17 GENNAIO / LA FESTA DI SANT'ANTONIO ABATE

Il 17 gennaio 2003, è stata celebrata la festività in onore di S. Antonio Abate: asceta cristiano, fondatore delle comunità anacoretiche in Egitto. Vissuto nel deserto della Tebaide per più di 80 anni, è morto nel 365 a 105 anni. Un santo venerato e festeggiato a Villa Santo Stefano da tempo immemorabile. Anche quest’anno, come tradizione vuole, la giornata della festa di Sant’Antonio, è iniziata con l’accensione del fuoco: il cosiddetto "focaraccio", alle ore 07.00 in punto. Il giorno prima, è stata effettuata la raccolta della legna da ardere.

L’Amministrazione Comunale ha inviato per la campagna il trattore, condotto da Mario Anticoli, che assieme al dipendente comunale Piero Iorio, ha girato per le varie contrade in cerca di legname secco, ideale per il grande fuoco. Legna di vario tipo e dimensione, quali tronchi, ceppi e ciocchi d’alberi, che la popolazione volontariamente e con assoluta devozione per il Santo, ha messo a disposizione, fra i quali si è distinto, quest'anno il Sign. Guido Iorio. Il giorno della festa, la gente è accorsa numerosa in chiesa, dove è stata celebrata la messa in onore di Sant’Antonio; anche dalla campagna, sono rientrate molte persone. Dopo la funzione religiosa, la processione si è diretta in Piazza Umberto I, dove il parroco ha benedetto il maestoso fuoco ed il pane, che è stato successivamente distribuito alla popolazione; erano presenti anche le scolaresche del paese con il corpo insegnante.

E’ stata una bella e fredda giornata di sole, senza che gli eventi atmosferici abbiano rovinato l’atmosfera idilliaca che ogni anno, come per magia, si crea intorno al grande fuoco. Il calore che emana, riscalda il corpo e ritempra lo spirito della gente, si respira un’aria di gioia e buonumore, si riscopre il piacere della buona compagnia. In passato, e seppur in modo parziale anche oggi, dopo la festa, la popolazione si portava a casa i tizzoni benedetti, quale segno di devozione per il santo. Dalla campagna i contadini entravano in paese e portavano in piazza il proprio bestiame per la tradizionale benedizione degli animali, il rito propiziatorio era nato per scongiurare le malattie e quale auspicio di protezione degli stessi animali.

Nella serata, intorno al "focaraccio", si è radunata gente, per riscaldarsi e banchettare in compagnia. Questa è un’usanza recente, come ci ricorda Domenico Rossi. <<Iniziammo a cucinare e mangiare intorno al "focaraccio", io e Franco Fiumara, circa alla fine degli anni sessanta. Poi, si aggiunsero altri paesani, il primo fu Alfonso Zuffranieri, il quale portò la torta, per festeggiare il suo compleanno che cade proprio il 17 gennaio. La prima volta - continua il popolare "Zi Memmo"- cucinammo le "patate all’aurunza": ovvero, patate crude che si coprono di cenere e si fanno cuocere sotto la stessa cenere calda. Appena sono ben cotte, si spaccano e si condiscono con olio d’oliva oppure si possono ripassare in padella. E’ un piatto prelibato e squisito: un classico dell’antica cucina santostefanese>>.

Nella serata c'è stata l'estrazione dei ricchi premi della lotteria F.C. Villa S. Stefano 1998, con  la presenza di numerosi gruppi di persone attorno al fuoco di Sant’Antonio. Tutti hanno portato qualcosa da mangiare e da bere, sono state cucinate le salsicce, braciole di maiale e l’immancabile bruschetta. Il tutto, accompagnato dal buon vino santostefanese, sia il bianco che il rosso, fra i quali ha dominato lo straordinario "Montalciglia" di Gino Leo, capace di competere per gusto e qualità con qualunque altro rinomato vino nazionale o estero. Una leggera pioggia ha accompagnato gli astanti dopo le 9,30 p.m.

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