ATTRAVERSO I SECOLI DA TRIESTE A VILLA SANTO STEFANO?

Un filo misterioso sembra legare la più remota storia di Trieste a Villa Santo Stefano. Nel XIII secolo, nel Libero Comune triestino avevano raggiunto una posizione preminente i membri delle Famiglie più ricche e potenti della città. Le "Tredici Casade", che il 2 febbraio del 1246 si riunirono in una Confraternita con sede nella Chiesa di San Francesco. Posta fuori dalle mura triestine ed oggi non più esistente, corrispondente con quella di Sant’Antonio vecchio nell’attuale Rione Cavana. Questa Confraternita, il cui regolamento impediva che altre famiglie potessero accedervi, veniva chiamata dal popolino dei "Nobili del Moccolo". In quanto i capifamiglia avevano l’onore ed il privilegio di reggere il cero durante le processioni dietro il Santissimo.

Stemmi delle Tredici Casate Triestine del Medio Evo

Oggi queste Casade si sono tutte estinte ed il loro ricordo vive nei nomi delle vie e piazze cittadine. I loro stemmi campeggiano ancora, eternati nella grande lapide murata all’interno del Castello di San Giusto. Che ricorda il disegno dell’Onorificenza che l’Imperatore Carlo VI concesse nel 1734, ai membri delle Tredici Casade. Si tratta di una stella con tredici punte, ognuna delle quali reca al termine lo stemma di una delle Famiglie.

Ebbene, oltre agli Argento, ai Baseggio, ai Belli,ai Burlo, ai Bigotti, ai Giuliani, ai Padovino (o Patavino), ai Pellegrini, ai Petazzi (noti per essere stati mezzi pirati e contrabbandieri), ai Stella, ai Toffàni, tra i nomi di queste stirpi, ne spiccano due che sono piuttosto diffusi nel paesino del Siserno. I Bonomo ed i Leo. I primi hanno dato a Trieste molti personaggi illustri, compreso il Vescovo Pietro e si sono estinti nel XX secolo, mentre i secondi, altrettanto importanti sono scomparsi nel 1814. Ma stiamo parlando dei rami principali. Quelli rimasti sempre a Trieste. E se ci fossero altre discendenze, che nel corso dei secoli dal Nord-Est sono scese sino nel Lazio? Magari al servizio del Papato? Non scordiamoci che un vescovo di Trieste, Enea Silvio Piccolomini divenne Pontefice con il nome di Pio II (1458-1464), Nato il 18 ottobre del 1405 a Corsignano (oggi in provincia di Siena) da una nobile famiglia da tempo decaduta. La svolta della sua vita fu l’incontro con il nobile e letterato Caprinica, Vescovo di Siena, che lo assunse come letterato. Profondo studioso ed apprezzato giurista, il Piccolomini svolse vari incarichi diplomatici anche per l’Imperatore Federico III d’Asburgo, finché nel 1446 abbracciò la carriera ecclesiastica, divenendo, l’anno successivo, appunto, Vescovo di Trieste. Lo fu per soli tre anni ma la sua opera fu tanto apprezzata che ancora oggi il suo stemma fa bella mostra di se facciata trecentesca della Cattedrale di San Giusto. Diventato Pontefice si prodigò a riconciliare i vari Stati Italiani in funzione di una grande crociata contro i Turchi che minacciavano l’Europa. Per questo motivo convocò a Mantova un "congresso" (1459-1460) per organizzare l’impresa. Il 22 ottobre 1463 promulgò una "Bolla" che annunciava la "Guerra Santa". Il 12 luglio 1464, sebbene gravemente malato, si trasferì ad Ancona, porto di raccolta della flotta crociata che avrebbe dovuto liberare l’Oriente Mediterraneo dall’Islam. Il 15 agosto, sul Colle di San Ciriaco, si spegneva proprio mentre all’orizzonte si profilavano le vele delle navi che la Serenissima Repubblica di Venezia aveva inviato per partecipare alla spedizione.

Cattedrale di S Giusto e Foro Romano

Vero "Papa Umanista" ed insigne mecenate, è ricordato per aver modificato mirabilmente la sua città natale, Corsignano, ribattezzata Pienza, trasformata dall’architetto Bernardo Rosellino in uno dei più riusciti esempi di "Città Ideale" del Rinascimento.

Nel Lazio, a lui si deve l’innalzamento della Rocca di Tivoli, detta, appunto, "Rocca Pia".

Ci ha lasciato varie opere, come i "Commentari", in cui racconta il proprio pontificato, o il romanzo, all’epoca scandaloso, "De Duobus Amantibus Historia" (1444).

Forse si tratta di una semplice coincidenza (oppure un imperscrutabile disegno del destino?), ma tra la variegata e briosa comitiva santostefanese al Convegno a Trieste, c’erano Alessandra Leo, Marina e Vincenzo Bonomo e il relatore triestino, ma di padre santostefanese Giancarlo Bonomo. Forse lontanissimi discendenti degli antichi signori di Trieste?

Giancarlo Pavat

 

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up. marzo 2008

www.villasantostefano.com

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