Premessa dell’Autore | Nascita e primi studi | Il seminario | Il ministero pastorale a S. Stefano | Un’accusa atroce ed una carcerazione ingiusta | La nomina ad arciprete curato | Il periodo fascista | La visita pastorale del vescovo mon. Tommaso Leonetti del 1946 | Il declino fisico e la morte | Note | Galleria fotografica

 

IV Quaderno di Storia Santostefanese - Edito nel 2013

Carlo Cristofanilli

Mons. Amasio Bonomi

(Il Don Bosco di Villa S. Stefano)

 

 

PREMESSA

Con grande onore ho accettato di tracciare la figura e le opere dell’indimenticabile mons. Amasio Bonomi. Anche se nato a Ceccano, considero Villa S. Stefano come una seconda patria, avendo trascorso parte della mia prima infanzia presso mia zia, Bruni Marianna Vincenza " za Vincenzina la ceccanese" per gli abitanti di Santo Stefano, moglie di Angelo Iorio e madre di Armando e Antonio.

Durante la guerra S. Stefano fu il mio rifugio.

Le suore del Preziosissimo Sangue, con Suor Maria Alfano, Suor Armida e sorella Venerina mi accolsero volentieri presso di loro.

Ho così potuto conoscere da vicino don Amasio, del quale facevo il chierichetto, ogni qual volta scappavo da Ceccano o durante le vacanze estive, divertendomi con gli altri ragazzi a fare grandi scivoloni presso il fossato, con la paura di essere visto da zia, la cui abitazione dava sulla piazza.

Don Amasio rappresentava per me, quella figura paterna che non avevo potuto avere, avendo perduto all’età di circa un anno mio padre, durante la guerra, nella battaglia navale di Pantelleria.

Don Amasio mi coccolava, mi proteggeva, mi insegnava tantissime cose, tra le quali le vite dei Santi.

Suor Armida, per conto di mia zia, mi aveva intagliato una magnifica cotta, che indossavo durante le funzioni e le processioni che si svolgevano in Santo Stefano.

Quache volta in sacrestia si chiacchierava prima delle funzioni, sopportando i rimbrotti di " za Marietta" la sagrestana. Ma quando entrava don Amasio si faceva assoluto silenzio.

Solenni le funzioni celebrate da don Amasio, con tutto il popolo che cantava guidato dal suono maestoso dell’organo Catarinozzi, suonato con maestria dall’organista.

Ho trovato nei vari archivi consultati, documenti inediti su don Amasio, che qui riporto volentieri, per meglio chiarire la sua poliedrica figura.

Un ringraziamento va all’Amministrazione tutta di Villa S. Stefano, per aver voluto realizzare questo quaderno e a tutti gli amici che mi hanno aiutato nel lavoro di ricerca.

Carlo Cristofanilli

Nascita e primi studi

Amasio Bonomi nasce a Villa S. Stefano il 12 settembre del 1874, alle ore 20, dal signor Giuseppe, del fu Francesco e dalla signora Giuseppina Panfili di Enrico, primo figlio, seguito poi dai fratelli: Vittorio Pio, Berenice, Antonia , Geltrude, Ida e Filiberto.

Il giorno seguente fu battezzato, nella chiesa di S. Maria, dal reverendo don Luigi Bonomi e gli vennero imposti i nomi di Amasio e Policarpo. I suoi padrini furono il signor Cesare Perlini e Mariangela Bonomi del fu Francesco.

Il certificato di battesimo porta la sottoscrizione di don Baldassarre Perlini in qualità di economo delle cura arcipretale.(1)

Fin dalla nascita si mostrò un bimbo di buona salute, vispo ed intelligente.

Dalla mamma Giuseppina apprese le prime nozioni del buon vivere e della vita cristiana.

Fanciullo, ed in età scolare, frequentò la scuola elementare del paese assieme ai suoi coetanei, con impegno e profitto, girovagando e giocando per le vie e sporcandosi di terra presso il fossato, dove i fanciulli si divertivano a scivolare.

 

 

Il seminario

Certamente gl’insegnamenti materni avranno influito alla nascita della sua vocazione sacerdotale.

Il 2 novembre del 1888, all’età di quattordici anni, entra nel seminario vescovile di Ferentino, gestito dai Gesuiti, dove frequenterà con successo il terzo, quarto e quinto ginnasio, il primo e secondo anno di filosofia e il primo anno di teologia.(2)

Il 22 dicembre, dello stesso anno, riceve, nella cattedrale di Ferentino, da mons. Pietro Facciotti, vescovo diocesano, la prima tonsura. Il 17 dicembre del 1892 riceve dal medesimo vescovo, gli ordini minori dell’ostiariato e del lettorato.(3)

Ricevuti questi primi ordini minori il giovane seminarista entra in crisi e, come si legge in una nota posta sull’unico registro concernente i seminaristi, lasciato dai Gesuiti e conservato presso l’archivio del suddetto seminario, l’11 marzo del 1894 "

Lasciò il seminario perché convinto di non avere la vocazione". Segue a matita una nota postuma " arciprete di Villa S. Stefano".(4)

L’uscita dal seminario all’età di venti anni fu causata da una forte crisi esistenziale che spesso colpiva i seminaristi, ma non solo questi.

In paese si vociferava che la crisi fosse dovuta all’infatuazione che il giovane Amasio avrebbe avuto con una sua stretta parente, ma a questo proposito non abbiamo alcuna certa documentazione.

Sta di fatto, anche con l’aiuto della madre, il giovane riuscì a mettere ordine alle proprie idee, rientrò nel seminario e proseguì i suoi studi ecclesiastici.

