Guida spirituale della Comunità santostefanese per oltre 40 anni
DON LUIGI FALCONI
L'AMICO DI TUTTI

In questa biografia ci limiteremo a raccontare alcune sue caratteristiche di uomo e di prete in quanto sarebbero necessarie molte più pagine.

 

Don Luigi Falconi

Quando l’11 febbraio del 1951 fece il suo ingresso nella nuova realtà diocesana, dopo gli impegni prima come coadiutore dell’Arciprete Mons. Amasio Bonomi e successivamente come cappellano dell’Ospedale psichiatrico S. Maria della Pietà in Ceccano, gli striscioni appesi sui muri del paese esprimevano questo augurio: Per molti anni sii, o nostro Don Luigi, l’Angelo custode delle nostre anime.

E così è stato. Un pastore che Fortiter et suaviter (fortemente e dolcemente) ha saputo guidare un gregge che lo ha sempre seguito, in particolare per la sua costante attenzione ­rivolta ai giovani, che reclutò numerosi per una rappresentazione teatrale allestita rievocando la parabola del Figliol Prodigo cui seguirono tante altre e, soprattutto, per le persone ammalate.

Quasi mezzo secolo di attività pastorale, con momenti belli ma anche critici, come avviene sempre in ogni buona famiglia. Il suo carattere gioviale, però, unito alla disponibilità e all’affetto spontaneo che ha sempre nutrito ed esternato nei confronti dei suoi parrocchiani, lo hanno condotto a guardare avanti, facendo tesoro anche di talune esperienze negative che hanno rafforzato così la volontà di fornire un futuro più roseo alla gente, di cui si sentiva una vera guida spirituale. La sua disponibilità era sempre incondizionata nei confronti di tutti e, soprattutto, rivolgeva una particolare attenzione ai meno fortunati, ai meno abbienti, sempre con uno sguardo attento anche per il futuro dei figli.

 

Ancora seminarista

 

La gente più "attempata", non può non ricordarlo sempre sorridente e "amicone", perché non lesinava mai il saluto e quattro chiacchiere a chi lo incontrava per strada o in piazza, dove era solito passeggiare anche con la prima persona di turno.

Così come non possono dimenticare i continui sfottò con Roberto di z’ Michele quando, specialmente nelle giornate primaverili, era solito sedersi in compagnia davanti al bar scambiandosi le abituali scaramucce con il giovane ex studente proveniente dal collegio dei Pallottini di Rocca Priora il quale, non tanto scherzosamente (anzi) contestava e criticava fortemente la Chiesa ed i suoi pastori. Le "discussioni", diventate ormai abituali ma sempre nei limiti dell’equilibrio e del rispetto reciproco, diventavano anche, magari involontariamente, elementi di aggregazione, poiché alla fine coinvolgevano tutti i presenti. E zia Iuccia (la mamma di z’ Memmo), che abitava nello stesso stabile del bar, dalla sua finestra del piano superiore interveniva scherzosamente apostrofandoli "nì … nnì, il diavolo e l’acqua santa".

Fortissimamente devoto della Madonna, nutriva un amore particolare per Maria Santissima dello Spirito Santo, motivo dominante che lo portava a preoccuparsi continuamente delle condizioni e della stabilità della struttura del Santuario. L’umidità, sempre presente e purtroppo ancora oggi, era il suo primo nemico e pertanto costituiva per Don Luigi una continua preoccupazione ed un’affannosa ricerca di soluzione, parlandone con tutti e rivolgendosi perfino ai tecnici del Genio Civile di Frosinone dell’epoca.

Con una scolaresca di Villa insieme al Sindaco Luigi Bonomo, Don Alvaro e Don Alfredo di Giuliano di Roma

Una Pasquetta sulle montagne di Pisterzo con il Parroco Don Carlo e gli altri

Altra devozione notevole la esternava per la SS. Trinità nella cui figura, con la sua mente, riusciva a scorgere il volto di Dio, del Figlio e dello Spirito Santo. Non è casuale infatti una sua particolare predilezione per il numero 3, il preferito su tutti. E, per una strana quanto inspiegabile coincidenza, ha lasciato la sua vita terrena il 3/3/1992 ( la somma dei numeri 1992 è uguale a 21, ovvero 2+1=3) come a significare quasi che le tre persone divine sono ora accanto a lui.

