ORMAI E’ "VALCENTOMANIA"

LA BANDIERA DEI TEMPLARI GARRISCE AL VENTO ANCHE SU PALAZZO GIORGI - ROFFI ISABELLI A FERENTINO

Non so se si tratta proprio di una "Valcentomania", ma è decisamente da rimarcare l’incredibile ondata di interesse, a quanto pare, di successo, che sta suscitando il volume dell’amico Giancarlo Pavat, intitolato "Valcento. Gli Ordini monastico-cavallereschi nel Lazio meridionale", per i tipi delle Edizioni Belvedere di Latina. Libro che ho avuto il piacere di presentare, sabato 17 novembre 2007, nella Biblioteca di Palazzo Giorgi Roffi Isabelli. Non essendo la Biblioteca particolarmente ampia, si era calcolato di invitare non più di una cinquantina di persone, in modo tale da garantire a tutti un posto a sedere, ed invece, nella serata di sabato, quasi novanta convenuti hanno affollato la saletta. Pertanto, mi scuso con coloro i quali sono rimasti in piedi e magari anche in cortile a sopportare temperature decisamente rigide. A tutti costoro, per la loro presenza, vanno i più sinceri sentimenti di gratitudine, miei e dell’autore, Giancarlo Pavat. Credo che, in ogni caso, il sacrificio sia stato ripagato dall’interessante avvenimento culturale, rientrante in un ciclo di "Serate in Biblioteca" che desidero lanciare.

I relatori ed il pubblico

Decisamente di alto profilo i protagonisti seduti al tavolo dei relatori. Oltre all’autore, il bravissimo disegnatore della copertina Simone Cipolla (di cui abbiamo potuto ammirare altri lavori esposti in quell’occasione), il prof. Italo Biddittu, il noto paleontologo instancabile indagatore delle pieghe più remote del passato dell’Umanità e scopritore dell’Uomo di Ceprano, denominato "Argil", di oltre 800.000 anni, il più antico ominide mai rinvenuto in Europa, ed infine la dottoressa Alessandra Leo, storica dell’Arte, che vanta un curriculum professionale di tutto rispetto (in possesso delle lauree in "Storia dell’Arte" ed in "Scienze storico-religiose", oltre che del "Diploma di Merito" per il superamento del "Corso Speciale di iniziazione alle antichità cristiane" tenutosi presso il "Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana" di Roma), nonché autrice della elegante e coinvolgente prefazione di "Valcento".

Valcento a Palazzo Giorgi Roffi Isabelli L'autore con la moglie Sonia L'arch. Santori pone una domanda all'autore

Che ha spiegato i motivi per cui ha accettato di scriverla e perché si è appassionata alla tematica, diventando anche lei una "cacciatrice" di simboli ed indizi di quegli antichi Ordini. "Giancarlo Pavat con il suo volume, da cui ogni futuro contributo sulla presenza degli Ordini nella Valle dell’Amaseno, non potrà prescindere, ci offre un lavoro prezioso perché articolato, accurato ed ispirato ai più solidi principi della ricerca storica. Un lavoro che si muove nel campo di faticose intuizioni ed anche di ipotesi che, sebbene alle volte siano ancora da dimostrare, proprio per questo ci spingono ad incoraggiare l’autore nella prosecuzione del suo lavoro, perché il suo impegno di studioso è caratterizzato da una costante (e importante) opera di messa in luce e rilettura di fonti, note e meno note, che potranno portare solo beneficio all’intera comunità. Un lavoro, infine, utile e importante perché riesce a restituire oggettività storica alle vicende riportate, presentandole in un contesto rigoroso che va al di là del puro mito, liberandosi delle possibili falsificazioni e dei facili preconcetti sull’argomento".

A proposito, per gli assenti di sabato, cito lo stesso Pavat per spiegare che cosa è il "Valcento", anche se, probabilmente, lo si sarà compreso dal titolo di questo articolo.

