GIUSEPPE LUCIDI

MARINAIO SENZA NOME

di Marco Felici

Giuseppe Lucidi è un dimenticato, uno dei tanti, dispersi tra lontane pagine di storia considerata per ipocrisia, oltremodo, scomoda come la sua esistenza che lentamente è andata smarrendosi nella memoria del paese che gli diede i natali.

Qualche sporadico, ma valido ricordo della sua persona lo dobbiamo a Domenico Lucarini "La Luna", che in veste di padrino il 15 marzo 1927, insieme alla madrina Donna Plini Emilia da Ceccano, presenziò al suo battesimo celebrato nella Chiesa di S. Maria Assunta in Cielo dall'allora parroco Don Amasio Bonomi.

Ripercorrere il suo profilo non è stato facile, non tanto per la scarsità di informazioni o documenti relativi alla sua breve esistenza, quanto soprattutto per i singolari avvenimenti che ne caratterizzarono la successiva scomparsa.

Sappiamo che nacque a Villa Santo Stefano alle ore 12:00 del 5 Marzo 1927 da Stefano e Augusta Iorio con il nome di Giuseppe Pietro Lucidi e che l'11 febbraio 1933 si trasferì con la famiglia ad Anzio, risiedendo in località "Acqua del Turco", dove il padre Stefano avrebbe gestito un piccolo bar sulla spiaggia, di quella che in seguito sarebbe divenuta Anzio Colonia.

Il giovane Giuseppe trascorse la sua infanzia nella cittadina litoranea fino a quando, a soli diciassette anni, decise di unirsi con le file di giovani che avevano scelto di aderire alla Repubblica Sociale. Per riuscirvi, essendo ancora minorenne e privo del permesso dei genitori, fornirà generalità false al personale addetto al reclutamento, venendo così arruolato il 4 Gennaio 1944, nella Classe 1924, con il nome di Vinicio nato a Roma in data mai del tutto chiarita. Il suo addestramento è immediato, anche perché il 22 Gennaio 1944 si era aperto il fronte di Anzio e la sopraggiunta presenza degli Alleati sulle coste laziali richiedeva l'intervento della Decima Flottiglia Mas a supporto delle unità germaniche.

La seconda compagnia del Battaglione "Barbarigo", a cui Giuseppe era stato assegnato, viene così condotta dal Tenente Giulio Passeri nel settore a Sud di Littoria, per essere schierata nel tratto di fronte che dal Lago di Fogliano giungeva fino al Fosso Gorgolicino.

Il 15 Marzo 1944 Il battaglione di fanti di mare, diviso nei tre capisaldi denominati Dora, Erna e Frida, subirà un pesante attacco da parte delle truppe migliori dell'esercito americano, quelle dei Rangers, coadiuvate oltretutto dal supporto tattico di numerosi carri armati Sherman. Le conseguenze per i difensori saranno pesanti, si conteranno sessantuno prigionieri tra le schiere del 735° reggimento tedesco oltre a quarantasei dispersi, molti dei quali presumibilmente deceduti.

Tra gli Italiani diciassette saranno i prigionieri, quindici i dispersi e diciannove i caduti, tra cui otto proprio del "Barbarigo", i feriti invece, anch'essi numerosi, saranno trasportati nelle retrovie, a Borgo S. Michele, in quello che era diventato l'ospedale da campo della Decima Mas, tra loro anche Giuseppe, colpito da numerose schegge di mortaio.

Dopo quasi un mese di agonia, il 18 Aprile 1944, il giovane Marò terminerà i suoi giorni e tra il rispetto e la commozione dei suoi commilitoni sarà tumulato a Doganella di Littoria, nell'improvvisato cimitero del Battaglione "Barbarigo" sorto a ridosso del casolare dell'Opera Nazionale Combattenti, sede dell'infermeria della stessa unità.

Se quel giorno si concluderanno le vicende terrene di Giuseppe Lucidi di pari passo inizieranno invece le delicate e complesse indagini per l'identificazione della sua salma, risoltesi solamente nel Maggio 2005.

