LA FESTA DI SAN ROCCO E LA PANARDA

 

Passi di corsa che rimbombano sull’antico selciato del centro storico di Villa Santo Stefano. Adulti, giovani e giovanissimi nei costumi tradizionali sfrecciano nelle viuzze incuranti del caldo. Stanno portando nelle case dei devoti Santostefanesi, i ceci benedetti della Panarda, dentro le caratteristiche pignatte in coccio. E’ uno dei tanti suggestivi momenti di una delle tradizioni più remote (accertata almeno sin dal XVII secolo, come testimoniano i documenti originali conservati in Comune, e comunque riconducibile alle consuetudini delle antiche Confraternite) del Basso Lazio. La Festa di San Rocco e de "La Panarda", la tipica minestra di ceci, preparata secondo una antica ricetta, servita il giorno di San Rocco assieme ad un pane, come quello che il fedele cane portava al Santo ammalato di peste in una grotta, di Villa Santo Stefano. Svoltasi nei giorni 15 e 16 agosto.

La benedizione dei ceci e del pane, la Panarda

Coloro che non conoscono la propria storia e che non sanno preservare e tramandare le proprie tradizioni, le proprie radici, sono destinati a sparire, annullati nel grande calderone del conformismo e dell’omologazione culturale e sociale. Senza radici non si va da nessuna parte. A Villa Santo Stefano, queste radici, che affondano in due millenni di Cristianesimo, paiono decisamente sane e robuste. Non c’è nulla di più tradizionale che le festività per i santi patroni.

Quando un intera comunità, grande o piccola, di ritrova attorno alla propria venerabile icona, alla propria chiesa, perpetrando, mediante la venerazione per il Santo, la propria specificità ed identità. Tanto che quest’anno, le varie fasi della festa sono state riprese per fini documentaristici e di studio dal prof. Gioacchino Di Giammaria dell’Istituto di Storia ed Arte del Lazio Meridionale. Lo staff del Comitato Organizzatore, composto dal Presidente Marco Cristini, vicepresidente Roberto Toppetta, Giuseppe Tranelli, Vincenzo Bonomo, Marina Bonomo, Catia Olivieri, Romeo De Filippi, Sandro Bonomo, Antonio Bonomo, con encomiabile impegno ha fatto davvero le cose in grande. Tutto è filato liscio grazie ai volontari antincendio, ai Carabinieri del maresciallo Iannucci, alla Polizia Provinciale, alla Protezione Civile ed alla Croce Rossa.

La mattina del giorno 15 si sono svolti i Riti devozionali e la Processione in onore dell’Assunta, a cui è anche dedicata la Parrocchiale. E proprio da questa, la sera, dopo la Messa Solenne, l’intera popolazione con in testa il parroco Don Pawel, il Vicesindaco Amalfi Cipolla e le Autorità Civili, si è recata alla Chiesa di San Sebastiano, ove è custodita la statua lignea di San Rocco. Questa, tra l’esplosione di spettacolari fuochi d’artificio, è stata portata spalla dagli incollatori, avvolti nei tipici mantelli da pellegrino del Santo, in processione lungo le vie del paese, per traslarla, infine nella Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo. Nel frattempo, mentre artisti di strada e la Banda Comunale intrattenevano il numerosissimo pubblico, 38 enormi "callare" sono state preparate nella piazza e a tarda notte si è proceduto alla rituale accensione per mettere a bollire 7 quintali di ceci. Simbolicamente l’accensione delle prime due "callare" è stata effettuata dal sindaco Enrica Iorio e da Don Pawel. Per tutta la notte, i "servitori della Panarda" e decine di santostefanesi li hanno amorevolmente vegliati. All’alba i ceci sono stati insaporiti con sale, pepe, rosmarino e olio di oliva locale.

Al Monumento ai Caduti, tra due ali di "Panardi" schierati, si è svolta la cerimonia di deposizione di una corona, portata dai giovanissimi Massimo Reatini e Armando Fiocco, che hanno ascoltato l’Inno di Mameli con la mano sul cuore. Dopo la Messa, accompagnata dalla Banda Musicale Comunale, dai Gonfaloni e dai sindaci ed amministratori dei comuni di Giuliano di Roma, Vallecorsa, Roccasecca dei Volsci e Priverno, è giunta nella piazza la Processione con la statua di San Rocco. I ceci sono stati benedetti e dopo salve di fuochi artificiali, si è svolto il rito di passare sotto la macchina del Santo per impetrarne la protezione. Da quel momento è iniziata la distribuzione, di corsa nelle case dei santostefanesi ed in piazza Umberto I, per la lunga fila di turisti che si era formata all’ombra del restaurato Palazzo Colonna.

I Santostefanesi amano il loro San Rocco, inscindibilmente legato da secolare tradizionale a "La Panarda". Lo invocano, come intermediario tra loro e Dio, nella malattia e nei momenti difficili della vita. Ed ogni anno per onorarlo degnamente cercano di rendere la festa sempre più bella e più indimenticabile della precedente. Ma soprattutto per non scordare quei valori di fede, che il Santo pellegrino Rocco, fece propri durante la sua vita terrena e che continua, ancora oggi, instancabilmente, ad indicarci.

Giancarlo Pavat per VillaNews

up. 23 agosto 2007

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