Camillo Tambucci (7 apr. 1839)
 

Domenico Petrilli, Giovanni Iorio, Bonaventura Iorio (21 ottobre 1841)

 
Gio. Battista Reatini,
 Serenata e coltelli
(14 -15 genn. 1843)
 
Giseppe Leo (31 dic. 1865)
 
Flaviano Toppetta (4 e 14 magg. 1873)
 
Rocco Palombo (11 nov. 1873)
 
Gaetano Iorio (23 lugl.1871)
 
Paolo Palombo e Carlo Palombo (13 mar. 1876)
 
Filomeno Bonomo e Biagio  Palombo  (12 giu. 1879)
 

Gaetano, Angelo e Domenico (detto Mimmo) Iorio (12 sett. 1885)

 

Domenico Iorio di Bonaventura (28 lugl. 1894)

 
Ernesto Bravo  (8 dic. 1907)
 
Clinio Petrilli (17 sett. 1908)
 
Adolfo Giuseppe Iorio (3-4 genn. 1909)
 
Ulderico Anticoli (14 dic. 1910)
 
Rocco Palombo  (1 genn. 1912)
 
Leo Giuseppe Leo ed Enrica Primotici  (18 lugl. 1912)
 

Domenico Iorio di Bonaventura (7 agos. 1921)

 

RAZZA VENTRIGLIO

 
* La data si riferisce al giorno del "misfatto".

Introduzione

 

In questa nuova rubrica presenteremo le disavventure giudiziarie di molti santostefanesi e, cioè, di coloro che ebbero la sventura di “sbattere la capoccia sui gradini della Pretura di Ceccano o del Tribunale di Frosinone” come amava ripetere, minacciosamente, una solerte guardia municipale negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso.

 

Villa Santo Stefano in una cartolina dei primi anni del '900

 
 

 

Angelomaria "La Guardia" Iorio amava ripetere: ...Sbattere la capoccia sui gradini della Pretura di Ceccano o del Tribunale di Frosinone

I reati vanno dal classico furto di galline all’omicidio, spaziando tra diffamazioni, oltraggi, lesioni personali, furti semplici e qualificati, minacce, porto abusivo d’arma, appropriazione indebita e altro.

Denominatore comune, soprattutto nei reati contro la persona, è l’ubriachezza che, nel vecchio codice penale, era addirittura considerata un’attenuante. Santo Stefano era pieno di “Cantine” (le più note erano quelle di Ulderico Anticoli sotto la loggia, Di Peppe di Nino appena fuori dalla “Porta”, di Caterina Anticoli poco più avanti, di Marietta “Cencetta” e di “’Gnora” Ida) sempre stracolme di gente:  zappaterra, artigiani, pastori e possidenti che “giocavano a vino alla passatella” con il coltello piantato sotto al tavolino e, molto spesso, con la rivoltella nella “saccoccia degli cazuni”, pronti a lavare nel sangue la minima offesa. Le storie raccolte coprono un arco di tempo  che va dai primi decenni dell’800 agli anni ’20 del ‘900 e ben rappresentano il “ventre molle” di un paese come tanti altri, pieno di odi, rancori, invidia, pettegolezzi e di gente disposta, per un nonnulla, a saltare il fragile ed incerto steccato che divide il bene dal male.

Ernesto Petrilli

 

16.12.11

www.villasantostefano.com

PrimaPagina  |  ArchivioFoto | DizionarioDialettale | VillaNews