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Arthur Iorio

IN MEMORIAM: ANNA IORIO

17 settembre 1929 - 6 dicembre 2002

In prima mattina del 6 dicembre ultimo scorso spirava Anna la mia amatissima sposa per 53 anni e 3 mesi. Requiescat in pace… Ricorrendo il trigesimo del suo trapasso, vorrei ricordarla brevemente a tutti coloro che l’hanno conosciuta come paesana dal primo arrivo in paese nel novembre 1949 ed i susseguenti ritorni mensili ed annuali fino agli ultimi anni del 1990. Vorrei inoltre presentarla a coloro che hanno letto i miei scritti sulla storia e le cose di Villa S. Stefano quale grande ispi ratrice ed aiuto quando ce n’era bisogno.

Anna venne per la prima volta con me in Italia nel 1949, arrivando a Villa un brumoso pomeriggio di novembre con la corriera dei Palombo. E dopo esserci sistemati a Roma, dove io frequentavo l’Universitŕ, vi tornavamo spesso facendo gite al fiume, alla Caverna del Diavolo, sopra a Monte Siserno, Pasquetta alla Mola sempre gironzolando all’ammóntu j allabbŕllu. L’estate del Cinquanta la passammo in paese tra feste, scampa- gnate e l’abbondanza della frutta in una meravigliosa stagione che poi mi ispirň a scrivere il volume di poesie Amasena tellus a lei dedicato con il nome di Giorgiana, e nel quale lavoro ella si muove anche con altri nomi come mi piaceva chiamarla. Tornammo ripetutamente in Italia ed a Villa con i nostri figli. Fu dal principio che diventň paesana, parlando il dialetto a modo suo particolare ma facendosi capire. Un giorno dopo una pioggia autunnale si fece prestare un paniere da mia sorella Mimma e salimmo su a mezza costa a cercare lumache; che poi imparň a spurgare e cuocerle. Conosceva tante delle tradizioni paesane, che quando il campanone cominciava a suonare a distesa per il morto, mi diceva: "Sentiamo se č per uomo o per donna." Sapeva che se suonava per tre riprese era per uomo, se due per donna.

Una delle nostre gite preferite era al vecchio Ponte di Varcatora, sul quale andavamo spesso a sederci a godere la veduta della valle, a buttar giů sassolini nel ruscello che vi scorreva sotto, e respirare il venticel che veniva su dal mare. Fu da questi ricordi che scrissi, forse nel 1985, l’Epigramma XVI, pagine 116-118, di Amasena tellus, quasi un epitaffio che qui trascrivo perché riflette tutto il dolore che ora sento per la perdita della mia cara Anna. Maria Miranda era una altro dei nomi che io le davo.

 

Ncěma aglju póntu ca stŕ a Uarcatóra

stéua aspettčnnu na bčlla signóra,

scjňte le trézze j glj’öcchji lucjönti,

cónfja a unnčlla nu zůffju di ujöntu,

tč stése le urŕccja j stŕ prónta a agghjappŕ

pe strégneme mpjöttu j ampjů fŕ scappŕ.

L’ŕqua scuréua cantčnnu aglju fössu

le frónne cadúte purtčnnese apprössu.

Rimŕngu abbagljŕtu annčntu a sta dňnna

accůmmu me fússe arescjúta a Matňnna;

la ulčra abbacjŕ, ma cŕla lu scúru

j túttu sbaněsce mmjösu allu trúru;

la cércu p’antúrnu, nna pňzzu truŕ

j pčju nnu mŕttu me méttu a strillŕ:

"Maríja, Maríja pjú bčlla nna sŕnta,

prucché te sj mňrta Maríja Mirŕnda?"

A uóce arintrňna p’allöngu la uŕlla

"Maríja Mirŕnda…" allammóntu j allabbŕllu.

1950

Arturo Iorio,  22 settembre 1919 -- 20 marzo 2004

IN MEMORIAM: ANNA IORIO

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