LA XXVI SAGRA DELLA POLENTA

L’Associazione Pro Loco di Villa Santo Stefano, domenica 25 gennaio 2004, ha organizzato la ventiseiesima edizione della Sagra della polenta con salsiccia, che viene celebrata, come ogni anno, in onore della festività di San Sebastiano. In Largo Luigi Bonomo, dopo le ore 12, è iniziata la distribuzione della pietanza, preparata con la solita abilità e maestria.

Sono state usate, per la cottura della polenta, tre pentole, più una per il sugo di salsiccia; cucinate circa quarantacinque chili di polenta, tre chili circa di carne di salsiccia macinata e duecentocinquanta salsiccie. La manifestazione si è svolta in una giornata nuvolosa e gelida: il clima particolarmente rigido si presta in modo ideale per il consumo della polenta. La preparazione della pietanza, lunga e meticolosa, e con il paziente lavoro che consiste nel girare continuamente la polenta nelle pentole, muniti d’appositi e caratteristici bastoni, permette di ottenere un prodotto d’alta qualità. Anche quest’anno gli organizzatori hanno riscosso consensi: il piatto è stato apprezzato per la sua particolare pastosità e fragranza; coloro che l’hanno provata per la prima volta, sono rimasti soddisfatti dal buon gusto, dall’ottima cottura e dal condimento.

Anticamente, la polenta veniva consumata quasi quotidianamente e costituiva, assieme ai fagioli, uno dei piatti "forti" dell’alimentazione dei nostri nonni, anche perché, causa le ristrettezze economiche di vita e la povertà imperante all’epoca, non è che ci fosse molt’altra scelta.

Tante le ricette, veniva gustata in abbinamento con i broccoletti, con cicoria, con i fagioli, con il latte, con carne suina, ovina, bovina, avicola; ripassata in padella, assoluta o con l’erua pazza, poteva costituire il pranzo e la cena del giorno dopo. Altro modo d’uso: cacciagione e polenta, binomio tipico dell’antica gastronomia santostefanese, anche oggi presente, soprattutto, nelle tavole dei cacciatori. Le antiche tradizioni, riproposte nelle sagre gastronomiche, stanno assumendo importanza crescente, poiché rappresentano uno spaccato di vita del passato, da salvaguardare; da esse, l’insegnamento a condividere il rispetto dei grandi valori, cardini di civiltà e progresso.

 

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