Ma procediamo con ordine perché quello che accadde al giovane Santostefanese o meglio alle sue reali generalità rasenta l'inverosimile, infatti sin dall'immediato decesso viene identificato come Vinicio e non Giuseppe, oltre che dal Tenente Medico Maggiani, anche dal medico civile Dottor Almo che ne preciserà anche l'età, che sappiamo non corretta, di anni venti.

Del resto nella Seconda Compagnia era conosciuto da tutti con quel nome e con quegli stessi estremi verrà identificato anche nell'agosto 1947 quando il Maggiore tedesco Seifert per conto della Repubblica Federale di Germania recupererà le salme dei caduti tedeschi seppelliti accanto a quelli dei camerati del "Barbarigo". Infatti durante la traslazione delle spoglie dei soldati della Wehrmacht, concordata con il Governo Italiano, nei cimiteri di Cassino e Pomezia, saranno rinvenuti, oltre a quarantaquattro paracadutisti della "Nembo", anche i resti di trentadue marò caduti in combattimento, spoglie che, in quel momento di ricostruzione e riassetto sociale, non sembravano interessare a nessuno, per cui con lo stupore degli stessi funzionari tedeschi, vennero nuovamente ricomposte in anonimi tumuli, e nell'indifferenza generale lasciate ai silenzi della Pianura Pontina.

Sarà solo la compassione e l'amore della Signora Raffaella Duelli a dare una sepoltura quasi definitiva a quei miseri resti, del resto la generosa donna conosceva personalmente ognuna di quelle salme, essendo stata lei stessa arruolata nella Decima Mas come Ausiliaria e avendo ascoltato, come una madre o come una sorella, le ultime parole pronunciate a fatica da quei giovani soldati.

Pazientemente e senza aiuto alcuno, ma grazie soprattutto all'opera del marito Luca e dell'amica Silvana e di un lento quanto prezioso auto rimorchio "Ape", la Duelli nell'aprile del 1950 diede il giusto riposo a quelle settantasei spoglie, raccogliendole nella personale tomba di famiglia, presso il Cimitero "Verano" di Roma.

L'amorevole crocerossina al termine della pietosa opera fece porre una targa commemorativa con inciso ognuno di quei nomi, tra questi anche quello di Vinicio Lucidi. Intanto iniziava ad concretizzarsi l'ipotesi che quel giovane sepolto fosse proprio Giuseppe, erano di questa idea infatti sia i genitori, che non persero mai la speranza di ritrovare il figlio disperso, sia l' Ufficio di Stato Civile ed Albo d'Oro del Ministero Difesa Esercito che, dal primo dopoguerra fino ad oggi, non ha mai smesso di ricercare gli italiani caduti e i dispersi durante il Secondo Conflitto Mondiale.

A tale scopo gli ufficiali del cosiddetto "Onorcaduti", il 13 Febbraio 1960, ad Anzio interrogarono Stefano Lucidi "Centarte" che dichiarò, in quella occasione, che il figlio Giuseppe era deceduto per cause belliche il 18 Aprile 1944 a Borgo S. Michele e che recandosi lui stesso in quella località, subito dopo le ostilità, era riuscito ad individuarne addirittura la sepoltura. Tuttavia qualche tempo dopo, con l'intento di recuperarne i resti, non li trovò più, perché riesumati, erano stati trasportati nel cimitero della Capitale. Stefano Lucidi chiarì anche che sebbene il figlio si chiamasse Giuseppe, in famiglia veniva chiamato Pietro, come il nonno, mentre il nome Vinicio era quello dal medesimo adottato durante il periodo di militanza nel Battaglione "Barbarigo", sotto il comando del Capitano Neri Luigi.

