spirdísta, sm.: spiritista, persona che ha poteri occulti sopra le forze della natura, come il noto mago Pietro Bailardo. Ci fu tra noi nel periodo a cavallo della seconda guerra mondiale un tipo estroso divenuto famoso negli annali paesani che si autonominò Spiritista mondiale chiamato popolarmente Peppino lo spiritista e più semplicemente Spirdísta. Buon parlatore con voce da predicatore, dotato di molta fantasia, eccentrico ma non matto come lo si riteneva -c'era della logica nella sua pazzia come in quella di Amleto- prestante di persona, alto, di bello aspetto, dava maggior rilievo alla sua figura vestendo in foggia tutta personale con giaccone alla sahariana, mollettiere ai polpacci e bustina sul capo. Lo si trovava spesso durante il giorno immobile a sghembo appoggiato al suo bastone del comando nella piazza fuori Porta che fissava lo sguardo verso monte Siserno, e quando si accorgeva di avere attorno ragazzi, giovanotti e curiosi, come uscisse da una trance, proclamava con la certezza di profeta: "Io sono lo spiritista mondiale," e fendendo l'aria verso il cielo con il suo bastone passava a delineare i suoi progetti di rifacimento delle cose terrestri. Questo suo parlare alla mattigna gli permetteva di dire impunemente cose circa la politica imperial-fascista e far commenti critici su gerarchetti locali e provinciali che avrebbero mandato in gattabuia altre persone, e ciò anche in presenza di fedelissimi e sfegatati miliziani del Fascio, i quali se ne lavavano le mani scusandosi col dire che qui si trattava di nu pazzu innocuo, nulla a che fare con pericolosi anarchici e socialisti come zio Clinio e Giacomo che venivano mandati in confino a Ceccano quando qualche pezzo grosso si trovava a transitare per queste terre. Il caro amico Antonio Felici mi raccontava come durante la guerra -io allora era agli antipodi sotto altra bandiera- che non aveva peli sulla lingua neanche con i tedeschi. Accadde un giorno che parlando con poca riverenza di questi nefasti alleati, un graduato del gruppo nazista di stanza nelle case nuove ncíma Ila uígna, dove avevano messo su un ospedale da campo, fortemente risentito ordinò che venisse arrestato; ma in un raro sfocio di solidarietà paesana, si corse dal capitano per intercedere e convincerlo: Ma chíglju jè pàzzu, nnu uídj? E costui, di meno spocchioso del caporale, risolse l’impasse tagliando il nodo gordiano del presunto insulto con una grassa risata. Peppino, come tanti altri paesani, era partito giovanotto per gli USA dove aveva passata la sua gioventù lavorando come tanti altri oriundi ciociari negli altiforni ad Aliquippa lungo il fiume Ohio nelle vicinanze di Pittsburgh. Tornò in paese sui primi degli anni Trenta per ragioni poche note, riportandosi una imponente motocicletta Harley-Davidson che non usò mai e che teneva nel mezzo di una camera nella casa su via della Rocca dove abitava con il padre Checchino Recchjónu, che era sordo. Di tanto intanto, fin quando potè avere della benzina, accendeva il motore e tra il fragore dello scoppio che seguiva si sedeva sopra questo suo trono di spiritista mondiale e ad alta voce chiamava a raccolta le forze spiritistiche sotto il suo comando. Lo "spiritismo" di Peppino si basava sopra una certa filosofia naif, si direbbe oggi, politicamente anarchica e fortemente sociale. Dal suo vasto programma di miglioramenti sociali che esponeva a chi lo veniva ad ascoltare, se non altro per curiosità, stralcio due esempi di quello che prometteva alla gente quando, sopraffatte le forze che lo avversavano, sarebbe diventato incontrastato "spiritista mondiale". Per temperare la terribile calura della canicola che abbaféua il paese d'estate, avrebbe fatto mettere in cielo un esteso impianto di potenti ventilatori ad elica che avrebbero portato refrigerio al popolo. Altro immaginifico progetto era quello di costruire un enorme ponte ferroviario che unisse Europa ed America -si vede che il suo viaggio transatlantico agli USA non gli era andato troppo bene- con numerose stazioni di sosta lungo il tragitto con in ciascuna di esse grandi sale ristoro con soffitti folti di prosciutti, soppressate, salami, sèrte di uajàne e funghi secchi, profumate pagnotte di pane appena sfornate nelle àrche, fiaschi di vino e tanti altri beni di dio immaginabili per i passeggeri. Con queste ed altre simili promesse per agevolare la condizione umana, chi non avrebbe apprezzato lo spirito di questo singolare uomo? Peppino sopravvisse alla miseranda guerra. Chi tornava in paese al principio degli anni Cinquanta lo ritrovava nella sua divisa sgualcita di spiritista mondiale con bustina, giaccone, mollettiere e bastone di comando, sempre a sghembo come la torre di Pisa, invecchiato ma battagliero ancora sulla barricata per un impossibile mondo migliore. (V. spírdu).

s p i r d u, sm.: spirito nei vari sensi. C'era quello divino: Pàtru, Figlju j Spirdusàntu del segno della croce principio e fine di tante preghiere, nella cui cona a valle appari la bella Madonna sposa dello Spirito Santo. E senza ombra alcuna di sacrilegio si chiamava spirdusàntu anche un insetto alato, la mantide. C'erano poi gli spiriti delle anime sante, quelli delle apparizioni terrorizzanti, gli spiriti folletti come ju mònucu e tanti altri buoni, dispettosi e cattivi che convivevano con la gente in viaggio verso l'eternità e che si manifestavano per le solitarie strade di campagna nelle ombre della sera e della notte. (Lat. spiritus).

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Dal "Lessico Paesano": dialetto, storia, vita, tradizioni ed usanze del popolo di Villa S. Stefano di Arthur Iorio

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