Tutti facevano la fila, lavavano il contenitore in una fontanella e bevevano senza badare all'igiene. Finalmente girammo la grande sfilata dell'Armata Rossa in un cimitero di guerra, fra un'ala di gente che applaudiva.

Finito il film ritornammo a casa carichi di distintivi "Sputnik" ed altri simili dell'Armata Rossa, scambiati con le maestranze russe con maglie e scarpe che noi avevamo usato durante la lavorazione. Sarei dovuto tornare in Russia per girare il film "Italiani brava gente" con Sofìa Loren, diretto da Vittorio De Sica, ma ero impegnato in un'altra produzione. Seppi che vi furono problemi di censura sul copione.

 

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197. Monete.

 

 

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