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da "FIGHTING PAISANO" di ALFONSO FELICI      Parte III  3

Lo sbarco di Anzio - Nettuno

Ed ecco che venne il 20 gennaio 1944. Eravamo tornati da Napoli per assistere uno spettacolo U.S.O. con Bob Hope e Marta Rye che non avevo mai visto. Ci eravamo fermati ad uno stand della Croce Rossa dove offrivano "doughnuts" (160) e caffè. In soldati inoltre sgranavano gli occhi sulle belle crocerossine che gli ricordavano le loro "sweathearts" (161) lasciate in America. Rientrati al campo ci informarono che tutti i permessi erano stati sospesi ed allora capimmo che lo sbarco era vicino.

Fummo imbarcati il 21 gennaio. Io, come guida, ero insieme al Capitano Stanley, comandante della mia compagnia e sempre a disposizione del Colonnello Lyle Bernard comandante il nostro reggimento (30th Infantry). Era di giorno quando ci imbarcammo e dopo un viaggio di dodici ore, verso mezzanotte, arrivammo nelle acque di Nettuno. I convogli furono dirottati oltre Capri per ingannare il nemico, per far credere loro che eravamo diretti verso altre destinazioni. Durante la ricognizione nessun aereo tedesco apparve sopra di noi.

In quel momento un messaggio cifrato lanciato da radio Londra annunciava: "Your aunt is ill and about to die!" (162) Con questo messaggio si annunciava lo sbarco.

Mentre mangio carne in scatola insieme ad amici dopo un pattugliamento sul fronte di Anzio, Io, secondo da sinistra con un ragazzo affamato.

A mezzanotte iniziarono i bombardamenti dalle navi su Anzio e Nettuno. Razzi e bordate di cannone illuminarono la baia. Per un'ora e cinquanta minuti fu un fuoco martellante sulla spiaggia e sulle due cittadine. Alle due di notte iniziò lo sbarco. Noi della 3rd Division fummo i primi a toccare la spiaggia di Foglino - Torre Astura; l'acqua fredda ci arrivava fino alla cintola. Arrivati sulla spiaggia non incontrammo nessun tedesco. Guardando la costa mi ricordai di quando, da grandicello, ci andavo per fare il bagno ospite di una colonia marina dell'Opera Nazionale Balilla. Pensavo che allora avevo solo una canna da pesca rudimentale, con l'amo fatto con una spilla da balia, mentre ora possedevo un moderno Winchester M-I  (163) per fare la guerra.

La spiaggia era ridotta ad un ammasso di pini abbattuti e, prima di raggiungere la strada provinciale, dovemmo camminare su grosse buche profonde. Avanzavamo nella notte profonda e cercavo di dare informazioni al capitano Stanley sul cammino da seguire per arrivare sulla strada provinciale Nettuno -Littoria. Ricordavo abbastanza bene quei luoghi ma nell'oscurità mi era difficile distinguerli per i danni arrecati dai bombardamenti. Finalmente arrivammo sulla strada che alla destra portava a Littoria (164). Arrivarono le prime scariche dei tedeschi ma furono di scarso effetto. Erano piccole pattuglie che tentavano di ritardare la nostra lenta avanzata nel buio. Più che altro erano coperti dal fuoco degli altri, asserragliati nei piccoli bunker, costruiti nelle case coloniche dell'Opera Nazionale Combattenti e la loro difesa era appoggiata su armi leggere.

All'alba avevamo conquistato più di cinque chilometri di terreno, ma non arrivò nessun contrattacco tedesco. Distruggemmo i quattro ponti sul canale Mussolini per proteggere il fianco destro.

Non notando nessuna reazione del nemico dissi al capitano Stanley: "Se andiamo avanti così per le tre del pomeriggio libereremo Roma e berremo un caffè a Piazza Venezia".

Purtroppo non fu così. I tedeschi si rafforzarono durante la giornata e subito aprirono un incessante fuoco sulle nostre linee.

Si moltiplicarono le nostre pattuglie su tutto il fronte, ed in molte di queste sono stato con Audie Murphy del 15th Infantry, che diventò in seguito il più decorato soldato degli Stati Uniti. Si distingueva sempre per il suo coraggio. Era taciturno ma, col passar del tempo, diventò molto cordiale con me e mi parlava sempre del suo Texas e dei cow-boys.