Il 24 dicembre del 1898, riceve dal nuovo vescovo di Ferentino Domenico Bianconi di Priverno, il suddiaconato, cerimonia che il vescovo celebra nella chiesa delle monache di S. Chiara in Priverno.(5)

Finalmente il 18 marzo del 1899, in una solenne cerimonia svoltasi nella cattedrale di Ferentino, il vescovo Bianconi consacra il nostro don Amasio diacono e presbitero.(6)

 

 

Il ministero pastorale a S. Stefano

Novello sacerdote don Amasio viene inviato dal vescovo nel suo paese nativo come coadiutore dell’anziano parroco don Giuseppe Felici. Qui aiuta il parroco nell’amministrazione dei sacramenti e nelle varie attività parrocchiali, dimostrando le sue innate capacità, per circa dodici anni, ricoprendo la carica, nel 1910, di vicario curato ed in seguito di economo parroco. Ne troviamo conferma negli atti di battesimo del luglio 1910 in cui si sottoscrive: " vicarius - coadiutor - vicarius curatus" (7)

E’ giovane e il suo zelo apostolico lo porta a fondare vari sodalizi religiosi tra i quali spicca quello in onore del Sacro Cuore, attività non sempre apprezzate dal vecchio parroco, contrario ad ogni innovazione.

 

 

Un’accusa atroce ed una carcerazione ingiusta

Nel pacifico paese di Villa S. Stefano avvenne un fatto delittuoso, un cugino di don Amasio, Augusto Bonomo, padre di sette figli, durante un litigio uccise Luigi Popolla.

Il brigadiere dei carabinieri di Giuliano accusò don Amasio di essere stato l’istigatore, anzi il mandante, come vedremo in seguito dai documenti, da me rinvenuti presso l’Archivio Colonna, le indagini del brigadiere miravano ad una sua personale vendetta verso il sacerdote che in un recente passato lo aveva redarguito in pubblico per il suo comportamento immorale.

Occorre subito far notare che nonostante le ingiuste accuse riversate contro il sacerdote tutto il popolo di Villa S. Stefano, fatta qualche eccezione di parte, trepidava per lui e lo difendeva e si auspicava che la verità venisse finalmente fuori.

Secondo quanto relaziona don Amasio al vescovo, che lo sostenne fin dal principio, perfino il decrepito parroco credette alla sua colpevolezza, assieme al sindaco.

Don Amasio per quattro mesi fu detenuto in carcere, quindi fu prosciolto, avendo la magistratura, in camera di consiglio, riconosciuto il delitto compiuto dal cugino, come atto non premeditato ma d’impeto.

Nel suo ritorno a Villa il sacerdote fu accolto da una folla festante che lo portò in trionfo fino alla sua casa.

Finalmente la sua innocenza era stata riconosciuta e in seguito fu eletto a consigliere comunale ed assessore, sostituendo il sindaco, dott. Matteo Bonomo, spesso assente per motivi della sua professione, essendo medico condotto in Sonnino.

 

 

La nomina ad arciprete curato

Il 12 novembre del 1912 moriva il vecchio arciprete don Giuseppe Felici, restando vacante il beneficio arcipretale, juspatronato di Casa Colonna.

Occorre a questo punto precisare che i Colonna, come anche altri signori feudali, avevano l’antico diritto e privilegio di nominare direttamente i parroci o altri ecclesiastici ai vari benefici connessi con le numerose chiese ricadenti nei loro feudi, i vescovi in seguito emanavano le relative bolle di nomina. (8)

Come di consueto si mise in moto la procedura per la nomina del nuovo arciprete.

Furono messi gli avvisi nei quali veniva indetto il concorso, per la vacante arcipretura, davanti alla porta della chiesa di S. Maria di Villa S. Stefano e a tutte le porte delle parrocchie della diocesi di Ferentino.

L’undici dicembre, del medesimo anno, il vescovo di Ferentino, mons. Domenico Bianconi, così scriveva al principe Colonna:

 

"Vescovado di Ferentino 11 Decembre 1912

Eccellentissimo Signor Principe

Mi pregio rimettere all’E.V. illma la testimoniale in favore del Sacerdote D. Amasio Bonomi di Villa S. Stefano, aspirante all’arcipretura di quel paese.

Egli è l’unico sacerdote che io mi permetto raccomandare all’E.V. perché da oltre 12 anni esercita il ministero in quel paese, di cui si è reso assai benemerito per zelo e per non poche fiorenti istituzioni da lui stesso fondate ed assistite. Né basta: resosi, or son due anni, impotente l’arciprete Felici testè defunto, egli ne ha fatto con ammirevole soddisfazione le veci in qualità di vicario curato ed anche ora regge quella parrocchia come economo-parroco. Si aggiunga che egli è senza eccezione il più accetto a quella popolazione.

Ed è perciò che anche se altri intendesse concorrere a quel posto, nessuno potrei raccomandare meglio del Bonomi.

Voglio quindi sperare che l’E.V., tenendo conto di questa mia raccomandazione, sarà senz’altro per favorirlo, ed in questo modo si darà un meritato premio al Sacerdote operoso, e si provvederà il paese di un arciprete-parroco attivo e zelante.

Con senso di profondo ossequio passo all’onore di confermarmi

Dell’E.V. Illma

Umo e devmo servo

+ Domenico Bianconi

Vescovo di Ferentino"(9)

 

 

Il principe, Don Marcantonio Colonna, da Roma, il 23 dicembre, del medesimo anno, fa preparare la seguente minuta di nomina:

" Vacando, per la morte del M.R. don Giuseppe Felici, il Beneficio Arcipretale- Curato di S. Maria in Villa S. Stefano, Diocesi di Ferentino, la cui nomina per antico juspatronato, spetta a Noi, come Capo della Famiglia Colonna, ed informato dall’Illmo e Rmo Mons. Vescovo di Ferentino dei costumi, della scienza ed idoneità del M.R. don Amasio Bonomi di Villa S. Stefano, in virtù del Nostro Juspatronato e della presente Lo nominiamo ad suddetto Beneficio Arcipretale Curato di S. Maria in Villa S. Stefano, con l’obbligo di adempiere tutti gli oneri ad esso inerenti e Lo presentiamo al prelodato Illmo e Rmo Mons. Vescovo di Ferentino, pregandolo che secondo le disposizioni del S. Concilio di Trento, gliene spedisca la Bolla della Istituzione Canonica, con fare in essa espressa menzione del Nostro Juspatronato, che oltre al giusto ce ne farà piacere accettassimo, e con ingiungergli di mandarci la fede autentica del conseguito possesso.

