GELTRUDE PANFILI

Una donna da non dimenticare: "Gnora Tutarella"

di Maria Teresa Planera

Con grande emozione ed affetto, desidero ricordare una donna di Villa Santo Stefano, importante per la nostra Comunità e per la mia famiglia, Geltrude Panfìli, detta "Gnora Tutarella", Direttrice dell'Ufficio Postale del nostro Paese per circa 50 anni; figlia di Ida Bonomi e di Amilcare, nacque il 10 luglio 1897 e sposò il cugino Baldassarre, "Sor Saruccio". Geltrude è stata una delle prime donne di Villa a svolgere un lavoro di impiegata agli inizi del Novecento e, forse, l'unica ad essere stata per tanto tempo a diretto contatto, ogni giorno, con la gente, che le affidava confidenze e chiedeva consigli.

Ancora oggi molti la ricordano dietro lo sportelletto della vetrata che divideva il corridoio dall'Ufficio Postale, in Via S. Pietro, intenta a riempire moduli, vaglia, a scrivere registri, a battere i timbri sulla posta, a trasmettere con il telegrafo; la storia dell'Ufficio Postale di Villa s'identifica con quella della famiglia Panfìli, in quanto ne fu proprietaria fino agli anni Sessanta, quando fu assorbita dalla Amministrazione Statale.

Geltrude studiò in un Collegio di Suore a Ferentino, e da adolescente imparò l'alfabeto Morse, indispensabile per l'uso del telegrafo; in età giovanile, in seguito alla morte prematura del Padre, diresse l'Ufficio con diligenza, precisione e rigore, fino agli anni sessanta, quando fu pensionata dall'Amministrazione, con diploma e medaglia al merito per i cinquant'anni di lavoro; particolare ed indimenticabile la sua calligrafia per i caratteri precisi ed armoniosi, appresi con esercizi di "bella calligrafìa" nel Collegio.

La sua giornata iniziava di buon mattino per consegnare la posta in partenza al fattorino della Corriera e terminava in tarda serata, quando sigillava il sacco stesso con ceralacca rossa che preparava con un fornelletto a spirito; amava, da giovane, i vestiti alla moda, cuciti appositamente dalla Sartoria Venditti di Roma e non disdegnava cappelli, guanti, borse e soprabiti a seconda delle stagioni e delle occasioni. Leggeva "Il Messaggero" ed il settimanale "Oggi", e divorava romanzi e storie di Santi, amava i fìlms che vedeva ogni Domenica a Ceccano; non si sottraeva ai piaceri della tavola ed era molto golosa di dolci. Tutte le Festività, seguendo l'esempio della Madre Ida, della Nonna Peppina e dello Zio don Amasio, mandava "una canestra" di viveri alle famiglie più bisognose, come riportato nel libro di Alfonso Felici, "The fìghting Paisano", tradizione, questa, ancorata all'idea che la carità aiuta le anime dei propri defunti.

Imparentata con i Perlini, i Bonomi, i Bolognini, i Panfili ed i De Luca di Amaseno, i Simoni di Patrica, strinse rapporti di profonda amicizia con Teresa ed Antonina Petrilli, Lisetta Buonacquisti, Alberta De Santis, Filotea Colini e Maria Masi, sua preziosa collaboratrice e consigliera; ebbe, ricambiata, grande considerazione ed affetto per gli abitanti di Via S. Pietro e della Portella. Per la sua posizione privilegiata, tenne a Battesimo e Cresima molti bambini e ragazzi del Paese e del Macchione; provvedeva, inoltre, ad amministrare i beni di famiglia (il frantoio, il forno, la bottega, il vigneto, gli oliveti ed i terreni). Visse grandi dolori, come la perdita di tre fratelli (Enrico, Mena, Gisa) durante l'epidemia "Spagnola" del 1918; quella dell'altra sorella Maria, del cognato e dei loro figli (Enrico, Silvio, Roberto) deceduti nel bombardamento di Castel Gandolfo del 1944, i cui resti dilaniati dovette riconoscere tra le macerie rimanendone profondamente provata per tutta la vita. In seguito le vennero a mancare la giovane nipote Pina, la madre Ida, la sorella Panfìlina. Nei lutti le veniva affidato il compito di capofamiglia, confortata e sorretta dal marito Saruccio, che condivise con lei sessant'anni di matrimonio e l'esperienza politica che lo vide Sindaco dal 1952 al 1956.

Non fu Mamma, ma fu sempre materna con tutti i nipoti, ed, in tarda età, seppe sacrificarsi da vera mamma per una sua nipote inferma. Si spense, all'improvviso, il 25 Aprile del 1985, con la stessa discrezione con la quale aveva vissuto.

La nipote Maria Teresa

da: "La Voce di Villa" - Notiziario a cura dell'Amministrazione Comunale di Villa Santo Stefano - aprile 2007

up. settembre 2007

 

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