La glaciazione sulle Montagne del Basso Lazio

Colloquio di Giancarlo Pavat con il Paleontologo Italo Biddittu.

Abbiamo visto come, se oggi i ghiacciai della Alpi, delle Montagne Rocciose, della Groenlandia e le stesse Calotte Polari si stanno riducendo, ci sono stati periodi nella lunga storia del nostro Pianeta, in cui queste sono avanzate tanto da ricoprirlo quasi interamente.

Per saperne di più ci siamo rivolti ad uno dei più noti Paleontologi in circolazione. Il Prof. Italo Biddittu, famoso in tutto il Mondo per le sue scoperte. Non ultima quella dei resti fossili del più antico ominide Europeo; "Argil", l’Uomo di Ceprano.

Il Prof. Italo Biddittu

Italo Biddittu -foto di Sergio Mattarella

Lo abbiamo incontrato nel suo studio presso il Museo Preistorico di Pofi. E questo grazie ad un nubifragio, altrimenti avremmo dovuto cercarlo su qualche sito archeologico, impegnato a dirigere scavi ricerche sul campo..

"Le grandi Glaciazioni sono legate a fattori astronomici" ci spiega pazientemente Biddittu "Uno dei primi studiosi a prospettare una simile ipotesi, fu, nel 1909, un matematico Serbo, Milutin Milankovic (1879-1958). Che mise, appunto, in relazione l’alternarsi delle varie fasi di caldo e freddo con le variazioni dell’inclinazione dell’Asse Terrestre".

"Tre miliardi e 200 milioni d’anni fa l’Asse Terrestre aveva un inclinazione maggiore, rispetto a quella attuale ed i ghiacci avanzarono sino a ricoprire interamente il Globo.

Ma quelle che più ci interessano per lo studio del nostro territorio, dagli Appennini al mare, sono le glaciazioni avvenute durante il Quaternario. (Pleistocene)".

"Sino a qualche decennio fa si indicavano cinque glaciazioni principali intervallate da periodi Interglaciali. Indicati con i nomi del fiume Danubio e dei suoi affluenti , i periodi Glaciali andavano da quello di "Donau" (Danubio in tedesco), il più antico, durato da 1.500.000 ad 1.000.000 di anni fa. Seguito da quello di "Gunz" (da 650.000 a 500.000 anni fa), da quello di "Mindel" (400.000-300.000), da quello di "Riss" (200.000-120.000 anni fa) all’ultima, quella di "Wurm", iniziata 75.000 e durata circa 65.000 anni".

"Oggi, grazie a carotaggi sul fondo degli Oceani ed allo studio dei rapporti tra "Ossigeno 16" ed "Ossigeno 18" che si deposita sui gusci dei foraminiferi, si è scoperto che in realtà ci sono state continue variazioni tra fasi temperate e fasi fredde, che vengono, ormai, indicate con il termine di "Stadi" (O.E.S.). Variazioni che hanno sensibilmente influito sulla flora e sulla fauna".

Il Museo Preistorico di Pofi conserva una incredibile collezione di reperti fossili di fauna preistorica, tutti rinvenuti nel nostro territorio. Alcuni sono veramente spettacolari, come le enormi zanne di elefanti o le corna di Boos Primigenius. E interessante comprendere come queste scoperte possano gettare nuova luce anche sullo studio delle glaciazioni nel Basso Lazio.

"Infatti" concorda il Prof. Biddittu "le variazioni climatiche si possono, ad esempio, studiare anche attraverso l’analisi della successione dei pachidermi in queste zone".

"A Castro dei Volsci si è rinvenuto il Mammutus meridionalis, vissuto tra 1.000.000 e 800.000 anni fa. Il grande mammifero è stato successivamente sostituito dall’Elephas antiquus. Molto diffuso in Ciociaria e nella Pianura Pontina. Sono stati scoperti resti fossili in varie località. Notevoli quelli di Fontana Ranuccio ad Anagni (500.000 anni ) e del Circeo (80.000). Infine, e questa è proprio al dimostrazione dell’alternarsi delle fasi calde con quelle fredde, sono apparsi il Mammutus chosaricus ed il Mammutus primigenius. Quest’ultimo è scomparso dalle nostre terre circa 25.000".

Per intenderci, il Mammutus primigenius, di cui è esposta al Museo, una splendida mandibola ritrovata a Veroli, è il simpatico protagonista dei due films a cartoni animati "Era Glaciale" ed "Era Glaciale 2 – Il disgelo".

"Ma anche altre specie ci vengono in auto per comprendere quale clima avvolgeva queste lande. A Valle Radice, presso Sora, è stata scoperta fauna fossile risalente al Musteriano (da 100.000 a 40.000 anni fa). Orsi, iene, leoni delle caverne, ma anche uccelli submontani come il Gallo Cedrone che oggi vive a poco meno di 2000 m. slm.."

Tutti animali che avevano il loro areale in ambienti freddi. Simili a quelli attuali della Scandinavia.

Prof. Biddittu nella Grotta del Peschio Ranaro - 2005 -foto G. Pavat.

"Certamente. Risalgono al Paleolitico Medio e quindi hanno convissuto con l’Uomo di Naeandertal. A Carnello abbiamo invece riportato alla luce fauna acquatica come il Cignus bevicki che oggi vive entro il Circolo Polare Artico.

Inoltre, desidero ricordare, ancora una volta l’incredibile scoperta, nel luglio del 2003, dei due stambecchi fossili nella Grotta del Cacciatore sul Monte Calvo a Vallecorsa. Animali che oggi vivono a quote elevatissime, mentre il Calvo supera di pochi metri quota 1.000"

I due stambecchi di Vallecorsa, attualmente conservati presso il Laboratorio del Museo di Pofi, per le particolari caratteristiche e per la loro notevole mole, si possono far risalire ad un arco temporale che va dai 40.000 ai 10.000 anni fa. Proprio quando terminò l’ultima fase fredda. Quella che un tempo era chiamata "Glaciazione di Wurm".

