Padre Augusto Lombardi "Storia di Villa S. Stefano"   6 / 7

TESTAMENTO DI MARCARTONIO COLONNA

II suo testamento, dopo di aver parlato dei delegati ad Ascanio e Federico dice in sostanza: in tutti gli altri castelli e terre di me testatore nello Stato Ecclesiastico, cioè Anticoli, Arnara, Cave, Ceccano, Collepardo, Falvaterra, Gennazzano, Morolo, Giuliano, Olevano, Paliano, Piglio, Pofi, Ripi, Rocca di Cave, S. Lorenzo, S. Stefano, Sgurgola, Serrone, Sonnino, Supino, Trevigliano, Vallecorsa e Vico, come anche nel mio palazzo vecchio presso S.S. Apostoli, istituisco erede universale Fabrizio mio Primogenito.

In tutti questi beni, poi, istituiscono tre primogeniture a favore dei suddetti miei figli Patrizio, Ascanio e Federico, e le loro discendenti primogenite maschi, escluse le femmine, e ciò con reciproca sostituzione. Pio V con breve del 15 agosto 1570 autorizzò tali disposizioni e Paolo V le confermò dopo con bolla del 30 maggio 1605. S. Stefano rimase poi sempre ai Colonna. Così finirono per il nostro paese i casi fortunosi e le traversie le quali, facendo senza requie passare da un padrone all’altro per lungo corso dei secoli, avevano coinvolta la sua tranquilla modestia in avvenimenti talora gravissimi, dolorosi sempre.

Dal 1600 la storia tace di S. Stefano per qualche tempo. Lo ritroviamo retto dal "maire" durante la dominazione francese e da allora nulla c'è negli scarsi documenti che riveli qualche cosa d’interessante e indichi un risveglio nel paese.

Per parecchio tempo dovette essere un luogo di vegetazione più che di vita, e anche oggi si è quasi nelle medesime condizioni. E’ un piccolo centro quieto, modesto, quasi appartata dalla linea ferroviaria Roma-Napoli e dalla direttissima recentemente inaugurata. Esso è posto ai piedi del Siserno, sulla vetta di un colle che degrada dolcemente in un lungo pendio di altre collinette e di declivi freschi e ombrosi, terminanti nella bella vallata in fondo alla quale scorre "l'Amasenus abundans" di Virgilio. E’ a 204 metri sul livello del mare; dalla capitale dista 110 Km; dal capoluogo della nuova provincia di Frosinone, ne dista 22 e dal capoluogo di mandamento, Ceccano, 13. Riguardo giurisdizione ecclesiastica, fa parte della Diocesi di Ferentino. Una buona strada rotabile lo unisce da una parte con Piperno, dall'altra con Frosinone, ed un’ottimo servizio automobilistico funziona tra il paese e le stazioni ferroviarie di Ceccano e Frosinone, dove deve discendere chi in Villa voglia recarsi. La popolazione e sotto i 2000 abitanti dei quali due terzi vivono in paese e gli altri sono sparsi per la campagna.

La campagna di Villa S. Stefano

Come in quasi tutti i paesi del Lazio, non vi è attività, non commercio con industrie vere o proprie, sebbene ora vi si cominci a sentire, come un'eco lontana, l'influsso della civiltà, e tutto si vada modificando più o meno rapidamente. Tutto il commercio si riduce a prodotti agricoli locali. Per la natura e la configurazione del suo territorio, vasto, ricco, abbastanza ricco di acque, in parte piano, in parte accidentato da poggi e colline, Villa S. Stefano abbonda infatti di vigneti, di cereali, di uliveti, di frutteti che ora si comincia a curare razionalmente; ed appunto il grano, gli ortaggi e la frutta costituiscono i cespiti principali del commercio.

L'abitato, eccetto naturalmente le nuove costruzioni, è racchiuso da mura, che mostrano ancora, in più, punti, avanzi di bastioni e di torri; una di queste, poi, è tuttora magnificamente "la torre del re Metabo". Essa orna la porta d'ingresso del paese, chiamata per antonomasia "Porta"; un'altra entrata, e non e ne sono più, si apre nelle mura a mezzogiorno, ed è chiamata "Portella". Nella contrada alta, quella ancora che porta il nome di "Rocca", si notano avanzi di costruzioni che stanno a dimostrare come ivi, nei tempi di mezzo, dovesse sorgere il tetro castello addossato al monte, ove dentro sedeva il Barone selvaggio, quando veniva nel suo feudo, od ordinariamente un suo vicario, o il castellano del Papa. Le vie del paese sono tutte strette, non tortuose, anzi abbastanza regolarmente tagliate; le case o pietra scura o, per lo più di tufo, spesso si apre in alto, su una specie di piccolo terrazzo, chiamato, in dialetto, "cimasa" cui ci si accede per una o due gradinate opposte. Il palazzo baronale dei Colonna (ora sede di una scuola materna intitolata al Cardinale Domenico Iorio, concittadino fondatore) domina, con la sua mole quadrata, imponente, dalle linee semplici e severe, la piazza del paese, bellissima, dalla quale, come da un terrazzo, l'occhio spazia liberamente su di un panorama meraviglioso.

L'olivo ha rappresentato una fonte di reddito importante per l'economia del paese

Due sono le chiese adibite al culto; una,la Collegiale dedicata a Maria SS Assunta in Cielo e una costruzione settecentesca evidentemente elevata sulle mura, forse fatiscenti, dell'antica chiesa medievale, dall'architettura svelta ed elegante, con stucchi finissimi alla trabeazione e alla volta, con artistico altare maggiore dai marmi policromi. Tre grandi e belle tele rappresentanti scene del martirio e della gloria di S. Stefano, protettore del paese, ornano l'interno dell'abside; altri dipinti abbelliscono le pareti e gli altari laterali, l'altra chiesa, anch'essa del settecento, e dedicata a S. Sebastiano di cui esiste una bella statua di marmo; in un altare laterale, dentro una ricca nicchia, è riposta l'altra statua, di un grande valore artistico, di San Rocco, compatrono del paese, dal popolo venerato con fede vivissima. Nel suo insieme Villa S. Stefano presenta un non so che di caratteristico che lo distingue simpaticamente dai paesi vicini, e lascia nel visitatore un ricordo gradevole anche per l'amenità suggestiva dei suoi dintorni, per la salubrità dell'aria e per l'apertura e franca cordialità dei suoi abitanti, che sono di umore gaio e socievole.

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VILLA SANTO STEFANO pag.1 | LOTTA TRA IMPERO E PAPATO pag.2 | TESTAMENTO DI GIOVANNI pag.3 | TURBAMENTI TRA COLONNESI E EUGENIO IV pag.4 | GUERRA DEL SALE pag.5 | TESTAMENTO DI MARCARTONIO COLONNA pag.6 | UOMINI ILLUSTRI DI VILLA SANTO STEFANO pag.7

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