Alla ricerca delle Fontane Perdute

nel territorio di Villa Santo Stefano

Ai confini tra Amaseno e Villa Santo Stefano si trovano una serie di piccole sorgenti. La sorgente San Pietro sulla destra idrografica del fiume ad una altezza di 76 metri sul livello del mare, di acqua dolce e potabile con una modesta portata. Sulla sinistra idrografica del fiume, ad una altezza di 77 slm si trova la sorgente Perluca, formata dalla fusione di tre fossetti chiamati Paradiso, Inferno e Perluca che ricevono l'acqua da numerose polle affioranti. L'acqua è dolce e potabile, ma delle 3 sorgenti solo quella Paradiso è perenne. (CFR Novarese, V, Le Sorgenti dell'Amaseno)

L'acqua è un bene assolutamente primario per l'uomo, qui una breve elencazione di fontane che nel corso dei millenni hanno, e non solo, dissetato i santostefanesi e i loro animali e che oggi, tranne due, sono praticamente scomparse ed esistono solo perchè curate ancora dai proprietari del terreno ove si trovano.

Fontana "la Sauce" (del salice) | Il Rivo ("Gli Riu") | Fontana "Arendra" (del rientro) | Fontana San Giovanni | Fontana Zigagnega | Fontana Varcatora | Fontana "I Pezziente" (del Pellegrino) | Fontana "Vallevisco" (valle del vescovo) | Fontana "Carauone" (carbone) | Fontana Stringozz' | Fontana Pantano | Le Fontanelle
 

Chiamata anche il "Fontanile" già dai secoli scorsi. L'attuale sistemazione, come quella del Rivo, si deve all'amministrazione dell'Avvocato Ermenegildo Perlini dopo l'ultima guerra.  La sua acqua è stata utilizzata per secoli dai santostefanesi per bere e grazie alle due grandi vasche di raccolta per lavaggio e risciacquo dei panni fino agli anni '60. Noti personaggi locali, oggi cinquantenni, amano ricordare le "natate" delle afose giornate estive, nelle gelide acque con ancora residui di sapone. Si trova "Sotto all'Orta"  nella zona tra il Figoreto e il Vitello ed è la fontana più importante e più vicina all'abitato di Villa.

Agosto 2006 le grandi vasche

Foto scattate nell'agosto  2006, dopo la ripulitura delle erbacce che l'avevano completamente sommersa. A distanza di un anno ortiche, rovi e canne hanno di nuovo preso possesso della struttura che è ridiventata invisibile e inaccessibile a chi si trova a passarle accanto. 

una cisterna  
 

Luogo di forte socialità frequentato sin dalle prime luci dell’alba dal lento crearsi della fila  che proseguirà fino al tramonto di tutti coloro che necessitavano fare il bucato. I bambini erano delegati ad occupare il posto per le loro madri che erano nel frattempo impegnate nei lavori domestici, esisteva una coda anche per “conconi” e “ricciole” disposte in ordine nei pressi del fontanile, ognuno riconosceva il proprio recipiente o per un segno distintivo o per il proprio aspetto. Si usavano i saponi  di soda oppure quello profumato, fatto di morchia e fiori di mortella, durante la fila era uso tra le commari: ciaccolare su questo o quello e non poco frequenti erano le zuffe per un pettegolezzo,  spesso,  troppo pesante!

Per la sua osteria, Za’ Marietta Cencetta, aveva bisogno di molta più acqua di qualsiasi altra massaia per cui ricorreva ad alcune lavoranti che svolgevano il lavoro al posto suo essendo lei impegnata alla bottega, il prezzo per ogni ricciola era di due Bocchi; Za Perlina Leo era uso battere ogni record di trasporto con un “concone” tra la “corolla” e il capo e ben tre ”ricciole” tenute con le mani in tal ardua maniera si avventurava per il ripido crinale mentre le commari, stuzzicandola, usavano dirle “Attient’ che l’acqua degl cuncun’ sa rillozza!...”

Da luogo di gioiosa vitalità durante il giorno al calare della notte si trasformava in angolo sinistro e cupo animato da incontri clandestini tra giovani amanti oppure da oscure macchinazioni di loschi figuri. Nel suo racconto il “lupupunaroArthur Iorio ci descrive la dolorosa  trasformazione dell’uomo in bestia proprio qui alla fonte della Sauce durante una notte di plenilunio.

 

Entro il 2008 la XXI Comunità Montana ha previsto la sistemazione di questa fontana e quella del Rivo. Sarà nostra cura, a lavori conclusi, aggiornare le immagini!

Dal latino rivus: fiumicello, ruscello; è la fontana che a tutt'oggi ha maggiore portata di acqua potabile. Non esiste più la struttura creata negli anni '50, eliminata  per permettere alla popolazione di  rifornissi di acqua direttamente con serbatoi trainati da trattori e motozappe. Qui nelle lunghe giornate estive le nostre donne partendo all'alba dal paese con il cesto (bagnarola) di panni sporchi in testa trascorrevano il giorno tra lavare, strizzare e fare asciugare il bucato e soprattutto ... spettegolare.  Si trova nella zona di San Giovanni che è la più ricca di acqua nel territorio locale. E' certamente la fontana più usata oggi dai santostefanesi, soprattutto per la importante capacità d'erogazione dell'acqua in tutte le stagioni.