"Lo Stambecco (Capra Ibex) è infatti perdurato sui Monti Ernici, Ausoni, Aurunci e Lepini fino a circa 10.000 anni fa. Ed è scomparso da queste montagne alla fine degli ultimi stadi glaciali e all' instaurarsi delle condizioni climatiche più temperate. Nelle grotte del Monte Circeo lo Stambecco è presente associato sia con i manufatti dell'Uomo di Neandertal sia con quelli dell'Homo sapiens".

"I rinvenimenti di resti fossili di stambecco non sono rari. Anzi. Nel Lazio meridionale interno, resti fossili di questo meraviglioso mammifero, sono stati segnalati dal sottoscritto sin dal 1968 nei depositi della Grotta del Peschio Ranaro a Collepardo".

La grotticella si apre a circa 700 metri sul livello del mare nelle formazioni calcaree mesozoiche dei Monti Ernici, non lontano della strada che conduce dal centro abitato di Collepardo all’Abbazia di Trisulti.

"L'Istituto Italiano di Paleontologia Umana di Roma, nel 1969 vi ha effettuato alcuni saggi di scavo che hanno messo in evidenza una serie di depositi terrosi contenenti manufatti dei cacciatori del Paleolitico superiore e i resti degli animali cacciati. Lo strato inferiore è costituito da terreni argillosi con fauna e scarsi manufatti del Paleolitico superiore di facies non definita. Lo strato superiore di terre brune conteneva numerosi manufatti in selce di piccole dimensioni con numerosi grattatoi, punte a dorso, geometrici. I resti faunistici sono rappresentati da abbondante Stambecco e in percentuali minori il Cervo, il Capriolo, la Marmotta, l'Ermellino, la Lepre e il Cinghiale. Una datazione effettuata col metodo del C-14 su ossa combuste provenienti dalle terre brune superiori ha dato una età di 9.700 anni da oggi.

Pertanto, l’eccezionalità della scoperta di Vallecorsa sta nella perfetta conservazione dei due crani, sia quello rinvenuto da Pavat che quello da Carè, con le ampie corna arcuate ancora in sito".

Stambecco 1 - scoperto da G. Pavat luglio 2003 -(foto Sergio Mattarella)
Stambecco 2 - scoperto da A. Carè luglio 2003 - (foto Sergio Mattarella)

"Importanti quindi per comprendere quindi, proprio sino a quale epoca sono perdurate in queste terre le condizioni climatiche fredde".

Si resterebbe ore ad ascoltare il Prof. Biddittu. Le sue spiegazioni, puntuali ed esaurienti, hanno il dono della sinteticità e completezza. Ottimo divulgatore, con lui, come guida lungo i percorsi espositivi del piccolo ma ricchissimo Museo Preistorico di Pofi, anche chi non ha mai letto o seguito alla televisione un documentario sulla preistoria, riesce a farsi una discreta conoscenza della tematica. Ringraziamo il Prof. Biddittu per il tempo concessoci.

Fuori è riapparso il sole e non vogliamo trattenerlo ulteriormente. A breve sarà di nuovo sul campo, in azione, per proseguire le sue ricerche.

E‘ incredibile vedere come le ricerche e le scoperte su un territorio, tutto sommato, fortemente antropizzato come quello del Lazio meridionale, riescano, invece, a contribuire anche allo studio della storia geologica, naturalistica e antropologica del nostro Pianeta. Non è necessario avventurarsi in lontani deserti o foreste inestricabili, per ritrovare tracce, indizi sul nostro passato. A volte basta semplicemente calarsi in una grotta, o passeggiare lungo sentieri montani o attraverso le arature dei campi.

 

Per saperne di più sulle glaciazioni ed il loro rapporto con la fauna fossile preistorica che viveva nel nostro territorio centinaia di migliaia di anni fa, il Prof. Biddittu ha preparato questa breve "Nota bibliografica".

Biddittu I. "Insediamenti del Paleolitico superiore a Collepardo" (1967-68), in "Proposta per una riserva naturale dei Monti Ernici" - CAI, Frosinone, 1973;

Biddittu I. "Guida del Museo Preistorico di Pofi" – Comune di Pofi, Dicembre 2004;

Biddittu I. – Paola Celletti "Età della Pietra. Uomini ed elefanti nella Preistoria del Lazio meridionale" Quaderni Fregellani - Edizioni Museo Archeologico di Ceprano, Dicembre 2003;

Cardini L. "Lo scavo del Peschio Ranaro a Collepardo (Frosinone)" in "Quaternaria XI" - Roma, 1969;

Del Piano A. "Le nostre origini", intervista al Prof, Biddittu, sul mensile "Il Finanziere", Gennaio 2003;

Del Piano A. "Ritrovato lo stambecco", intervista al geologo Augusto Carè, sul mensile "Il Finanziere", Novembre 2003;

Martorelli S. "Buon compleanno Argil" sul mensile "National Geographic – Italia", Marzo 2004;

Pavat G. "Il Nonno d’Europa"sul mensile "Il Finanziere", Gennaio 2003;

Pavat G. "Le frontiere degli Abissi" - sul mensile "Il Finanziere", Novembre 2003;

Vallecorsa A. "La Grotta del Peschio Ranaro a Collepardo", Tesi di Laurea presso l’Università di Roma "La Sapienza", rel. prof. L. Cardini, 1970;

22 settembre 2006

www.villasantostefano.com

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