I giorni passavano e il fronte era fermo mentre scavavamo le trincee per difenderci dai futuri attacchi nemici. Le piogge ed il fango ostacolavano le nostre pattuglie durante le quali, oltre ai prigionieri, prendevamo galline, polli, conigli e qualche maialino, lasciati dai coloni mandati via dai tedeschi. Questi animali spersi nelle vigne costituivano la risorsa di carne fresca rispetto alle odiate C/rations (165).

Gli abitanti di Anzio e Nettuno erano stati costretti a lasciare i loro campi e le loro case in seguito ad un'ordinanza di sgombero da parte dei tedeschi. Molti si sistemarono nelle grotte ed altri, divisi in gruppi, si rifugiarono nella campagna e nel bosco di Cerreto.

Qualche progresso fu ottenuto dalle unità della 3rd Division, nonostante la notevole resistenza nemica. Al calar della notte del 31 gennaio eravamo ancora ad 1,5 km da Cisterna e, malgrado davanti a noi si combattesse accanitamente, non si riusciva a sfondare. Il giorno seguente gli scontri furono ugualmente inconcludenti e, dopo tre giorni di attacchi e contrattacchi durissimi, rimanemmo bloccati alle porte di Cisterna. Trincerati in una linea di difesa ci preparavamo ad un duro attacco del nemico che era organicamente superiore alle forze alleate, grazie ai numerosi rinforzi affluiti dal nord.

Io ero chiamato continuamente a turni di pattuglia e tutti mi volevano perché conoscevo bene il territorio. C'ero venuto spesso durante l'estate, quando andavo ad Ostia da mia sorella e, con degli amici, ci spostavamo lungo tutto il litorale.

Durante un pattugliamento entrammo in una casa colonica abbandonata che riconobbi, poiché una volta, con gli amici Terracina e Giovannelli, eravamo andati a cercare uova fresche dalla signora Teresa, la padrona. In quella casa c'era un completo disordine lasciato dai tedeschi fuggiti dopo il nostro sbarco. I miei occhi andarono ad un quadro di Santa Maria Goretti, della quale la signora Teresa era devotissima.

La 3a Panzer Grenadier Division, la Goering Panzer (166) ed altre unità avrebbero attaccato a sud di Cisterna, lungo il canale Mussolini, tentando di aprire un varco nel perimetro alleato per avanzare verso Nettuno ed Anzio. Il contrattacco iniziò con un fuoco di sbarramento di tutta l'artiglieria tedesca seguito da assalti di fanteria e mezzi corazzati.

Un giorno, accompagnato dal generale Truscott per un'ispezione al fronte, ci fece visita Ernie Pyle, un corrispondente di guerra. Subito il generale gli raccontò la mia storia e Pyle mi fece tante e tante domande, mi fotografò e mi assicurò che avrebbe scritto la mia storia sul "The Stars and Stripes " (167).

Dopo qualche tempo fummo costretti ad indietreggiare vicino ad Isola Bella, che diventò la nostra linea difensiva. Per la testa di ponte di Anzio - Nettuno fu un disastro. La fanteria doveva combattere sotto le peggiori condizioni mentre i tedeschi avevano il vantaggio di proteggere le loro posizioni dalle alture. Pioggia e fango ritardavano i movimenti alleati.

La tensione intaccò il morale dei soldati, ed io vidi diversi casi di collassi nervosi; un soldato tentò di uccidere un ufficiale. Il nervosismo aumentò per il fantomatico cannone tedesco che gli americani chiamavano "Anzio Annie". Era un cannone di grosso calibro piazzato su un treno che colpiva e rientrava in una galleria sui colli Albani.

Ogni giorno attendevamo il suo "hissing sound" (168). Lo scoppio lasciava sul terreno un cratere enorme e il boato, che era fragoroso, suscitava in noi una gran paura di essere colpiti.