Roma li 23 Decembre 1912

D. Marcantonio Colonna" (10)

 

 

Il primo gennaio del 1913 il vescovo Bianconi così scrive al segretario del principe Colonna:

" Vescovado di Ferentino 1 gennaio 1913

Gent.mo Signor d. Ercole

Una lieve indisposizione buscatami ieri l’altro, dopo un’intensa flussione con discarico m’impedisce di recarmi costà domani. Spero liberarmene presto per poter venire subito dopo l’Epifania.

Intanto vi scrivo per dirvi che vi è solo una famiglia interessata, poiché è parente dell’altro aspirante, va usando di quelle armi, spuntate già, quali sono le accuse contro il Sac. Bonomi.

Qui è risaputo vi si riderebbe parecchio, indovinando tutti donde e perché vengono esumate cose vecchie e sfatate.

Il Bonomi non solo in Villa S. Stefano ma in tutta la diocesi e paesi limitrofi gode ottima fama di sacerdote integerrimo e di zelo veramente sacerdotale checché ne pensi la famiglia interessata a voler un altro affatto estraneo al paese e agli interi feudi che ha in diocesi la Casa Colonna.

Del resto da un’accusa rievoca piuttosto un titolo di benemerenza del Bonomi, il quale pel suo zelo fu vittima dell’odio che covava contro di lui un Brigadiere dei carabinieri, accusato dal Bonomi presso i superiori d’una tresca con una donnaccia, con scandalo enorme di quella buona popolazione.

L’odio del brigadiere trovò un pretesto nel vincolo di parentela tra l’omicida e il prete odiato… ma questo la giustizia, in camera di consiglio, smascherò l’odio settario del non benemerito militare e il Bonomi trionfò col plauso di tutti i suoi conterranei.

La seconda accusa non ebbe mai tanto meno ora, serio fondamento, mentre i ricorsi contro l’amministratore del tempo partivano, come accade sempre nei piccoli paesi da ogni parte dell’opposizione.

Cose di oltre dodici anni fa.

La terza poi è pur falsa di pianta e questo rispondendo alla realtà della situazione.

L’intera popolazione si ribellerebbe invece ove, in luogo del Bonomi, si imponesse un altro, o peggio ancora il noto aspirante.

Questi ad ogni modo, lo ripeto, non è atto, non fa per quel posto.

Infine sono io che l’ebbi in seminario, che l’ordinai e che ora lo seguo attentamente all’opera, e verrà quindi a suo tempo l’ufficio, il posto cui, conducendosi bene, avrà meritato, pel quale io lo giudicherò atto.

Mi spiace di doverla annoiare per cotali cose, ma: un po’ per uno.

Ella se crede, potrà riferire questa mia a S.E. il Sig. Principe, cui prego presentare i miei ossequi, mentre ringraziando la S.V. delle mie continue premure per quest’affare passo a confermarmi.

Suo servitore

+ D. Bianconi

Vesc.o di Ferentino" (11)

 

 

Sempre il primo di gennaio, da Villa S. Stefano, il vicario foraneo, don Baldasarre Perlini, invia la seguente lettera al vescovo Bianconi:

" Eccellenza Rma

A volta di corriere m’affretto rispondere alla sua pregiatissima in data 29 scorso mese.

Comunicherò al sig. Felici la risposta di V.E. e procurerò di fargli comprendere la giustezza delle sue osservazioni.

Circa poi la nomina ad Arciprete Parroco di don Amasio, debbo e per ragione del mio ufficio, e in coscienza dichiarare alla prelodata V.E., che la Popolazione intera attende con viva ansietà che si verifichi tale nomina. Egli ha esercitato con vivo zelo il Ministero sacerdotale, anzi di fatto Parrocchiale, e tutti ne sono rimasti sempre soddisfatti.

Si capisce che non mancano gli invidiosi e quelli che per basse e turpi mire cercheranno di ostacolarlo, ma di questi che saranno letteralmente tre o quattro,

conviene prendere quelle considerazioni che meritano, non avvenendo la nomina, io credo che molti disordini, e molto danno avverrebbe, specialmente nelle associazioni fondate dal Bonomi che raggruppano quasi tutta la cittadinanza.

Con i migliori di Felicità per il nuovo anno le bacio il S. Anello, le chieggo la S. Benedizione, e sono sempre di V. E.

Um.o, obblig.mo servitore

Perlini don Baldasarre Vicario Foraneo

Villa S. Stefano 1° gennaio 1913". (12)

 

 

Il cinque gennaio, del medesimo anno, don Amasio invia al vescovo Bianconi la seguente lettera con la quale fa il punto di tutte le sue vicende passate:

" Eccellenza Reverendissima

Vorrà scusarmi se ho tardato a rispondere al Suo Espresso di giorni indietro. Era mia intenzione di recarmi a Frosinone per leggere la sentenza del triste processo; ma le solennità religiose succedentisi, a brevissimo intervallo, mi hanno trattenuto forzatamente in paese.

Nessuna meraviglia, per le accuse che mi si fanno, poiché esse partono da persona malevola ed invidiosa dell’altrui bene, il cui zelo non si ispira ai mutamenti religiosi della Parrocchia.

