RECENSIONE: NOVELLA PARIGINI

Una collezione di dipinti e grafiche del secondo novecento

Novella Parigini è nata a Chiusi (Siena) nel 1921, da una nobile famiglia senese. Dopo il diploma conseguito all'Accademia di Belle Arti di Parigi, nel 1954 si reca a New York, dove allestisce grandi mostre recensite dai più importanti rotocalchi americani. Nel 1962, su commissione del Presidente John F. Kennedy, realizza la figura di Cristo per una chiesa del Texas. Nel suo studio di via Margutta sono passate le maggiori personalità della cultura mondiale, quali Sartre, De Chirico, Fellini, Dalì. Le Poste Francesi le hanno dedicato un francobollo riproducente un suo dipinto. Muore a Roma nel 1993.

Le sue opere sono custodite nelle più importanti collezioni pubbliche e private.

Presentare Novella Parigini significa richiamare un luogo della memoria in cui appare come in una visione felliniana una pagina della Roma che fu, la Roma dolce di via Veneto, dei temerari sorpassi di Gassman e, inevitabilmente, degli artisti funamboli di via Margutta. La Parigini ha saputo cavalcare l'italica tigre del dopoguerra fino a divenire il mito di se stessa, trasferendo nella sua pittura fantastica, nei suoi fumettoni occhiuti, una dimensione pseudo-bambina di chiara matrice sensuale. Le sue semplificazioni estreme al limite dell'imbarazzo dei benpensanti se da una parte ci hanno distratto con l'alibi del colorato sogno di una adolescenza procrastinata, dall'altra ci hanno rivelato una singolare forza di seduzione e di fascino, specchio a suo modo di un'epoca culturale ricca di passioni in cui tutto costituiva pretesto - in una capitale ridanciana e festaiola - per allestire il teatro della vita. Le creature surreali della Parigini, metà gatto e metà dive americane, hanno illustrato e vitalizzato quella stagione irrepetibilmente creativa. Attorno ad ella, la corte degli intellettuali di palato fino (quali i Sartre, i Cocteau) e degli artisti delle avanguardie storiche, primo fra tutti Dalì. Questa rassegna vuole rivisitare quel sogno dove tutto sembrava più straordinario, meno banale, ed i maestri d'arte erano sicuri riferimenti dei pensiero e paladini del gusto estetico.

Giancarlo Bonomo - luglio 2004

 

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