L'aviazione alleata non riusciva mai ad individuarlo, nonostante le continue incursioni sulla zona dove si presumeva fosse il nascondiglio. Compii numerosi pattugliamenti nei pressi di Padiglione, Campo di Carne ed Aprilia, in collaborazione con la 45th Division americana e con reparti inglesi della 1st Division.

Con noi partecipò attivamente Audie Murphy al quale venne conferita una Stella d'argento, mentre a me diedero una Stella di bronzo.

In quella zona i tedeschi avevano ormai sfondato la linea con i loro carri armati con l'intenzione di ricacciarci in mare.

Le perdite della 45th Division furono enormi: il 180mo ed il 179mo Reggimento persero quasi 1550 uomini oltre a centinaia di feriti. Con l'apporto dell'artiglieria, dell'aviazione ed i carri armati del generale Hannon, gli alleati riuscirono ad arrestare l'avanzata tedesca in direzione della testa di ponte di Anzio -Nettuno.

Ogni tanto il pensiero andava a mia madre che forse pensava che ero morto, non sapendo più niente di me da quando ero sparito. Chiesi al capitano Stanley se poteva farle pervenire qualche mia notizia tramite l'Intelligence Service ma mi rispose che ciò non era possibile per motivi di sicurezza. Ogni tanto fra i giornali che ci distribuivano capitava il "Progresso italo-americano" scritto in italiano, dove trovavano notizie un po' arretrate sulla campagna in Italia.

A me non scriveva mai nessuno, eccetto qualche lettera che ricevevo dai miei zii e delle mie cugine di Cohoes. Loro che erano lontani potevano scrivermi, ma non mia madre ed Anna, che erano vicinissime.

Nei pressi di Cisterna, in mezzo ad una vigna, trovai la salma di un italiano membro della Decima MAS (169) che combatteva al fianco dei tedeschi. Nel vederlo rimasi angosciato, ma non potei dargli degna sepoltura perché avanzavo con gli altri compagni. Dissi solo una preghiera, mentre pensavo a tutti quegli italiani che combattevano per la nostra patria, scegliendo magari bandiere diverse, ma sempre in buona fede e con coerenza con loro stessi.

Le cose non andavano bene sul nostro fronte. Due battaglioni di Rangers, dotati solo di armi leggere, in un agguato a Fossa di Pantano, durante un attacco di carri armati tedeschi, e furono massacrati: su 700 uomini solo una dozzina di loro riuscì a tornare indietro. Sul fronte di Nettuno rimasi fino al marzo del 1944.

Compii numerosi pattugliamenti ed assalti ad Isola Bella, Carano, Ponte Rotto, Femmina Morta, Canale Mussolini, al "Kennedy's Corner" resistendo all'offensiva dei tedeschi che volevano ricacciarci in mare. Furono giorni di trepidazione fino all'attacco decisivo del generale Harmon che, con la sua divisione corazzata, riuscì a riportarci sulle vecchie posizioni. Insieme a Charles Willard, che mi era caro come un fratello, montavo di sentinella la notte. Mentre eravamo di guardia ascoltavamo i tedeschi che parlavano fra loro. Io gli traducevo ciò che dicevano tranne la volta che, con un megafono, ci insultarono in inglese: "Sooner or liater we'll kill you all, yankees pieces of shit!" (170). Noi rispondemmo all'offesa con raffiche di mitra. Avevamo ancora qualche riserva di C/ration, ma cercavamo di risparmiare perché da un paio di giorni non arrivavano i rifornimenti. I soldati brontolavano e litigavano per qualsiasi cosa. Io cercavo di calmarli dicendo loro che, quando avremmo liberato Roma li avrei fatti divertire con le ragazze romane. Walker mi rispose infuriato: "Fuck you and your roman girls. They are prostitute like the Neapolitans!" (171).

Un giorno fui chiamato al quartiere generale della 3rd Division per alcune comunicazioni. Con la jeep passammo di fronte all'Ospizio marino di Anzio. La mia mente tornò a quando avevo cinque anni ed ero ospite in quell'ospizio per le cure climatiche. Mia zia Marietta lavorava in cucina ed era riuscita a farmi ottenere un posto senza pagare poiché risultavo sull'elenco dei poveri della provincia di Roma, di cui faceva parte a quei tempi Villa Santo Stefano (172).