Risponderò il più brevemente che mi è dato.

1° Ė vero, fui carcerato quattro mesi, in seguito all’omicidio di Luigi Popolla, requiescat, sotto l’accusa non di una complicità qualsiasi, ma di istigatore anzi di mandante.

Ė bene ricordare che, ordinato sacerdote, capitai qui, quando i partiti, già per lungo tempo accaniti, prendevano una forza più disgustosa e violenta. Prova ne sia il mio desiderio espresso a V.E. e a voce e per lettera, nel 1900, d’avere il discessit per altre terre, motivando la mia istanza, con le ragioni in argomento. Il che mi fu sempre negato.

Portato dal Gruppo Popolare, che mi ha sempre stimato ed amato, all’Amministrazione Comunale cercai calmare gli animi, riconciliare le parti.

Il mio atteggiamento doveroso, umano e giusto non poté resistere all’impetuosa corrente torbida: le ire si scatenarono contro di me ed allora si cercò di demolirmi, d’annientarmi.

Solo, giovane ancora e inesperto della vita, uscito da poco dal Seminario, ignaro della perfidia degli uomini, rimasi vittima, bramata dai miei soli avversari e creduto capace del nefando delitto che a base della più ampia camorra furiosamente, spietatamente mi si attribuì.

Il Sindaco, il Parroco, requiescat, il Brigadiere che io stesso avevo rimproverato

di aver corrotto e resa incinta una giovane di qui, mi erano contrari, avevano giurato

di soppiantarmi e così fu.

L’omicida era un mio cugino, padre di sette figli, quindi si ricorse al complotto. L’istigatore, il mandante era un Prete! Lascio immaginare a V.E. le torture, i vituperi, l’obbrobrio di cui mi oppressero. Al solo ricordo una dolorosa malinconia mi assale.

Fui prosciolto in Camera di Consiglio non so precisamente sotto quale rubrica: quella sera che vennero a scarcerarmi non mi dissero nulla, né ho avuto più desiderio di saperlo.

Del resto la Corte d’ Assise nel giudicare mio cugino escluse in lui la premeditazione e lo condannò, nonostante le reticenze e le falsità dei testi, a soli undici anni che poi per la sua ottima condotta furono ridotti a nove ed ora, da un anno, è ritornato in famiglia.

Ammesso e provata la premeditazione per lui erano 30 anni di dura carcerazione.

Se il delitto non fu premeditato, come io avrei potuto ispirarlo, rafforzarlo, anzi comandarlo?

2° Come ho detto di sopra, portato consigliere, nell’Amministrazione Comunale, nelle critiche note circostanze, fui eletto, per volontà del popolo, assessore.

Il Sindaco dott.r Bonomo, medico in Sonnino, era questi sempre assente: gli altri della Giunta, contadini, non si facevano mai vedere nel municipio: Il Popolla con il Segretario avevano preso il sopravvento e facevano e disfacevano a loro talento. Per la firma della Posta, ordinariamente si rivolgevano a me.

Una mattina tra le altre carte, mi fu presentata una lettera al Procuratore del Re per le rivendicazioni d’alcuni pretesi diritti manomessi dagli ex- Amministratori, tra i quali si nominava il Sindaco d’allora, mio nonno di b.m.

Per dar prova del mio alto disinteresse in omaggio all’imparziale giustizia, perché sicuro della correttezza di mio nonno, fatti questi rilievi, firmai la carta. Ė un delitto questo?

3° Mi si accusa di violento, di perturbatore, proclive alle denunzie anonime. Ma come? Con quali documenti? Non ho mai tradito, grazie a Dio, la mia missione di sacerdote. Tutti in paese e fuori mi conoscono e la parte migliore del paese mi stima, ed è in ottimi rapporti con me.

4° Da molti anni sono effettivamente Parroco; tutto il popolo ha corrisposto con entusiasmo alle mie iniziative, ai miei desideri nell’esercizio del ministero e tutto il popolo, tengo a dichiarare a V.E., non può concepire che possa farsi altro nome che non il mio, nella nomina, del successore al Parroco defunto. Ma dice di più.

Comprenderà che per me è questione di vita o di morte.

Ossequiandola con sincera stima: Le bacio il S. Anello.

Dev.mo Um.o Servo

Don Amasio Bonomi

Villa S. Stefano 5 gennaio 1913". (13)

 

Finalmente, messi a tacere i denigratori, il vescovo si preoccupa della parte economica da dare al novello arciprete, cosa che spettava al principe Colonna . Così, il 13 gennaio, del medesimo anno, scrive al principe:

" Ecc.za

A carico del Sac. D. Amasio Bonomi da V. E. presentato nel vacante beneficio parrocchiale di Villa S. Stefano stimo opportuno imporre un’annua pensione di £. 200 da mettere a disposizione dell’Ordinario e da erogarsi sempre a beneficio della chiesa Parrocchiale e pel miglior servizio della medesima.

Prego pertanto l’E.V. a volermi significare con cortese sollecitudine il suo parere che voglio augurarmi favorevole.

E con tutta ossequiosa stima godo protestarmi

Di V. E.

Dev.mo obblig.mo servo

+ D. Bianconi

Vescovo di Ferentino". (14)

 

 

Sollecitamente, in data 19 gennaio, il principe Colonna risponde al vescovo Bianconi, con la seguente lettera:

" Ill.mo e Rev.mo Monsignore

In risposta alla lettera inviatami dalla Signoria Vostra Ill.ma e Rma mi pregio comunicarle che, come Patrono del Beneficio Arcipretale Curato di S. Maria in Villa S. Stefano, per quanto mi riguarda acconsento ben volentieri a che sul detto Beneficio sia imposta un’annua pensione di lire duecento, da mettersi a disposizione dell’Ordinario, e da erogarsi sempre a favore della chiesa parrocchiale, pel migliore servizio della medesima.