"Non a caso è stato scelto come titolo il termine "Valcento", ovvero come veniva chiamato in "Volgare" italiano, il "Baussant", il vessillo bianco e nero dell'Ordine del Tempio. Colori, o non colori, come sarebbe più corretto dire, opposti. Il bianco ed il nero rappresentano l'eterno conflitto tra la Luce e le Tenebre, lo Yin e Yang delle filosofie orientali, il Bene ed il Male. Ed in una ricerca come questa, di zone d'ombra da illuminare di nuova Luce se ne sono incontrate molte. Inoltre, prendendo per buona una delle spiegazioni del nome "Valcento", si è voluto tributare un ulteriore riconoscimento agli appartenenti agli Ordini, a tutti gli Ordini non solo quello Templare, che impegnati nei loro compiti, davvero mostrarono che ognuno di loro valeva come cento altri individui".

Pubblico presente L'autore Pavat con la dott.ssa Leo Firma delle dediche

Un platea attenta e qualificata che ha tempestato di domande l’autore del libro e, successivamente, lo ha assediato per una dedica sul frontespizio del volume. Tantissimi gli esponenti del mondo della cultura, insegnanti, docenti universitari. L’architetto Giancarlo Canepa, il Direttore del Museo Archeologico di Frosinone Dario Pietrafesa, la dottoressa Cinzia Mastroianni presidente dell’Associazione Culturale Latium Adiectum, il Notaio Carlo Fragomeni, il Marchese di Fumone Fabio De Paolis, il prof. Augusto Carè, insegnante, geologo, speleologo e presidente della XVI Comunità Montana, il dottor Vincenzo Tranelli, medico e ricercatore storico, il noto produttore vinicolo Antonello Coletti Conti, l’architetto Antonella Santori, Franco Pinci con la consorte signora Anna, il prof. Enrico Iuliano, Fabrizio Pennacchia e la moglie professoressa Luisa, il dott. Cesare Veloccia, il dott. Sergio Mattarella, Emanuele Amadio di www.villasantostefano.com, il Cav Claudio M. Papa con la famiglia da Paliano, i giornalisti Dott. Pietro Antonucci de "Il Tempo", Dott. Raimondo Affinita de "La Provincia" e Dott. Antonio Lauretti di "Ciociaria Oggi". Presenti anche il sindaco di Ferentino Fiorletta e l’assessore alla cultura Antonio Pompeo, oltre all’assessore di Villa Santo Stefano Marco Cristini.

In conclusione una splendida iniziativa, perfettamente riuscita, che, ciliegina sulla torta, ha permesso ad un pubblico più ampio di visitare per la prima volta gli ambienti del Palazzo.

Un pezzo di storia di Ferentino tornato a splendere, con la funzione dichiarata di Faro della Cultura e dell’Arte.

Pio Roffi Isabelli per VillaNews

 

Quale luogo più idoneo di una antica biblioteca per presentare un libro? E quale biblioteca se non quella di Palazzo Giorgi-Roffi Isabelli, inserito nelle Dimore Storiche d’Italia, che oltre a numerose opere d’arte e testimonianze storiche e culturali conserva alcuni arcani Simboli, utilizzati proprio da quegli ordini di cui si parla nel volume "Valcento"? Forse è solo un caso che la collezione epigrafica, incastonata in una parete del cortile interno, sfoggi il "Fiore della Vita" ed una serie di "nodi". Ma qualcuno ha detto che ciò che definiamo casualità è soltanto la nostra incapacità di discernere tutta una serie accidenti, dovuti alla nostra o Altrui volontà, che concatenati determinato avvenimenti e situazioni. Certamente, Pio Roffi Isabelli, il proprietario del palazzo, che assieme alla moglie Laura, ha terminato la scorsa primavera i restauri, quando mi ha proposto di presentare il mio volume in quella splendida sede, mai avrebbe immaginato dell’esistenza di un sottile filo che, attraverso i secoli, lega la sua avita magione, agli Ordini monastico-cavallereschi ed a Civiltà e Culture, lontanissime da noi, nel Tempo e nello Spazio. Per scoprire i significati di queste simbologie, rimando al libro "Valcento", mentre per cercare di comprendere come siano finite a Palazzo Giorgi-Roffi Isabelli, dobbiamo ripercorrerne la storia di questo insigne monumento ferentinate.