Ma torniamo all’uomo. Amava tanto la gente ma tantissimo anche Villa, che considerava il paese del sole. Per Don Luigi era un paese privilegiato nei confronti di Amaseno, Pisterzo, Prossedi e Giuliano di Roma che, con Villa S. Stefano, appunto, formano la cosiddetta "pentapoli". I paesi vicini, diceva, non possono essere paragonabili al nostro, perché manca il meglio, ossia il sole. Infatti, per le loro specifiche posizioni ­geografiche, non hanno la possibilità di fruire dell’impatto diretto del sole come Villa anche d’inverno. Da qui, appunto, la sua idea di privilegio. Era tanto innamorato di Villa che, durante un pomeriggio quasi di relax, mentre si dilettava con il vecchio harmonium a pedali, rimasto nella sagrestia di S. Sebastiano, ebbe l’idea di scrivere un simpatico inno da dedicare al paese, oggi conosciuto e fischiettato da quasi tutto il popolo. Quel popolo che lui ha tanto amato per 40 anni e dal quale non si sarebbe mai allontanato, se non fosse stato colpito dalla malattia, obbligandolo al riposo forzato nella natia Pisterzo, dopo aver rassegnato le dimissioni nelle mani del Vescovo.

Poco dopo (siamo nel 1991), quando Mons. Giovanni Di Stefano, suo immediato successore, gli propose di organizzare una festa per il suo cinquantesimo di sacerdozio, con incredibile serenità d’animo rispose: Credi di farmi contento, ma non è completamente così. Sono stanco, offro le mie sofferenze, però il mio cinquantesimo spero di farlo in Paradiso…. Da Pisterzo, oggi, sembra vigilare e proteggere la sua gente, come se volesse mantenere un affetto eterno.

Con Don Peppe in un momento di relax

Negli ultimi tempi della sua vita terrena

Altra grande soddisfazione per Don ­Luigi, fu l’ordinazione sacerdotale del salesiano don Peppe che in paese tutti conoscono. Considerava l’evento una specie di "miracolo" per Villa, vista la scarsità nelle vocazioni sacerdotali già all’epoca. E fu davvero quasi un miracolo, perché volle che la cerimonia dell’ordinazione avvenisse in piazza, al fine di consentire la massima partecipazione della gente, in un pomeriggio dal cielo plumbeo che minacciava pioggia da un momento all’altro ma che, nella circostanza, risparmiò il paese consentendo così che la festa potesse concludersi con la gioia e la soddisfazione di tutti.

Tornando brevemente alla disponibilità verso gli altri (diceva sempre Ama il prossimo tuo come te stesso, mettendo in pratica la sua riconosciuta rettitudine), non si può dimenticare quanto fece in occasione della liberazione dalla seconda guerra mondiale e dettagliatamente riportata nel bel libro-racconto di Marco Felici "Quando passò la battaglia", pubblicato durante l’estate 2010. Insieme ai suoi genitori ed al fratello, non esitò ad ospitare i cosiddetti "sfollati" in fuga dai tedeschi provenienti da Ferentino e Frosinone, garantendo così protezione ed ospitalità per quanto si poteva.

Ci sarebbero ancora tanti altri episodi o curiosità della vita di Don Luigi, ma riteniamo che tutto possa riassumersi nel saluto finale che Mons. Di Stefano gli rivolse durante il rito funebre celebrato nella "sua" Chiesa il 5 marzo 1992: "Caro Don Luigi, ricordati di noi in Paradiso, noi ci ricorderemo di te, del tuo sereno sorriso, della tua figura dimessa e discreta … ci ricorderemo soprattutto del tuo Sacerdozio fedele e fruttuoso… Dio perdoni le tue debolezze! Cristo ricordi di averti voluto per amico."

 

villasantostefano.com

 

Don Luigi Falconi una guida spirituale e morale per tante generazioni del dopoguerra

16.6.11

www.villasantostefano.com

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