E con i sensi di profonda stima e d’ossequio mi dichiaro

Della S.V. Illma e Rma

D. Marcantonio Colonna

Roma li 19 gennaio 1913" (15)

 

 

Bolla di nomina ad arciprete-parroco di Don Amasio Bonomi emanata dal vescovo di Ferentino Domenico Bianconi.

Asceso, finalmente, alla carica di arciprete parroco don Amasio mise tutto il suo impegno pastorale al servizio della sua gente, creando una palestra per i giovani all’interno dell’incompiuta chiesa di S. Pietro, oggi trasformata in Auditorium, fondando altresì una banda musicale.

Frattanto altri pericoli, come fosche nubi, andavano addensandosi sul suo apostolato, pericolo rappresentato dalle ideologie fasciste. (16)

 

 

 

Il periodo fascista

L’avvento del Fascismo in Italia aveva in un primo momento ottenuto il consenso dalla maggior parte degli italiani. Gli ideali di giustizia sociale, di moralità, di famiglia avevano fatto ben sperare ad un avvenire migliore, ma ben presto il Fascismo si rivelò per quel che in effetti era: una dittatura.

A Villa S. Stefano le idee fasciste attecchirono facilmente ma quasi subito si scontrarono con quelle del parroco don Amasio.

Le numerose attività pastorali del parroco, specialmente fra i giovani, furono mal viste dai fascisti e ne derivò una vera e propria lotta per delegittimarlo.

Due erano particolarmente le cose che facevano infuriare il segretario politico del fascio, nonché sindaco, il cavaliere Pompeo Leo, l’aver don Amasio una propria banda musicale e l’aver fondato un gruppo giovanile chiamandolo " Giovane Italia", di mazziniana memoria e un altro circolo per i più piccoli, che aveva intitolato a Don Bosco.

Troviamo conferma dei due circoli nella lapide fatta inserire, il 18 maggio 1920, all’interno dell’incompiuta chiesa di S. Pietro, da don Amasio adibita a palestra, in ricordo dei giovani Lucarini Stefano e Zomparelli Angelo, caduti durante la guerra 1915-18.

Lo scontro si fece più duro nel 1924, ne troviamo conferma nei seguenti documenti inviati al vescovo di Ferentino, mons. Alessandro Fontana, il 10 luglio del 1924:

" Comune di Villa S. Stefano 10 luglio 1924

Gabinetto del Sindaco

Eccellenza

Riservata

Personale

Le rimetto l’ordine del giorno votato dal Direttorio Fascista e dalla giunta municipale perché prenda i provvedimenti che crederà più opportuni.

Le ricordo la promessa fattami nella mia visita all’E.V. specie per quanto riguarda il controllo sulle Associazioni erette dal Parroco.

A malincuore devo constatare che nonostante tutto, la lotta si è inasprita maggiormente a causa del Parroco.

Con ossequio

Cav. Leo Pompeo

Sindaco"

 

"Villa S. Stefano

L’anno millenovecentoventiquattro, sei del mese di luglio si sono riuniti il Direttorio della locale Sezione Fascista nelle persone dei Signori: ins. Bolognini Iginio, ins. Ruggeri Giuseppe, Zomparelli Antonio e Lucioli Stefano e la Giunta Municipale nelle persone dei Signori: ins. Bolognini Raimondo, Bonomo Filippo, Ruggeri carlo e Lucarini Severino. Presiede la riunione il Segretario Politico del Fascio e Sindaco sig. Leo cav. Pompeo.

Il Presidente espone la situazione politica aggravatasi per opera principalmente, se non unicamente, del Parroco don Amasio Bonomi e dei suoi aderenti i quali dopo il deprecato assassinio dell’on. Matteotti, come quelli che in mala fede si dicono italiani e che mal sopportano il Fascismo e non avevano ragione di schierarsi contro di esso apertamente, si sono serviti di tale fatto per mettere in esecuzione un piano da tempo preparato.

Gli radunati

Facendo seguito alle deliberazioni già prese dal Direttorio, nelle quali si segnalavano e si stigmatizzavano gli atteggiamenti e le ingerenze politiche del Parroco Don Amasio Bonomi, fanno presente che questi apparentemente accettava ( ed i fatti lo comprovano) le proposte di pacificazione pubblicamente esprese dall’attuale Amministrazione e dal Fascio, per oggi levare le armi contro questi, credendolo disgregato ed annientato.

Difatti, dopo aver preso accordi col comitato per l’inaugurazione del Parco delle Rimembranze, faceva sapere, a mezzo di sue creature, per ragioni solamente oggi spiegabili, delle difficoltà tanto che l’inaugurazione stessa dovette essere rimandata.

Oggi aggrava la situazione, facendo consigliare le dimissioni della Milizia V.S.U. a giovani che accoglie poi nel proprio Circolo " Giovane Italia" esponendo i predetti militi a sanzioni disciplinari non lievi e calpestando un patto scritto nel quale si stabiliva libertà d’iscrizione dei soci della " Giiovane Italia" al Fascio e dei Fascisti alla " Giovane Italia".

Quest’atteggiamento inqualificabile del Bonomi ha provocato disgusto e risentimento del Direttorio e dell’Amministrazione Fascista che mai si sono ingeriti nella sua attività sacerdotale ed ha portato anche dissapori e discordie in alcune famiglie, che, amovendo la tranquillità e la pace, si trovano oggi discordi nel dover prendere un atteggiamento piuttosto che un altro.

Fatti questi riprovevoli a dei liberi cittadini, ma specialmente ad un sacerdote ed ad un Parroco il quale dovrebbe avere il dovere non di farsi stimolare per raggiungere la concordia, ma dovrebbe egli stesso evitare qualsiasi motivo di dissenso, facendosi promotore di pacificazione.

