LA FESTA DI SANT’ANTONIO ABATE

Villa Santo Stefano, 17 gennaio 2008. Era una notte buia e tempestosa ... Così cominciano molti racconti o romanzi. Quando i malcapitati protagonisti si trovano in mezzo ad una tormenta di neve o ad un uragano di pioggia e vento. E soltanto dopo molte peripezie e con una indomita forza di volontà, riescono a cavarsela e sopraggiunge il consueto "lieto fine". Una cosa simile è successa agli impavidi che sin dalla sera di mercoledì 16 gennaio stavano portando la legna, compresi alcuni smisurati ceppi di quercia, in piazza Umberto I, per allestire il grande e tradizionale "Falò di Sant’Antonio". Con il quale, anche quest’anno si è dato il via alla giornata di festeggiamenti dedicati al Santo che, iconograficamente viene ritratto assieme all’inseparabile porcellino.

Sant’Antonio nacque a Coma, in Egitto, nel 250 d. C. e viene considerato universalmente il Padre del monachesimo orientale, e primo degli Abati. Da giovane, seguendo letteralmente il passo evangelico "Se vuoi essere perfetto và , vendi quello che hai, e dallo ai poveri", lasciò tutto per ritirarsi nel deserto per dedicarsi a Dio conducendo una lunga vita da eremita. E proprio riferendosi a questa esperienza cristiana, Don Pawel, durante la funzione, ha invitato tutti a trasformare, anche per pochi minuti, le proprie case in un deserto e dedicarsi in quei momenti a Dio mediante la preghiera. In Occidente, il culto per Sant’Antonio si sviluppò nel Medio Evo, anche a seguito dell’istituzione, nel 1090, di un "Ospedale" e di un Ordine, poi riconosciuto dalla Chiesa, chiamato "di Sant’Antonio" o degli "Antoniani", ad opera di un nobile cavaliere francese, Gastone di Vienne. Guarito, per intercessione del Santo, dal terribile Ignis Sacer. Gli Antoniani, che portavano una veste nera con una "Croce del tau" azzurra cucita sopra la spalla, assistevano gli ammalati, soprattutto quelli colpiti dall’Ignis Sacer. Si tratta di una malattia dell’epidermide, nota alla scienza moderna come Herpes Zoster, che genera bruciori insopportabili. I manuali medici parlano di ergotismo canceroso dovuto all’avvelenamento da parte di un fungo presente nella segala (l’Ergot o "segale cornuta") utilizzata per fare il pane. Questo morbo, che provocò vere stragi di popolazioni, venne successivamente chiamato, appunto, "Fuoco di Sant’Antonio". Gli Antoniani scoprirono una cura piuttosto efficace per lenire almeno i terribili dolori che provocava. Applicavano del grasso di maiale alla pelle martoriata, impedendo così ogni contatto con l’aria o con altri fattori in grado di provocare infezioni. L’immagine agiografica del porcellino salvato dal Santo si saldò, quindi, con quella dei maiali allevati dagli "Antoniani", per operare altri "miracoli" in nome dell’Abate (1).

Determinazione e forza di volontà, quindi. Ma anche devozione che sale dal cuore e la consapevolezza di tramandare un rito antichissimo che fa parte delle proprie radici santostefanesi. Ed ecco che nemmeno la pioggia che arriva giù a secchiate, può far desistere dal proprio compito, per non dire missione. Infatti, alla fine, Piero Iorio, Mario Anticoli, Renato "Peppe" Truini e l’assessore Adriano Trapani, sono riusciti, pur bagnati fradici, ad accendere la gigantesca catasta. E, mentre le fiamme salivano allegre al cielo, Piero ha potuto lanciare il grido di "Viva Sant’Antonio".

Una cerimonia che si tramanda da generazioni a Villa Santo Stefano, legata alla intensa devozione per il Santo Abate. Che ha radici antichissime. Probabilmente legate alla acclarata presenza nella vallata dell’Ordine degli Antoniani. Come testimoniato dal lebbrosario, oggi scomparso, presente a Giuliano di Roma e visitato persino da Papa Innocenzo III, nel 1208, e dall’ancora consacrata Chiesa di Sant’Antonio a Priverno. Anche a Villa S Stefano esisteva una chiesa dedicata all’Abate. "Era situata nel punto d’incontro tra l’omonima strada e l’attuale via Napoli e dava il nome all’intera contrada" ci spiega il medico e puntuale ricercatore storico santostefanese Vincenzo Tranelli "D’origini medievali, era una delle più antiche del paese. A navata unica, si apriva su un piccolo slargo all’apice del quale c’era la Fontana della Porta" Purtroppo, già nel XV secolo la chiesetta versava in uno stato di deprecabile decadenza "benché continuassero le celebrazioni liturgiche" prosegue Tranelli "successivamente verrà sospesa dal culto e sconsacrata. Con l’Unità d’Italia, l’edificio sarà ceduto a privati e nel 1935 diverrà un mulino. E tale resterà sino a pochi decenni orsono, quando verrà demolito per far posto ad una abitazione civile"