Con me c'era Luigi Bonomi, che però pagava la retta, figlio di sor Piuccio che anch'io, come il figlio, chiamavo papa. Un giorno mi stufai di stare là, fuggii dall'ospizio e, tutto solo, me ne andai a Nettuno perché volevo tornare a Villa Santo Stefano. Avevo l'incoscienza da bambino, ma anche la grinta per girare il mondo! Mi raccolse un carrettiere che trasportava vino e, vedendomi sperso e col grembiule dell'ospizio, mi afferrò riportandomi dalle suore, spaventate per la mia fuga.

In una trincea di Nettuno. Io capopattugliatore della Terza Divisione di Fanteria, nominato dal Generale Truscott.

Arrivato al quartiere Generale della 3rd Division trovai il nuovo comandante, John O'Daniel, chiamato "Iron Mike", che aveva rilevato da poco il generale Truscott, passato a sua volta a comandare le operazioni dello sbarco, in sostituzione del generale Lucas, dimessosi per malattia.

Mi comunicarono di tornare al quartiere della Quinta Armata per essere poi assegnato come guida alla 88th Infantry, arrivata dagli U.S.A. Prima di partire per Napoli salutai il generale che mi consegnò la medaglia di bronzo e le credenziali relative al mio buon comportamento sul fronte di Anzio - Nettuno, con tutti i meriti. Da questo capii che l'esercito americano aveva fiducia in me. Il generale Truscott, nello stringermi la mano, mi consegnò una copia del "The Stars and Stripes" dove c'era l'articolo scritto su di me dal corrispondente di guerra Ernie Pyle. Grazie a questa storia ero diventato l'italiano più famoso fra le truppe americane.

Seppi dopo che il mio trasferimento all'88th Infantry Division fu deciso in seguito ad un fatto avvenuto in trincea fra me e due soldati americani che, ingelositi dal trattamento privilegiato dei nostri superiori nei miei riguardi, scatenò un razzismo odioso.

Un mattino, mentre mi sistemavo nella buca della mia trincea, il caporale Williams mi disse: "Hey, mangiatore dì spaghetti, trovati un'altra trincea perché non ti vogliamo più con noi, italiano bastardo". Un altro soldato, di nome Butler, aggiunse: "Scavati la fossa, che noi ti seppelliremo". Ne seguì un movimentato diverbio fra me e i due soldati. Williams irato imbracciò il suo winchester M/1 per spararmi addosso. Immediatamente fu disarmato e condotto nelle retrovie per essere processato per atto di ribellione e tentato omicidio verso un compagno.

La voce si sparse per tutta la Divisione ed il Comando del 30° Reggimento, per evitate ripercussioni sulla truppa, decise di farmi trasferire ad un nuovo incarico.

Butler, invece, fu processato per istigazione. Mi dispiacque per quanto era avvenuto, ma trovai la solidarietà di tutti i miei compagni della Compagnia.

 

In forza alla 88th Infantry Division per la conquista di Roma   >>>

 

 

 

160. Ciambelle fritte.

161. Fidanzate.

162.Tua zia è malata e sta per morire!

163. Fucile americano.

164. Oggi Latina

165. Viveri a secco

166. Divisioni tedesche.

167. Giornale americano (Stelle e striscie)

168. Sibilo

169. Motoscafo Anti Sommergibili. Questa sigla rievocava anche la celebre frase di Gabriele

D'Annunzio: Memente Autere Semper (ricordati di osare sempre).

170. Prima o poi vi uccideremo tutti, Yankees pezzi di merda!.

171. Vaffanculo te e le tue ragazze romane. Loro sono prostitute, come quelle napoletane!

172. Frosinone divenne provincia nel 1927.

 

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Parte III   Arruolamento con i "commandos" americani | Ritorno in Italia | Lo sbarco di Anzio-Nettuno. |  In forza alla 88th Infantry Division per la conquista di Roma.A due passi da casa. | Est, Est, Est. Invasione e sbarco nella Francia del sud. ! II riposo del guerriero. | Ritorno al fronte. Eccomi Tokio! Il sogno dell'America si avvera.Ellis Island.

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