Tanto il Direttorio Fascista, quanto la giunta comunale, visto che non è stato possibile distorglielo dal suo atteggiamento ostile verso l’attuale Amministrazione e verso le altre, nelle quali nessuno della sua famiglia e dei suoi aderenti potesse spadroneggiare e verso Associazioni e Circoli che non facevano capo a lui, di dichiarano pronti unanimemente a sostenere la lotta dal parroco ingaggiata ed a vagliare benché a malincuore, anche la sua attività religiosa.

Il Sindaco

Segretario Politico del fascio

Leo Pompeo

Il Direttorio La Giunta Municipale

Giuseppe Ruggeri Bonomo Filippo

Igino Bolognini Raimondo Bolognini

Zomparelli Antonio Carlo Ruggeri

Lucioli Stefano Lucarini Severino"

 

 

Le rimostranze dei fascisti contro l’arciprete non si placano tanto che il 26 luglio si riunisce l’assemblea generale della sezione del fascio, deliberando il seguente ordine del giorno:

" L’Assemblea generale della Sezione del P.N.F. di Villa S. Stefano con l’intervento della Società Concertistica " Umberto di Savoia", riunita in seduta straordinaria;

Sentita la relazione del Direttorio: Considerato che tanto il Direttorio quanto l’Amministrazione Comunale e le Autorità Politiche e Militari dettero adito ad onorevoli accordi che gli avversari non solo non vollero raccogliere, ma che ānno intensificato maggiormente la lotta.

Considerato che questa ignobile lotta è diretta maggiormente contro il cav. Uff.e Pompeo Leo sol perché Segretario Politico e maggiore esponente di questo fascio e dell’Amministrazione comunale della quale riveste la carica di Sindaco, tanto è vero che fu danneggiato nei suoi interessi personali privati mettendolo nelle condizioni di dover abbandonare l’impiego come Ispettore presso la Compagnia Singer che si prestò al gioco dell’ibrido connubio Prete- Massone.

Considerato che attualmente gli avversari sono scesi a basse e luride calunnie contro lo stesso Segretario Politico servendosi vilmente dell’anonimo e di qualche persona la cui immoralità è troppo notoria;

Considerato che l’ordine è già da troppo tempo turbato dall’aperta campagna che il parroco D. Amasio Bonomi, avvalendosi della sua veste e sostenuto da pochi ed interessati seguaci già noti alle Autorità e dei quali alcuni esplulsi da questo fascio a sferrato contro la società concertistica " Umberto di Savoia" appunto perché fascista;

Considerato che per le prossime feste popolari, per antica tradizione diretta dall’Amm.e Comunale, solamente quest’anno il Parroco Bonomi sta svolgendo un’azione anche dall’altare di ostruzionismo al solo scopo di danneggiare la società concertistica e di creare ibrarazzi alle Autorità che più volte l’hanno richiamato al dovere;

tenuto conto che i suoi atti suonano provocazione mentre dovrebbero essere informati a spirito di amore e di concordia;

riaffermando la sua incondizionata fiducia al Segretario politico Cav. Uff.e Pompeo Leo la cui onestà è troppo nota per essere macchaita da simili calunnie e plaudendo al modo virile nel quale il Direttorio sostiene la lotta scatenata dagli antifascisti:

Chiede

1° L’allontanamento del Parroco d. Amasio Bonomi perché non risponde agli scopi del suo ministero e perché porterà a sicuro conflitto questa popolazione, specie nelle prossime feste del 14, 15 e 16 Agosto.

2° Lo scioglimento della Musica tenuta dal Parroco al solo scopo di combattere l’Amm.ne Comunale ed il Fascismo dal quale ha ricevuto immeritati benefici, prima che si abbiano a registrare fatti luttuosi.

Villa S. Stefano 26 luglio 1925"

 

Come si vede chiaramente dai suddetti documenti lo scopo dei fascisti era quello di liberarsi da quello scomodo parroco.

Il vescovo Bianconi, che tanto stimava don Amasio, certamente avrà consigliato il sacerdote a cedere sul concerto bandistico, in modo da togliere in mano dei fascisti uno dei motivi principali del dissidio. Arriviamo così al 13 agosto del 1925 quando don Amasio incarica il fratello a presenziare alla riunione comunale, rimettendo nelle sue mani la rinuncia al concerto:

" Nella sede del Comune oggi 13 agosto millenovecento venticinque si sono riuniti l’ispettore del Fascio sig. Teofilo Panici, il sindaco segretario politico cav. Uff. Pompeo Leo, gli assessori Bonomo Filippo, Bolognini Raimondo, i membri del direttorio Ruggeri Giuseppe, Bolognini Igino, Bonomo Vincenzo, Anticoli Zenobio ed il cons. avv. Ermete Bonomi in rappresentanza del fratello molto reverendo Don Amasio Bonomi; per discutere circa la situazione locale.

Giusta gli accordi prezsi il giorno 12 corrente mese alla presenza del sig. Sotto Prefetto e del sig. capitano dei RR.CC. si decide di redigere il presente verbale.

L’avv. Sig. Ermete Bonomi dichiara a nome di suo fratello che siccome può sembrare che una delle cause di dissidio nella popolazione di Villa S. Stefano possa essere l’esistenza del concerto dall’arciprete stasso mantenuto, mentre riafferma i principi di devozione alla Patria ed al Governo Nazionale Fascista, da oggi scioglierà detto concerto intendendo con ciò di fare opera di pacificazione nell’interesse del paese.

Dichiara inoltre che per quanto riguarda il locale denominato S. Pietro e vecchio ossario egli rimette ogni decisione in proposito all’autorità ecclesiastica competente rapresentata da Sua eccellenza mons. Vescovo di Ferentino.

