Della banda di Pasquale Tambucci, detto il Matto, formata da una quindicina di briganti, quasi tutti vallecorsani, faceva parte anche il santostefanese Domenico Rossi, soprannominato "il Cotto".

Il Cotto era sposato con Maria Chiara Pagliei (1777-1828) e nel 1811, mentre la donna stava recandosi a Frosinone, il brigadiere Cappucci, un brutto ceffo che, protetto dalla divisa, si comportava peggio dei briganti, aveva tentato di violentarla ("le mise le mani addosso"). Venuto a conoscenza del fatto Domenico Rossi decise di vendicarsi uccidendo il brigadiere, ma fu fermato dal suo capobanda con la rivelazione che il vero ispiratore delle azioni criminose del Cappucci a Santo Stefano, in primis lo scannamento in carcere di quattro parenti di contumaci, era sempre stato il Maire Francesco Passio.

A questo punto, come ci racconta Pietro Masi, il Cotto "partì tutto solo, bramoso di vendetta" e il 23 ottobre 1811, avendo saputo che il Maire recatosi a Frosinone, sarebbe tornato nel pomeriggio, si appostò poco fuori dal paese, in località le Piagge e quando vide arrivare Passio, circondato da una ventina di uomini, gli tirò una schioppettata uccidendolo. La scorta temendo di trovarsi nel mezzo di un attacco brigantesco, si dileguò.

Località le Piagge

Nel 1814 il Cotto, ottenuta l’amnistia fece ritorno a Santo Stefano dove, però, continuò a comportarsi da prepotente "uno degli amnistiati, che oltra ad essersi reso debitore di varie mancanze, veniva ad impedire un matrimonio ad un tal Pellegrini, che erasene perciò fuggito per non essere ammazzato; fu impedito anche al parroco di farne le pubblicazioni".

La carriera di brigante di Domenico Rossi, "il Cotto", ebbe fine nell’ottobre del 1814 quando lui stesso e due suoi fratelli rimasero uccisi nel corso di uno scontro a fuoco contro una squadra inviata dall’Uditore generale di Ceccano, Egidio Pozzi, e comandata dal Cappucci.


 

27 settembre 2010

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