ERNESTO BRAVO

(8 dicembre 1907)

L’anno 1908, il giorno 11 del mese di giugno, in Frosinone il Tribunale Penale composto da Maffei Ruggero, presidente, Gilardi Ulisse e Federici Leopoldo, giudici, ha pronunciato la seguente sentenza a carico di Bravo Ernesto fu Lorenzo, di anni 39 da Villa Santo Stefano,

IMPUTATO

del delitto di cui all’art. 194 nr 2 C.P. per avere l’8 dicembre 1907, in Villa Santo Stefano, offeso l’onore e la reputazione del sindaco di quel comune, Leo Giovanni, col dirgli in sua presenza ed a causa delle funzioni “vigliacco, schifoso, mazzangro, va’ a zappare invece che stare al Municipio…”

IL FATTO

Giovanni Leo

 

 

Via S. Pietro, a sinistra la sede del vecchio edificio comunale (Palazzo Marafiota)  

In data 10 dicembre 1907 Leo Giovanni, sindaco di Villa S. Stefano, denunziò al Pretore di Ceccano che “verso le ore 6 pomeridiane del dì 8 gli si era presentato in ufficio (Palazzo Marafiota) Bravo Ernesto pretendendo la vidimazione della firma di una sua sorella per ritirare un collo (pacco) alla stazione ferroviaria di Ceccano, non ostante che il Sindaco gli avesse dichiarato di non conoscere la firma da vidimare e che egli stesso sarebbe andato nella di lui casa per accertarsene l’indomani, il Bravo si dispiacque di questa risposta, uscì borbottando dal Municipio, e, quando il Sindaco ne uscì lo oltraggiò con le parole di “vigliacco, schifoso, sozzone, analfabeta, mazzangro (che era il soprannome di uno zio del Sindaco) va’ a zappare invece di stare al Municipio!

Il giorno 12 Giovanni Leo confermò la denunzia e fu istruito il processo sommario con il Sindaco come parte civile. Nel corso del dibattimento due testimoni presenti al fatto e cioè il segretario comunale Galeoti ed il signor Angelo Bonomo, cursore comunale, depongono confermando la versione del sindaco ed anzi aggiungono che poco dopo le ingiurie il Bravo, avendo visto il querelante (Giovanni Leo) su una terrazza, gli si rivolse così “Scendi giù se hai coraggio!

Il fatto materiale risulta perciò provato e sta “in re ipsa” l’intenzione dolosa di offendere in quanto il Bravo ha profferito (pronunciato) le parole anzidette al cospetto del pubblico per vendicarsi del rifiuto che, in realtà rifiuto non fu, in quanto il Sindaco non appose affatto il rifiuto, ma si riservò soltanto di informarsi dell’autenticità della firma, anche recandosi a casa di esso Bravo.

Per tutte queste ragioni la Corte

CONDANNA

Bravo Ernesto a 40 giorni di reclusione, ma riconoscendogli un vizio parziale di mente per ubriachezza, della quale hanno parlato vagamente alcuni testimoni, ed in modo esplicito Angelo Bonomo, riduce i giorni a 20.

Tenuto conto che il condannato è tenuto al risarcimento dei danni verso la parte querelante, costuituitasi parte civile, ed ad altre tasse processuali verso l’Erario dello Stato, ed alla tassa di sentenza, e che non è mai stato condannato alla reclusione, può beneficiare della condanna condizionale.

 

<<< VILLA VIOLENTA

31.5.11

www.villasantostefano.com

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