 

Qui ogni quindici giorni circa si svolgeva la consueta lavatura dei panni più ingombranti come  lenzuola o  federe già precedentemente trattate in casa  con la disinfettante colata di cenere bollente, successivamente venivano trasportate agli Rivosugl capirchii” dove venivano lavate seguendo un ordine preciso. Dapprima si lavavano i panni personali, rimanendo spesso in camiciola, poi di seguito si lavavano le enormi lenzuola di lino che ordinatamente venivano lasciate asciugare sui rami degli alberi circostanti. Al termine del lavaggio delle federe si indossavano di nuovo i panni personali ormai asciutti  sotto l’attento controllo di fanciulle che nascoste tra i cespugli  scrutavano che nelle vicinanze non ci fossero curiosi o molestatori che spesso frequentavano quei luoghi, tutta la giornata era caratterizzata dalla recita di filastrocche o ironiche canzoni popolari.

 

 

 

Entro il 2008 la XXI Comunità Montana ha previsto la sistemazione di questa fontana e quella della Sauce. Sarà nostra cura, a lavori conclusi, aggiornare le immagini!

La famosa "acqua molla" veniva utilizzata soprattutto per  gli usi quotidiani. Si trova sotto all'Orta a pochi metri dalla Cona della Madonna delle Grazie.  Utilizzata da secoli dalle donne, cui spettava l'onere dell'approvvigionamento idrico quotidiano. Essendo di poca portata si lasciava  il "concone" o la "ricciola" in fila, in modo che chi aveva riempito il proprio provvedeva a inserire quello seguente. In questo modo si aveva più tempo di fare altre faccende domestiche.

 

Sono i resti di un'antica sorgente ricca di acqua, e si trova a pochi metri dai resti della Chiesa di San Giovanni nell'omonima contrada. Attualmente le sue acque confluiscono con quelle del Rivo.

 

La fontana ci riporta ai culti arcaici di matrice pagana  che  anticamente  supponiamo esistessero in questo luogo, riti che erano dedicati ad una remota divinità agricola poi sincreticamente evoluta nella figura del Santo che  nel cerimoniale della sua festa si celebravano nel segno della Vita che regolarmente si rinnovava nel Solstizio d’Estate, su tale realtà invitiamo a leggere le irraggiungibili note scritte da Arthur Iorio nel suo “Lessico” sotto la voce “Comparu” oppure nell’ode “Amasenus Tellus”. Noi invece ci soffermeremo solamente sull’acqua, elemento purificatore per eccellenza, che il Cristianesimo ha strettamente legato al Battista avendo questi battezzato il Cristo ed alle conseguenti cerimonie di Comparatico a lui dedicate. Infatti oltre al rito canonico che legava Cumparu e Cummara di Battesimo ai loro figliocci  c’era il comparatico tra amici che due individui contraevano in seguito a cerimonie popolari proprio in Giugno nel giorno di San Giovanni Battista. Alcune volte questo legame era ritenuto più rilevante e sacro di quello ufficiale, era questo il momento in cui i giovinetti venivano iniziati, tramite un anziano tutelare, al proprio gruppo sociale che traeva dai campi la sua economia. Come detto Arthur Iorio ci lascia pochissimo margine di scrittura per cui appunteremo soltanto che oltre alle classiche merende a base di pane e saraga assaporate durante la giornata del 24 Giugno  si potevano gustare anche alcune leccornie che alcuni commercianti di Villa come Za' Gelsomina esponevano,  particolarmente apprezzate erano le sue ciambelle  che appendeva a bella mostra ai ”vinghii” oppure i suoi saporiti lupini che conservava nella grande “sinnala”. Nel tempo il rito subì notevoli trasformazioni fino a scomparire definitivamente,  il “garofano rituale” cessò di esistere sostituito da una forte stretta di mano anticipata dall’obbligatoria sorsata d’acqua ed anche la formula rispetto all’originale si ridusse notevolmente ….

Cumpar' San Iuuagn' battesima Ii pann'

   Ii pann' battezzati i Munn' sa savat'..

Poi qualcuno concludeva sussurrando …”la Madonna per la casa”.

Quella che segue è una piccola filastrocca che ricollega, ancora una volta, la figura di S. Giovanni Battista all'azione purificatrice dell'acqua

Acquarella n' venì
S.Giovann stà a dormì
nelle braccia del Signore
scans' l' acqua fa 'sci i sol'
 

 
 

La più antica fontana di Santo Stefano come attestano i resti di mura romane e la moneta da un asse, probabilmente, dell'imperatore Tiberio, ritrovata nel 2007, che attesta la frequentazione di tale fontana gia dal I secolo D.C. Forse riforniva di acqua potabile la villa rustica che sorgeva poco distante.  Si trova tra l'Ara del Tufo e Collefiacco.

