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da "FIGHTING PAISANO" di ALFONSO FELICI      Parte I  5

 [ Ringraziamenti  |  Prefazione ]

I vocaboli in dialetto santostefanese sono stati scritti rispettando il metodo adottato per la realizzazione del dizionario dialettale di Aleandro ed Emanuele Amadio e Pino Leo. Per chiunque voglia consultarlo il sito internet è www.villasantostefano.com

Sognando un futuro migliore

Avevo compiuto ormai 14 anni ed erano passati gli anni indimenticabili della mia fanciullezza.

Allo scoppio della guerra in Etiopia, ero fuggito da casa per imbarcarmi a Napoli al seguito delle truppe dei Legionari diretti a Massaua, ma fui scoperto dai carabinieri e rispedito a casa. Qui dovetti subire lo sfottò dei miei amici perché non ero riuscito a partire come aveva fatto Lorenzo Fusco, di Cava dei Tirreni di solo 8 anni, che aveva raggiunto l’Abissinia, diventando una <<mascotte>>.

Mio cugino Ermanno, Pietro Titi e mio fratello Antonio (che aveva lasciato gli abiti talari) avevano fondato una filodrammatica che ben presto si affermò con diverse recite al pubblico nel salone della Casa del Fascio tra le quali il <<II Ponte dei sospiri>>, famoso dramma basato sul periodo dell'occupazione austriaca a Venezia, dove molti patrioti furono impiccati dal boia nemico. A questa recita anche io fui scritturato per interpretare il ruolo di un usciere austriaco del tribunale della Corte Marziale, e per questo mi fu permesso di partecipare gratuitamente al campeggio di San Felice Circeo, organizzato dal Podestà Luigi Bonomo, con il gruppo dei Ballila, gli Avanguardisti e i Giovani Fascisti di Villa Santo Stefano.

Al Campeggio di San Felice Circeo - nel cerchio il Podestà Luigi Bonomo.

Al Campeggio di San Felice Circeo - nel cerchio il Podestà Luigi Bonomo.

Intanto cominciavo a sognare un futuro migliore ed un lavoro. Un giorno mia madre mi mandò ad Ostia da mia sorella che si era sposata e viveva lì con il marito Guglielmo Di Nunzio, un invalido della prima Guerra Mondiale. Nell'attesa di trovare un'occupazione mi iscrissi alla Scuola di Avviamento Professionale frequentando corsi serali. In seguito riuscii a trovare un lavoro di cameriere presso la Scuola Sottufficiali della Guardia di Finanza. Mi davano 130 lire al mese più il vitto, e da allora cominciai a spedire un po' di soldi a mia madre. Alla Scuola Sottufficiali, mi trovavo bene ma c'era molto lavoro in quanto con altri camerieri si doveva servire la colazione, il pranzo e la cena ad oltre cinquecento allievi con relativo lavaggio di bicchieri, pentole e piatti e vettovaglie in genere.

Al campeggio di San Felice. Io il primo a destra.

Al campeggio di San Felice. Io il primo a destra.

Uscivo da casa la mattina alle 6,30 per rientrarvi la sera alle 19,30 per uscire nuovamente per frequentare il corso serale di avviamento fino alle ore 23,00. Regolarmente entrai a far parte della Gioventù Italiana del Littorio del Lido di Roma. Fui iscritto alle competizioni sportive e, nella corsa dei 100 metri, ero sempre il primo. La più grande soddisfazione l'ebbi al Foro Mussolini, quando vinsi il campionato Laziale per Avanguardisti e fui premiato con una coppa dell'alllora segretario del P.N.F. Achille Starace. Da <<ballila>>, scrivevo lettere al Maresciallo d'Italia Rodolfo Graziani, anch'egli ciociaro di Filettino; erano lettere di un'infatuazione fascista a cui noi ciecamente credevamo. Il Maresciallo Graziani, allora Viceré d'Etiopia e Addis Abeba, mi rispondeva con lettere autografe elogiandomi per l'alto spirito di Italianità che io professavo.

Alla Scuola Sottufficiali della Guardia di Finanza, il lavoro diventava troppo pesante e l'orario di lavoro era stato aumentato di due ore. Decisi di scrivere al Maresciallo Graziani per avere un posto all'Ala Littoria, i cui hangars per gli idrovolanti, si trovavano al Lido di Roma. Il Maresciallo mi assicurò il suo interessamento e dopo circa un mese l'Ala Littoria mi comunicò che la mia assunzione sarebbe avvenuta l'anno successivo, poiché non avevo compiuto ancora quindici anni.

Continuai a lavorare nella Scuola Sottufficiali della Finanza e li conobbi Vittorio Chieroni e la moglie Celina Seghi, ambedue campioni di sci. Appena compiuto quindici anni fui assunto all'Ala Littoria del Lido. Il lavoro era migliore e consisteva nel portare da un reparto all'altro in bicicletta, che avevo acquistato in precedenza, i pezzi richiesti dai vari capi operai. Mi trovavo bene, anche perché la paga era di 150 lire al mese, di gran lunga superiore a quella della scuola di Finanza.

 

Parte II >>>

 

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settembre 2004

 

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