Dopo la Santa Messa, celebrata in una gremita Parrocchiale di Santa Maria Assunta, dal parroco, alla quale hanno partecipato gli alunni delle scuole santostefanesi, accompagnati dai propri insegnanti, la statua del Santo portata in la processione per le vie del borgo, è giunta in piazza, dove il falò diffondeva un piacevole tepore. Davanti a numerosi fedeli, radunati malgrado continuasse a piovere, compresi il sindaco Enrica Iorio ed il vicesindaco Amalfi Cipolla, Don Pawel dopo aver invitato tutti a pregare, recitando il "Padre Nostro",  ha benedetto i tradizionali "panini" di Sant’Antonio. L’Amministrazione Comunale ha poi provveduto a distribuirli ai ragazzi delle scuole ed a portarli a casa degli anziani infermi. Quindi, si è perpetuato un arcaico costume. Quello di raccogliere alcuni tizzoni del "Falò di Sant’Antonio" e portarseli a casa "a scopo di benedizione", per accendere il proprio focolare.

La sera, il Sacro si è fuso con il Profano. Dalle ore 19.00, i santostefanesi si sono ritrovati sotto i grandi gazebo montati dall’assessore Trapani, che ha curato l’aspetto logistico della manifestazione, dando vita ad una allegra festa. Prelevando le braci del grande falò, che continuava a riscaldare a dispetto della pioggia persistente, sono state preparate grigliate di carne ed altri piatti tipici, persino una "callara" con "Vin brulè" e tanti balli con la musica dal vivo di Franco Sarrecchia e l’animazione della moglie Carla. Presenti il sindaco Enrica Iorio, l’assessore Marco Cristini, i consiglieri Maurizio Iorio, Luigi Palladini, Vincenzo Tranelli e Don Pawel. Divertimento e spensieratezza, certamente, ma anche la consapevolezza di contribuire a far si che una tradizione locale, nella quale tutti si possono riconoscere, non scompaia per sempre, come spesso verificatosi altrove.

Giancarlo Pavat per VillaNews

 

Una vera novità per villa Santo Stefano, predisposta per la Festa di Sant’Antonio Abate, è stata quella del "Vin Brulè". Preparato secondo la ricetta delle Dolomiti. Gentilmente fornitaci dalla A.P.T. (Azienda Promozione Turistica ) del Comune di Aldino/Aldein in Alto Adige. Alla quale va la nostra simpatia e riconoscenza.

Per ogni litro di vino rosso che si vuole preparare vanno utilizzati:

  • 150 grammi di zucchero;

  • 12 chiodi di garofano;

  • 1 stecca di cannella;

  • 1 limone non trattato, tagliato a pezzettini con tutta la scorza.

Si scalda il vino, aggiungendo lentamente lo zucchero. Un poco alla volta, mescolandolo. Poi si aggiungono i chiodi di garofano e la stecca di cannella, ovviamente spezzettata.

Mentre si continua a mescolare il tutto, si versano nella "callara" i pezzetti di limone.

Si continua a mescolare per circa 10 minuti, portando il vino ad ebollizione. Soltanto allora si può cominciare a servirlo bollente, magari nei caratteristici bicchieri, prendendolo con un mestolo direttamente dalla "callara".

Dopo la prova di assaggio, la sera di Sant’Antonio, il "vin brulè" è stato portato sotto il gazebo e servito a tutti i presenti. I quali hanno gradito la novità. E’ probabile che si replicherà la sera del sabato di Carnevale.

Sonia Palombo per VillaNews

 

(1) Per saperne di più sulle vicende storiche relative a Sant’Antonio, sulle leggende e racconti agiografici sorti attorno alla sua figura e sull’Ordine degli Antoniani, attivo anche nel Basso Lazio e nella Valle dell’Amaseno, si consiglia la lettura del libro "Valcento. Gli ordini monastico –cavallereschi nel Lazio meridionale" di Giancarlo Pavat, prefazione Alessandra Leo, Edizioni Belvedere di Latina.

 

 

up. 31.12.2008

www.villasantostefano.com

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