 

La moneta da un asse ritrovata nel 2007 a confronto con 1 euro

 

  Resti di muro di epoca romana

 

Lungo la via Pecara e prima di arrivare al ponte della Varcatora si trova questa fontana. Poco usata, in quanto zona disabitata,  per irrigazione e per gli animali da pascolo.

 

Nel passato invece era utilizzata tutto l’anno grazie alla conformazione geologica tipica di questa area ricca di tufo che ha permesso la creazione di sorgenti perenni come questa, è forse la più conosciuta anche grazie alla sua comoda  posizione “ammano la via“, si presenta ben conservata anche grazie alle numerose pietre ben disposte sul  fondo che ne fanno  una limpida vasca naturale.

 
 

Alla confluenza di tre strade, e più precisamente fra la via degli Spagnoli, la strada che porta in località Colle e la salita che porta alla contrada San Giovanni si trova, nascosta in un campo coltivato, questa fontana dal nome curioso. Viene ricordata dagli abitanti del luogo come importante riserva idrica del passato.

 

Pezziente inteso come pellegrino, ma anche viandante; la leggenda vuole che questa fonte fosse luogo di ristoro per coloro che si inoltravano per la valle dell’Amaseno seguendo itinerari ben stabiliti come la Strada degli Spagnoli. E' localizzata sul colle Casalino dove forse anticamente era presente  una chiesetta di campagna.

 

 

Prende il nome da un'antica proprietà della Curia e si trova praticamente nascosta in una piccola valle che porta alla fontana Carauone.

 

  Valle Visco

 

L'origine "Carauone" del nome deriva dal fatto che insieme all'acqua si trovavano delle scorie di carbone. Si trova 200m più a sud della Fontana di Vallevisco (Valle del Vescovo). Attualmente la loro acqua è utilizzata per irrigazione e per gli animali da pascolo e si trovano entrambe su terreni privati.

 

 

 

In località Le Prata. il nome potrebbe derivare dal latino Stringor: aggricciamento dei denti per effetto dell'acqua gelida. Si trova in un terreno di proprietà Stefano Bravo "Capituccio" che provvede periodicamente a ripulirla da vegetazione spontanea.

   
  Stefano Bravo
 

Sebbene si tratti, oggi, di una piccola pozza immersa nei rovi e nel sempre presente equiseto questa fontana più che altre ha colpito la nostra immaginazione, infatti sebbene l’etimologia del suo nome derivi dal Latino ci spinge lo stesso ad un’interpretazione sicuramente più suggestiva e fantasiosa: dove l’andare a stringozzo diviene fare il gioco di Diana o Sabba, inteso come riunioni di streghe o fattucchiere che venivano celebrate proprio nei pressi di fonti, da sempre legate al mondo ancestrale delle divinità boschive. Quello che appare più curioso è che gli stringozzi sono un particolare tipo di pasta umbra, ma è anche protagonista dell’annuale sagra a Villa Santo Stefano con il nome di “cecapreti”, in altre parti “strozzapreti”. Nella vicina  Priverno, vengono chiamati invece “i maccaruni  della strologa” -maccheroni della strega o zingara che prevede il futuro- …  

 
 

In località omonima, così chiamata perchè era soggetta ad allagamenti  a carattere alluvionale, si trova tra la strada delle Mole e a ridosso della ciminiera della "FLAG s.p.a." l'industria locale di materiale sintetico. Rina Canali e Pino Palombo ricordano che nel  passato dalla fontana sono fuoruscite strane foglie di alberi a loro sconosciuti. Ha poca portata di acqua e viene utilizzata esclusivamente per irrigazione.

   
   

 

Pino Palombo  

 

 

Sono due e si trovano nell'omonima località; quella inferiore fu sistemata nel 1975 dall'allora amministrazione comunale con sindaco Ilio Petrilli su una precedente fontana realizzata da Augusto Rossi "L'americano". La sua acqua leggera ha dissetato da sempre i fontanellari e alcune famiglie del paese che  ne hanno fatto sempre uso quotidiano ed esclusivo. Insieme al Rivo sono le uniche fontane attualmente disponibili ai cittadini.

Le fontanelle - parte alta  
L'attuale fontanile  

 

 

Nei pressi di molte fontane, ma anche fossi e fiumi è possibile trovare l'equiseto o code di cavallo. Questa pianta perenne dalla proprietà terapeutica rimineralizzante ha bisogno di terreno umido per crescere.

 

 

 Ernesto Petrilli con la collaborazione di Marco Felici & Enzo Iorio  - www.villasantostefano.com

agosto 2006 - gennaio 2008

 

Alla ricerca delle fontane perdute

 

www.villasantostefano.com

PrimaPagina  |  ArchivioFoto | DizionarioDialettale | VillaNews