ANEDDOTI DI CACCIA

Incontro con z’ Umbert’ Lombardi agl’ Frainal’

Rubrica di Maurizio Iorio

Era, se ben ricordo, quasi la fine del mese di novembre del 1988, e, una mattina all’alba, mi recai con mio cugino Fernando d’ za Maria a p’stina (Fernando Iorio figlio di zia Maria, la postina del paese) a caccia di tordi in una zona di Villa Santo Stefano denominata i Frainal’  (località Fraginale).

 

Z' Umbert' Lombardi

 

Maurizio con Rex e la "pinguia"

 
 

Alle prime luci iniziò uno "spollo" di bottacci e sasselli veramente eccezionale: e perciò cominciammo a sparare a più non posso. Allora cacciavo ancora con la doppietta di mio padre, una "Beretta Piccione" anno 1952, calibro 12, canne cm 74, strozzature 1-3 stelle, ristrutturata completamente dalla nota casa bresciana nell’anno 1983. Il mio breton "Rex delle Vallate" faceva la spola tra me e mio cugino, per i recuperi dei volatili abbattuti. Giunta una certa ora, Fernando mi chiamò dicendomi che se ne andava in quanto aveva un impegno improrogabile.

Dopo aver abbattuto qualche altro tordo, mi accinsi ad esercitare la caccia alla beccaccia. Non passò molto tempo che, ecco Rex in punta su una bella regina del bosco finita poi nel mio già cospicuo carniere (prima usavo l’appendino, il cosiddetto "lacciolo"). Soddisfatto, m’incamminai verso il casolare di proprietà, come del resto il terreno, della buonanima di Z’ Umbert’ Lombardi. Lui era vicino l’uscio di una cascina e stava accendendo la sua vecchia pipa.

Nel vedermi, mi chiese di togliermi il cappello ed poi esclamò: O fì! Forastier’ nun sì! Dalla mussarola t’narist’ da éssa i figl’ d’ Nucc’ t’Anei! ( -O figlio! Non sei un forestiero! Dal viso dovresti essere il figlio di Stefano di Enea-) Poi, adocchiando il carniere, soggiunse: Che bella pinguia! C’ sta pur’ na beccacciona! Famm’ udè cu che cartuccia la si accisa! (-Che bel carniere a forma di pigna! C’e anche una beccaccia reale! Fammi vedere con quale tipo di cartuccia l’hai abbattuta!-). Presi una corrazzata del piombo 7 e gliela mostrai. La osservò attentamente ed esclamò: P’alla croc’ d’malua che z'ruiola! (letterario: -Per la croce di malva, che maggiolino!- Antica imprecazione dialettale santostefanese di sorpresa.) Non potei fare a meno di ridere per quell’espressione colorita di vecchio dialetto santostefanese.

Quindi mi invitò a bere un bicchiere di buon vino e a gustare delle salsicce di maiale sott’olio. Dopo aver parlato del più e del meno, mi congedai promettendogli: "La prossima volta che vengo qui a cacciare, ti porterò in regalo un pacchetto di tabacco." Sorrise. Dopo avermi dato la mano e detto di portare i saluti a mio padre, si congedò.

28 marzo 2013

 

 Ass. Cacciatori G. Leo

 
 

www.villasantostefano.com

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