I presenti rappresentanti dell’Amm.e Comm.e della locale sezione del partito fascista si dichiarano lieti della decisione presa spontaneamente dal reverendo arciprete don Amasio Bonomi e riconoscendo le sue doti di attività e di sincero interessamento per la educazione nel popolo coi suoi belli ideali di Religione e Patria, contano che vorrà egli associarsi ancor più efficacemente all’opera educativa che attraverso l’istituzione dei balilli e avanguardisti che la locale sezione del Fascio ha intenzione di espletare e va espletando.

I rappresentanti del partito si riservano di dare comunicazione del presente verbale all’assemblea perché ne prenda atto e conferma.

Fir.to Leo Pompeo

Bonomi don Amasio parroco

Ermete Bonomi

Bonomo Filippo

Bolognini Raimondo

Giuseppe Ruggeri

Igino Bolognini

Bonomo Vincenzo

Anticoli Zenobio

Teofilo Panici ispettore

Per copia conforme

Villa S. Stefano 14 agosto 1925

Il Segretario Comunale".

La pace era scesa tra i fascio e il parroco.

 

 

Il 28 agosto il sindaco scrive al vescovo Fontana:

" Le rimetto copie del concordato di pacificazione tra l’Amministrazione Comunale, il Fascio e il Parroco.

Desiderando che la pacificazione sia completa e che nessun altro motivo debba insorgere per turbarla- La prego di voler decidere su quella parte che accenna la vertenza per il locale di proprietà comunale denominato S. Pietro e vecchio ossario.

Se crederà opportuno, potrà fissare un giorno per un colloquio tra l’E.V. ed il sottoscritto per decidere in merito.

Circa il banchetto aspettiamo ancora la decisione del Parroco che dovrà fissare il giorno nel quale si festeggia il Sacro Cuore".

 

 

Ancora il 9 novembre il medesimo invia al vescovo il seguente verbale:

" Provincia di Roma

Circondario di Frosinone

Comune di Villa S. Stefano

n. 772

Oggetto: Verbale di composizione locali già S. Pietro

Li 9 novembre 1925

Quest’ Amministrazione Municipale è stata lietissima della conciliazione verificatasi con l’Arciprete Don Amasio Bonomi ed io ricordo d’essermi fatto un dovere di rimettere il relativo verbale alla Ecc.za Vostra Revma, sino dal mese d’Agosto corrente anno.

L’augurio che la vita del Paese ritorni nella sua abituale calma e compostezza ed i rapporti con il Reverendo Arciprete, normali e cordialissimi, come mai, si può dire, in precedenza, mi muovono a scricvere all’Eccza Vostra.

Senonchè nel giorno 16 novembre corrente è stata fissata la causa per il locale di S. Pietro innanzi la Giunta Provinciale Amministrativa ed il lodo in merito dell’Eccza Vostra mi trova ad essere essenziale per una equa e definitiva transazione di ogni relativa vertenza.

E poiché dagli Avvocati sono fatte premure al riguardo, io mi permetto pregare l’Eccza Vostra revma a che si compiaccia benignarsi di rispondere in merito al verbale di cui trattasi per conciliazione, essendo stata nominata arbitra assoluta in materia, e ciò nel desiderio di ovviare ad inutili gravi spese giudiziarie.

Mi attendo sperare il più autorevole intervento dell’Eccza Vostra Revma, e stante la ristrettezza del tempo, prego fissare un mio colloquio a Ferentino.

Rendo vivissime azioni di grazie, ed ossequio distintamente

Il Sindaco

Cav. Uff. Pompeo Leo".

 

 

Sul foglio troviamo a penna la seguente annotazione scritta dal Vescovo Tommaso Leonetti:

" In Sacra Visita

Oggi 4 – 10- 1946 il Rev.mo Arciprete Bonomi mi informa a voce che la sentenza della Giunta Prov. Amministrativa fu favorevole alla Parrocchia.

+ Tommaso vescovo".

 

 

Dunque il tentativo, fatto dai fascisti per togliere all’arciprete Bonomi il locale di S. Pietro, entro il quale il parroco svolgeva numerose attività con i suoi giovani, andò fallito.

Don Amasio continuò imperterrito nelle sue numerosi azioni pastorali verso il suo popolo, specialmente fra i giovani.

Nel frattempo la guerra aveva portato nel piccolo paese lutti e distruzioni.

Anche a Villa S. Stefano la caduta del fascismo fu salutata con giubilo, un incubo era finito, ma quanta miseria e lutti aveva lasciato.

L’opera di don Amasio verso i concittadini tutti si intensificò incitato anche dall’esempio del suo vescovo, mons. Tommaso Leonetti che durante la guerra e subito dopo percorreva a piedi la sua diocesi assieme a don Cataldo Peruzzi e a don Giustino Meniconzi, per rendersi conto delle necessità più impellenti dei suoi diocesani.

 

 

La visita pastorale del vescovo mons. Tommaso Leonetti del 1946

Il 4 ottobre del 1946 il vescovo diocesano, mons. Tommaso Leonetti si recò a Villa S. Stefano per la Sacra Visita Pastorale, accolto da una popolazione festante, che per un giorno cercò di dimenticare i disastri che la guerra aveva loro inferto.

Nell’archivio diocesano di Ferentino, ancora in fase di sistemazione, ho potuto reperire le minute fatte dal vescovo sulla visita e le sue osservazioni, delle quali ne trascrivo alcune parti :

" 1) La recente visita pastorale e i contatti avuti con i fedeli di Villa S. Stefano ci hanno pienamente confermato nel buon concetto che già ne avevamo di essa popolazione ancora moralmente e religiosamente sana, non ostante l’… che piombò su di essa nel passaggio della guerra da parte delle truppe marocchine. Il merito delle buone condizioni religiose del paese spetta in gran parte allo zelo tenace del Parroco, al quale rivolgiamo perciò la nostra parola di viva compiacenza e di lode.