Ritratto di Alfonso Giorgi Trecce di Nodi simbolici Fiore della Vita.

I lavori di restauro e ristrutturazione voluti dai coniugi Roffi Isabelli, che si sono impegnati in questa impresa con encomiabile impegno e sacrificio, non soltanto di natura economica, si sono svolti sotto l’abile supervisione del prof. Arch. Alessandro Viscogliosi, docente presso la facoltà di architettura dell’Università di Roma, sono stati finalizzati a riportare all’antico splendore un edificio che rappresenta, indiscutibilmente, un pezzo della storia di Ferentino, appartenuto a due famiglie del paese che hanno avuto nel corso degli ultimi secoli un ruolo primario nella storia della città gigliata.

Per gli esterni è stato ripreso il colore originario del’700, ripristinando le forme dignitose del restauro dell’800 che ha nella facciata principale la sua migliore interpretazione. Il tutto a cornice dello splendido portone centrale cinquecentesco, su cui, sabato 17 novembre 2007, ha sventolato il glorioso vessillo dei Templari, il "Valcento".

Il Palazzo è stata la prima sede della Scuola Umanistica Ferentinate detta Filetica, costruita a seguito del lascito che il grande umanista Martino Filetico (1430-90), fece a favore di fanciulli poveri di Ferentino. Come ricordato da un lapide apposta dall’Amministrazione Comunale nel 2002.

Successivamente, nel 1600, la Scuola Filetica si spostò nei locali molto più ampi attigui alla Chiesa di San Francesco, ancora oggi sede del prestigioso istituto.

Della famiglia Giorgi e della sua importanza nella storia di Ferentino, abbiamo attestazioni già dal 1514 quando, gli stessi Giorgi, proprietari di fornaci, risultano fornitori della Venerabile Fabbrica di S. Pietro in Roma.

Dall’Archivio privato di Pio Roffi Isabelli si evince come varie proprietà fossero affrancate, nel corso dei secoli XVI e XVII, da questa nobile famiglia, fino al 1787 quando tale Ambrogio e Don Vittorio Giorgi completarono l’acquisto del Palazzo dai Padri Gesuiti.

Nel 1824 (come eternato da un altra lapide murata sempre sulla facciata del Palazzo) vi nacque Alfonso Giorgi, illustre ferentinate, che fu Cameriere Segreto di Spada e Cappa di Pio IX, per quattro volte Gonfaloniere di Ferentino e anche Sindaco, dopo l’Unità d’Italia.

Valido esempio di letterato e studioso, il Giorgi arricchì la propria dimora la Biblioteca, oggi censita nell’Annuario delle Biblioteche Italiane a cura del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali e con la Collezione Archeologica, studiata anche da Theodor Mommsen (1817-1903) il grande storico e filologo tedesco, Premio Nobel per la letteratura nel 1902. Ed è proprio di questa raccolta lapidea che fanno parte i simboli come il "Fiore della Vita " ed i "Nodi". Trattasi di reperti, in gran parte di epoca romana, provenienti dal territorio della antica Ferentium. Pertanto, anche quei simboli, utilizzati per motivi forse semplicemente ornamentali, ma non si possono escludere altre ipotesi, risalgono a quel periodo storico. Rimane la constatazione del fatto che aldilà dei significati contingenti attribuiti di volta in volta, questi Signa sono sopravissuti sino a noi. Silenti testimoni di altre culture, di altri valori. Sta a noi, con pazienza ed umiltà, cercare di svelarne i segreti. Magari cominciando proprio da Palazzo Giorgi Roffi Isabelli. Gli attuali proprietari, infatti, hanno intenzione di aprirlo al pubblico per visite guidate, avvenimenti culturali (la presentazione del "Valcento" è stato soltanto il primo di una lunga serie) e, soprattutto, motivi di ricerca e studio. Quali altri affascinanti misteri, mirabili realizzazioni artistiche, tracce e testimonianze indelebili di un passato glorioso, conserva ancora gelosamente Palazzo Giorgi Roffi Isabelli, semplicemente in attesa di essere rivelate al Mondo?

Giancarlo Pavat per VillaNews

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up. 23 nov. 2007

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