Le Contrade e il centro abitato nei secoli

Sul finire del Quattrocento, il paese era diviso in nove contrade o rioni: Portella, Campodoglio, Santo Petro, Ecclesia, sotto la Ecclesia, Piacza, sotto la Piacza, Hospitale e Guìtia, alle quali verso la fine del Cinquecento si aggiunsero altre due, Corte e porta Cimino, e nel Settecento quella del Borgonuovo che marcò l'ultima espansione edilizia dentro le mura. Le zone aperte erano quelle di Allòrta e di Intirlòrta che dalla Portella si prolungavano al margine della scarpata a mezzogiorno fino sotto il torrione di Campodoglio e di Allùlmo, sotto la Rocca, oltre la Guizia, in gran parte scomparse per frane.

Panorama  di Villa Santo Stefano del 1900

Quasi tutto lo spazio chiuso dentro il perimetro delle mura castellane era coperto da aggregati di case; i pochi spazi vuoti erano adibiti ad orto.

La "Macchia" d'inverno

Il Settecento fu un secolo di grande rigoglio in tutti gli aspetti della vita in S. Stefano, e si ebbe anche una intensa attività edile che oltre a coprire le aree ancora disponibili intorno al paese con la costruzione del Borgonuovo e di caseggiati Allùlmo, restaurò edifici crollati e riempì spazi vuoti specialmente nelle contrade di S. Pietro, Campodoglio e del sottoportico Bolognese verso via Lata, zone che in questo periodo si popolarono notevolmente; s'iniziarono e portarono a termine grandi lavori come la totale ricostruzione della chiesa parrocchiale ridedicata alla Vergine Assunta, la trasformazione del fatiscente castello nell'elegante palazzetto di Giacomo Jorio, la costruzione dell'Ospedale nuovo all'alto dell'odierna via Lata, che prese il nome di via dell'Ospedale, nonché l'erezione fuori paese del santuario dedicato alla Madonna dello Spirito Santo; si spianò lo spazio fuori porta tra il fossato e la chiesa di S. Antonio e si dette mano alla costruzione del massiccio palazzo-castello dei principi Colonna; verso la fine del secolo si progettò anche la demolizione dell'antica chiesa di S. Pietro, che avvenne nei primi anni dell'Ottocento quando si dette inizio alla costruzione della nuova e poderosa struttura rimasta poi incompiuta.

L'Ottocento fu perlopiù tempo di ristagno economico, politico e sociale. Fu solo verso la fine del secolo che, con la soppressione del brigantaggio e l'insediamento di efficienti comandi locali della polizia nazionale, s'incominciò a costruire fuori Porta, prima rimaneggiando, poi demolendo e ricostruendo nel tratto di mura lungo l'odierna via S. Sebastiano, poi costruendo case nella zona degli orti. In questo tempo, il nuovo governo proibì la tumulazione di cadaveri nelle chiese o all'interno dell'abitato, e si aprì così il cimitero nella contrada di Plaia.

All'interno, il paese si ammodernava con le prime illummazioni stradali, i numeri civici dati alle abitazioni e la nomenclatura stradale, che derivò da nomi di famiglie che vi abitavano: Gentile, Galante, Leonina, Bolognese, Cafegna poi vicolo Bellavista; da situazioni ambientali: S. Sebastiano, S. Pietro, della Rocca, Lata, Malpasso, Giardino, Pianella e così via; l'odierna via S. Pietro venne a chiamarsi Campo di fiori nel tratto sotto la piazza, Pasquino in quello sotto la chiesa, quindi Borgovecchio e S. Pietro fino all'oratorio delle Anime Sante, dove iniziava via Borgonuovo, oggi della Portella.

Panorama da via Bolognese

Panorama di Villa da levante

Le "Mole": così chiamate perchè c'era un antico mulino ad acqua

Il fiume Amaseno dalle "Mole"

Arturo Jorio

www.villasantostefano.com

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