Le indagini dell'Esercito continuarono e si spostarono all'estero dove venne rintracciato un commilitone del Lucidi, tale Achille Ricciardi, nato a La Spezia il 7 Aprile 1926, emigrato in Svizzera per lavoro, che rilascerà il 24 Giugno 1961 una deposizione sul compagno scomparso presso il Consolato Generale d'Italia a Ginevra, ecco le sue parole: "... Il 12 aprile presso Borgo S. Michele tutt'e quattro le compagnie del "Barbarigo" erano impegnate in combattimento, anche la seconda, quella di Lucidi, che una volta deceduto venne sistemato nella cassa numero 5995. Con lui eravamo insieme nella Decima Mas di La Spezia dove, il 3 febbraio 1944, fummo aggregati al Battaglione Fanti di Marina del "Barbarigo", il reparto ricordo lasciò La Spezia per raggiungere Roma il 19 febbraio 1944...".

Il resoconto dell'indagine fu trasmesso alla famiglia Lucidi che nel frattempo si era trasferita a Roma, in via Degli Scipioni 145 presso la Famiglia Fabbri, e dai dati emersi risultò che il caduto sepolto presso il "Verano" di Roma era proprio Giuseppe Lucidi, sebbene lo stesso avesse fornito, come sappiamo, il falso nome di Vinicio.

Ulteriore confusione era stata causata anche, come abbiamo visto, dallo stesso padre che preferendo chiamare il figlio Pietro aveva suggerito tale nome anche per la trascrizione dell'atto di morte del 12 Giugno 1955, redatto a Cisterna di Latina dall'Ufficiale di Stato Civile Domenico Galeazzi.

Solamente il 3 Gennaio 1962 l'Ufficiale di Stato Civile Salvatore Leonardi trascrisse la sentenza definitiva del Tribunale di Latina n. 7095 del 9 novembre 1961 che stabilì che là, dove è scritto Pietro, debba leggersi ed intendersi Giuseppe, ponendo finalmente, il 2 Maggio 1962, termine a questa complicata vicenda.

Oltretutto tale ordinanza indicava che nessun Vinicio Lucidi fu mai iscritto all'Ufficio Anagrafico di Roma, mentre pari tempo se ne accertava la nascita come Giuseppe in Villa Santo Stefano, nello stesso decreto è riportato inoltre, come sempre erroneamente, il nome Pietro figuri addirittura anche a pagina 44 del registro truppa del Comando del Battaglione del "Barbarigo".

 

Un momento della cerimonia al Campo della Memoria, si vede il loculo di Giuseppe Luciidi

 

Il 16 Giugno 2005 la salma di Giuseppe Lucidi sarà traslata, con una solenne cerimonia militare, nel Sacrario "Campo della Memoria", nei pressi di Nettuno, ed accanto al feretro verrà posta dallo Stato Maggiore Esercito anche la sua scheda personale, completamente redatta, eccola:

Marò Giuseppe Pietro Lucidi nato a Villa Santo Stefano (FR) il 5 Marzo 1927, Xa Flottiglia Mas, Battaglione "Barbarigo", 2a Compagnia. Deceduto a Borgo S. Michele di Littoria il 18 Aprile 1944 a cause delle ferite riportate in combattimento il 15 Marzo 1944 nei pressi del Lago di Fogliano (LT).

 

Piantina del cimitero di Doganella

 

Scrivendo di Giuseppe il ricordo non può che andare alla madre Augusta che, durante la sua tormentata esistenza, si è sempre distinta per rettitudine e laboriosità, doti che le permisero di svolgere per lunghi anni onorato servizio presso le abitazioni di numerose personalità della Capitale, tra cui quella del notissimo cardiochirurgo Professor Valdoni. Questa madre con estrema dignità dovette sopportare la perdita sia violenta che sociale di tre dei suoi figli.

Così Raffaella Duelli la ricorda: ".... La mamma di Lucidi ci riproponeva il viso scuro del suo figliolo Vinicio, la incontravo spesso sulla tomba del Verano, con la testa avvolta da uno scialle, gli occhi senza più lacrime. A quel suo figlio gli anni non avrebbero aggiunto i danni della vecchiaia...."

In cuor suo Augusta sapeva che sotto quella lapide riposava il suo Giuseppe, morto tra i canneti e gli acquitrini dell'Agro Pontino, per difendere una scelta difficile, sicuramente discutibile, che lui aveva fatto dopo l’8 Settembre 1944.

 

up. 08.02.13

www.villasantostefano.com

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