Ma poiché la perfezione assoluta non è di questo mondo, ove, se mai è perfetto il " iugis conatis ad perfectionem" ecco le disposizioni che abbiamo creduto di dare, fidando pienamente sullo zelo del Parroco per la loro coscienziosa esecuzione.

2) Ci è piaciuto constatare la vitalità dell’Associazione del S. Cuore. Si eviti tuttavia che essa per molti si riduca solo ad una Associazione funeratizia, e si promuova quindi soprattutto la pietà Eucaristica e la S. Comunione mensile anche per gli uomini, stabilendo per ricevere le loro confessioni una delle domeniche del mese, che sarebbe ottima cosa far precedere, la sera avanti, da un’ora di adorazione eucaristica durante la quale il Parroco e Coadiutore, potrebbero ben attendere alle confessioni.

3) Ad incrementare la vita eucaristica sarà bene insistere poiché ognuna delle Associazioni pie e di A. C. abbiano fissato una delle domenicale d’ogni mese per la loro S. Comunione da farsi alla Prima Messa per le Associazioni di Adulti, alla Messa dei fanciulli per le Associazioni giovanili.

I fanciulli poi si curino di portarli alla Mensa Eucaristica in tutte le feste.

*****

Quanto all’assetto materiale della chiesa, lodiamo il Rmo Sig. Arciprete per le riparazioni fatte dopo il passaggio della guerra e per averla liberata dagli ingombri che un tempo la deturpavano riducendone alcune parti ad una specie di magazzino o di ripostiglio. E gli raccomandiamo vivamente di mantenerla sempre in quel decoro in cui la trovammo, anche servendosi dell’opera del Sacrestano, che con piacere vedemmo ritornato alle sue funzioni.

Vorrà l’arciprete: a) far ripulire i vasetti degli olii santi, b) far apporre la serratura nella porticina del sacrario, c) far allargare le tendine del confessionale.". (17)

 

 

Il declino fisico e la morte

All’inizio del 1948 la salute di don Amasio cominciò a vacillare, fino a farlo ritirare in casa, gli ultimi sacramenti da lui amministrati furono per il funerale di Iorio Augusto del fu Vincenzo, celebrato il 17 giugno del 1948, dopo aver ricevuto il giorno prima l’estrema unzione di parte di don Alvaro Pietrantoni, il matrimonio di Angelo Leo, il venti giugno del medesimo anno, mentre il primo agosto battezza Antonio Giuliano Planera di Stefano.

Vecchio, malato e stanco l’ho visto affacciato alla loggia della sua casa, sorretto dai familiari, per vedere per l’ultima volta la processione del Sacro Cuore, io chierichetto ho guardato a lui che con mano tremante benediceva , ancora una volta, il suo popolo, mentre copiose lacrime inondavano il suo volto, tale visione mi è rimasta profondamente nell’anima.

Il 5 gennaio riceve l’estrema unzione da Mons. Giuseppe Sperduti, arciprete di Giuliano di Roma, la sera del 21 gennaio si aggrava e muore.

Il 22, nella chiesa collegiata di S. Maria Assunta in Cielo, si svolgono i solenni funerali alla presenza dei vescovo mons. Tommaso Leonetti e di numerosi confratelli e religiosi accorsi dalla diocesi di Ferentino. Il feretro verrà portato processionalmente a spalla, facendo il giro di tutta la Piazza Umberto I°, fino al cimitero. L’attestazione di morte verrà firmata da Don Alvaro Pietrantoni. (18)

Il vescovo Leonetti nominerà, con decreto primo luglio 1949, don Luigi Falconi, nativo di Pisterzo, a nuovo arciprete di Villa S. Stefano, ricevendo alcune critiche, e qualche sasso, da parte dei giovani locali dell’Azione Cattolica, (19) che avrebbero voluto Don Augusto Lombardi, che invece fu nominato parroco della nascente parrocchia la cui chiesa sarebbe, in seguito, sorta presso la stazione di Ferentino, ad opera dello stesso don Augusto.

+ in memoriam

Note

1) Archivio parrocchiale S. Maria, Liber baptizzatorum 1854 ag.-1878 dic. n. 1168 p.278.

2) Archivio del Seminario Vescovile di Ferentino:"Catalogo degli Alunni del Seminario di Ferentino" al n. 250.

3) Archivio Diocesano di Ferentino: " Ordinationum liber incipiens ad anno 1870 usque…" nn. 1442 e 1506.

4) Archivio del Seminario, " Catalogo…" cit.

5) Archivio Diocesano, " Ordinationum liber…" cit. n. 1567.

6) idem, nn. 1576 e 158

7) Archivio parrocchiale di S. Maria: Liber baptizzatorum, ad annum 1910

8 ) Nel luglio del 1923 il principe, Don Fabrizio Colonna, indirizzerà una supplica al S. Padre nella quale rinunciava a tutti i diritti di patronato. ( A.C. Campagna in genere IV, 123).

9- 15 A.C., "Campagna in genere" IV -122

16) Le carte relative ai dissidi tra l’arciprete Bonomi e il Fascio locale sono conservate presso l’Archivio Diocesano di Ferentino.

17) Archivio Diocesano di Ferentino. Mons. Tommaso Leonetti, minuta di visita.

18) Archivio Parrocchiale S. Maria, Liber mortuorum, ad annum 1949.

19) Tra i giovani c’era anche mio zio, Armandino Iorio, tutti furono portati presso la caserma dei carabinieri di Giuliano di Roma, e, dopo una solenne rampogna, furono rimandati a casa.

 

 

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