Il bambino e il sole

Nell’imminenza dell’estate è buona norma sapere come comportarsi quando si espone il proprio bambino al sole, e conoscere quali sono i vantaggi e quali i rischi

La cute umana è in grado di sintetizzare la vitamina D in seguito alla esposizione ai raggi solari. Un tasso sufficiente di vitamina D (meglio dire un suo metabolita, la 25 idrossi Vit D) previene una malattia delle ossa chiamata "rachitismo". Il rachitismo detto "carenziale" proprio perché correlato al deficit di vitamina D, è dovuto al fatto che in mancanza di questa vitamina non si forma il tessuto osseo, bensì un osso molto debole, detto "tessuto osteoide".

Questi bambini hanno le gambe arcuate, le bozze frontali sporgenti e di consistenza elastica, detta "craniotabe", le caviglie e i polsi prominenti, nelle costole ai lati dello sterno noduli duri, detti "rosario rachitico".

Nel 1800, i medici Trousseau e Palm notarono segni di rachitismo in bambini delle classi povere di Londra che vivevano in strade anguste e senza sole. Questi bambini guarivano con alimenti ricchi di vitamina D, come l’olio di fegato di merluzzo, il burro, il latte, il pesce, e con una corretta esposizione al sole.

Studi recenti hanno evidenziato altre azioni importanti della vitamina D, come ad esempio quella di prevenire infezioni ricorrenti, il diabete di tipo 1 (cioè quello dei bambini) e di tipo 2 (degli adulti), le malattie cardiovascolari, l’artrite reumatoide.

Ora però dobbiamo considerare il rovescio della medaglia, e cioè quali sono i rischi di una esposizione al sole incontrollata.

A seconda della lunghezza d’onda, i raggi solari si dividono in raggi ad onde corte (i raggi ultravioletti detti UVB, con lunghezza d’onda 280-320) e i raggi ad onde lunghe (detti UVA, con lunghezza d’onda 320-400). I primi, cioè gli UVB presenti nelle ore più calde del giorno (dalle 11 del mattino alle 16 del pomeriggio) sono la causa degli eritemi cutanei, cioè degli intensi arrossamenti. I secondi (gli UVA) sono presenti nelle ore antecedenti alle 11 e dopo le 16, e causano gli effetti cronici della cute, e cioè l’invecchiamento e i carcinomi.

Dagli arrossamenti, specie nell’età pediatrica, derivano le formazioni dette "nevi melanomici" e da questi in età successive, i MELANOMI, cioè la forma più grave di cancro della pelle. Questi, se non individuati precocemente, ancora oggi non sono curabili. Sono infatti la terza causa di morte per tumore.

Cosa fare quindi per limitare i rischi? La prima cosa da tenere presente è quella di evitare l’esposizione al sole dalle ore 11 alle ore 16, a causa dei raggi UVB. L’ "American Academy of Pediatrics" raccomanda che i lattanti al di sotto dei sei mesi di vita non siano esposti direttamente ai raggi solari. È da tener presente inoltre che i bambini che frequentano le scuole materne restano all’aperto proprio nelle ore più a rischio, e molto spesso in spazi senza alberi, poiché questi hanno un potere protettivo. È stato inoltre evidenziato che i giovani adolescenti, anche spiegando loro i rischi a cui si espongono, solitamente non modificano il loro comportamento e si espongono al sole in modo prolungato e senza alcuna protezione.

Purtroppo, altrettanto rischiosi sono i raggi UVA, cioè quelli presenti prima delle 11 e dopo le 16. Ma se sia i raggi UVA che quelli UVB sono dannosi, come dobbiamo comportarci per proteggere i nostri bambini?

Quando portiamo i bambini al mare o a maggior ragione in montagna (dove i raggi solari sono più vicini alla terra), oltre ad evitare le ore di punta, dovremmo far prendere loro il sole molto gradualmente, fargli tenere un costumino, una canottiera, un copricapo di tessuto cosiddetto "Denim", e degli occhiali scuri.

Dobbiamo inoltre proteggere le parti scoperte con creme protettive sia per i raggi UVB che per i raggi UVA. Queste creme devono essere idrorepellenti e con protezione non inferiore a 50. Molto importante è ripetere la somministrazione di questi filtri solari ogni 2/3 ore.

Nel periodo del tardo autunno, inverno e primavera, quando l’apporto di vitamina D con i raggi solari è molto scarso, questa vitamina va somministrata via orale, per un’azione di prevenzione. Secondo l’American Academy of Pediatrics, il dosaggio è di almeno 400 Unità al giorno.

È bene inoltre evidenziare che i rischi dell' esposizione al sole sono particolarmente elevati nei soggetti biondi con pelle chiara, e quindi nelle popolazioni del nord Europa e dell’emisfero australe.

Inoltre, è importante seguire un'alimentazione ricca di vitamina D, e quindi consumare latte, cereali, succhi di frutta, e pesce (in particolare merluzzo, salmone, sogliola, orata, palombo).

 

Dott. Giulio Biasini

 

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