b à n n u, sm.: bando pubblico, annunzio alla popolazione da parte del banditore ufficiale che faceva il giro del paese, e che dopo lo squillo della trombetta od il rullo del tamburo informava la popolazione degli eventi comunali. Nei secoli passati tutte le riunioni del consiglio comunale venivano preannunziate "da li soliti bandimenti" indicando se tali assemblee si tenessero in ristretto nella sala dell’archivio comunale o, allargate, nella piazzetta antistante l’ufficio comunale, che è l’odierna piazza del Mercato. Si fece "buttar bando hiersera e questa mattina per tutti li luoghi soliti dl questa terra dal pubblico mandatario," come si legge da un documento comunale del 5 settembre 1714. II banditore era la voce della comunità civile come le campane dl quella religiosa; oggi i banditori sono scomparsi e le campane si suonano con meccanismo elettrico. Fino ad una diecina o poco più anni addietro, capitava ancora che arrivasse in paese un mercante con un camion di derrate o di casalinghi, e rivolgendosi al banditore in carica, non ancora andato in pensione, lo incaricava di jettà ju bànnu in paese per la pubblicità dei suoi prodotti; e così si udiva ancora una volta lo squillo della trombetta nei crocevia e la voce stentorea del banditore Giovannino annunziare la reperibilità in piazza di patate, carciofi, cipolle, cocomeri ecc. o di una infinità di vari aggeggi di plastica. II più famoso e caratteristico banditore del paese tra la prima e la seconda grande guerra fu quell’inimitabile zu Marcùccju che fungeva anche da sagrestano e campanaro, e per i ragazzi il rapsodo delle vecchie storie paesane. Anche se cieco, per un incidente occorsogli da ragazzo, zu Marcùccju svolgeva queste sue varie attività con la spigliatezza dei veggenti, e girava per le vie del paese conoscendone ogni sasso ed ogni cantone. All’inizio della sua carriera di praeconius portava il suo bel tamburo da parata a tracollo e ad ogni punto di sosta lo faceva rullare tre volte; e quando questo venne sostituito con la trombetta, ai rulli si sostituì un lungo squillo seguito dopo un intervallo dopo il quale la sua voce stentorea risuonava a’allammóntu allabbàlu lungo le vie, vicoli, strette, scalette e sottoportici: S’auuèrta ju pùbblicu..., il che voleva indicare un ordine di natura ufficiale, e seguiva la prescrizione: Ju síndicu órdina.... Per annunzi commerciali la formula era meno ampollosa: Ghj uò cumprà... e quì il banditore provvedeva gli specifici della merce in vendita alla piazza, a volte anche il prezzo, in quel misto dl linguaggio italiano e dialettale che in paese veniva qualificato come "parlar porco-pulito." Spesso un gruppo di marmocchi s’accodava a zu Marcúccju nel suo giro pella tèra per gioire del sussulto che lo squillo della trombetta suscitava loro nell’anima e per ammirare la prosopopea del cieco mandatario quando bandiva. Alcuni bandi di zu Marcúccju sono rimasti famosi nei fasti paesani. Uno annunciava che ghj auésse aritruuàta na ghjaúzza fémmena la poteva riportare al padrone che avrebbe offerto un compenso, cosa che fece smascellare tutto il paese dalle risa perché era ben risaputo che costui aveva una mogliettina la quale non di rado si sperdeva boccaccescamente tra i canneti dei fossi e lungo le fratte. Ma più classico ed aristofanesco fu quel bando, chi sa se per ignoranza o di proposito, nel quale zu Marcúccju annunziava al gran pubblico che ghj uléese cumprà ji pörcj fascisti erano in vendita nella piazza fuori Porta, che era poi il luogo dove a sera i gerarchetti locali in orbace e stivaloni passeggiavano avanti e dietro discutendo i fatti del giorno. Questa volta più che uno scoppio fu un vero boato di risate che fecero rulluzzà la gente dentro le case e per i sottoportici tanto da far sussultare gli antichi casamenti quasi stesse a tirare il terremoto. I pezzi grossi di camicia nera non sapevano cosa fare, che punire il banditore avrebbe potuto dare imbarazzante risalto all’incidente al livello del segretario federale, ed In più si potevano sempre scusare dicendo che quel povero rimbambito ed ignorante zu Marcúccju s’era imbrogliata la lingua e che voleva veramente dire che i porci In vendita erano quelli della razza che dalle fasce bianche che cingono il corpo nero sono detti maiali a cinta, e che in paese venivano detti pörci fascítti. E così tacquero ed ingoiarono il rospo. (Lat. *bannum dal germ.)-

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Dal "Lessico Paesano": dialetto, storia, vita, tradizioni ed usanze del popolo di Villa S. Stefano di Arthur Iorio

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